Community | 03 settembre 2021, 17:24

Enrico Tommasi Atelier, l'esperienza di un abito su misura

Enrico Tommasi Atelier, l'esperienza di un abito su misura

La moda è stata da sempre, per Enrico Tommasi, il mezzo di comunicazione ed espressione prediletto, la chiave per superare timidezza e insicurezza. «Sono nato stilista, non ho ricordi di aver mai voluto fare altro. Ero un bambino molto timido e disegnare bozzetti mi permetteva di esprimere ciò che avevo dentro. Inizialmente mi rifugiavo tra colori e piume di abiti improbabili ma negli anni la mia percezione si è evoluta: voglio vestire le persone nella loro quotidianità, vederle uscire per la strada con i miei capi». Dopo il lancio di una linea personale, Enrico Tommasi Streatwear, caratterizzata da iconiche t-shirt e gonne di celebre ispirazione, da due anni lo stilista si dedica principalmente alla creazione di capi su misura. «Un progetto nuovo, moderno, pop, lontano dall’idea della sartoria di una volta. Un progetto che rappresenta le nuove generazioni ma non per questo rivolto ad un target esclusivo. Chiunque, anche una clientela più adulta, può trovare da me qualcosa di completamente innovativo».

Nuovo è anche il rapporto con il cliente, che prende parte in prima persona al progetto e al processo creativo necessario per realizzare il capo. Partendo dai desideri del cliente lo stilista lavora alle proposte che si possono tra loro contaminare e modificare, fino all’identificazione del modello definitivo da realizzare. «Tante volte si è costretti ad accontentarsi di quello che si trova nei negozi, anche se nella nostra mente immaginavamo abiti diversi. La mia volontà è quella di riavvicinare le persone alla moda e al bello, all’abito di qualità, sradicando l’idea che un abito su misura non sia accessibile. Nel mercato manca un’offerta tra l’alta moda e le grandi catene e qui voglio inserirmi, mostrando come andare in atelier possa essere un’esperienza per tutti. Ecco perché porto avanti l’idea che sia la cliente a dare il budget e io di conseguenza a proporre modelli e tessuti che vi rientrino. Ovvio, certi tessuti sono proibitivi, ma il bello è poter cercare l’alternativa».

Ecco che la sartoria non è più un luogo in cui far accorciare un paio di pantaloni, ma diventa un’esperienza valorizzante. «Quando ci vestiamo vogliamo comunicare qualcosa e farlo con un capo che abbiamo contribuito a realizzare è impagabile. L’ispirazione per l’abito arriva dal cliente stesso e dalle sue necessità, ed è la cosa che attualmente preferisco: diventare parte della vita della gente è la cosa più bella di questo lavoro». Un’esperienza non rivolta unicamente ad un pubblico femminile, anzi. «Ci rivolgiamo anche al pubblico maschile - sottolinea Tommasi - che è sicuramente un pubblico più difficile ma che regala grandi soddisfazioni. Un pubblico estremamente preciso, che va convinto ed educato al dettaglio e alla particolarità, ma che se soddisfatto ritorna sempre».

Ad affiancare Enrico Tommasi ci sono le mani di Daniela Corso, la sarta principale dell’atelier con cui lo stilista condivide gli spazi e porta avanti anche un un progetto di rivalorizzazione di capi usati. Insieme sono partiti dal piccolo laboratorio di via XX settembre e insieme collaborano nel nuovo atelier facendosi promotori di un progetto imprenditoriale 100% made in Italy, dai tessuti scelti per i capi alle mani che li lavorano.

Parallelamente, Enrico Tommasi continua il lavoro sulla linea personale con una collezione ispirata a “Uccellacci e uccellini” di Pier Paolo Pasolini in arrivo nei prossimi mesi. «Nei miei capi le references artistiche sono continue - rivela Tommasi - ma non per questo sempre da cogliere. Ho dedicato collezioni e capi a Jannacci, a Valentina Cortese, a Burri, a Jean Cocteau: ciò che conta è poter esprimere quello che ho dentro, provare ad abituare la gente al bello. Ho sempre vissuto la moda come un rifugio e l’idea che adesso il mio mondo si riesca a interfacciare con i desideri di un’altra persona, facendola contenta, è una grande soddisfazione».

Da qua la scelta di voler fare dell’atelier anche una casa per l’arte: al piano superiore, infatti, è presente una galleria espositiva che ospita personali o collettive di artisti selezionati da Enrico Furlan. Al momento, e per tutto il mese di ottobre, è possibile ammirare la personale di Ben Vautier, esponente di spicco a livello internazionale del gruppo Fluxus.