Community | 09 agosto 2022, 09:14

L’oro blu? Va rispettato e tutelato

L’oro blu? Va rispettato e tutelato

Dall’ambiente all’ambiente, un tragitto che non si può dare per scontato. La gestione sostenibile dell’acqua è la responsabilità di oggi verso le generazioni del domani. Acqua che i gestori del servizio idrico integrato prelevano e restituiscono all’ambiente: prima attraverso una fitta rete di condotte e di impianti per portarla nelle case dei cittadini e poi ritrasformando in acqua di buona qualità i reflui passati dal processo di depurazione.

Mai come in questi giorni di crisi idrica, che ricordano per la siccità e il caldo la rovente e terribile estate del 2003, ci si può render conto quanto sia corretto chiamare l’acqua oro blu. E quanto sia necessario adottare strategie lungimiranti per farsi trovare pronti ai cambiamenti climatici. 

«L’attuale crisi implica una modifica dei modelli di gestione dei sistemi acquedottistici e depurativi in grado di far fronte ai cambiamenti climatici» spiega il presidente di Acque Veronesi Roberto Mantovanelli. In che modo? «Inserendo nel piano delle opere i fondi per interconnessioni e digitalizzazione, ovvero dotare le condotte di strumenti di misura e avanzati software che permetteranno una migliore gestione delle reti, grazie ad un efficiente trasferimento di dati, in grado di rendere disponibili informazioni tempestive sugli impieghi. Ciò si tradurrà in una diminuzione di sprechi e consumi e di conseguenza in una riduzione delle perdite idriche. Ed anche per questo Acque Veronesi, dopo aver ottenuto i 23,4 milioni di euro per la nuova dorsale idrica di collegamento tra l’est e la città, ha presentato una nuova e specifica domanda di contributo per accedere ad ulteriori fondi del Pnrr».

Un passaggio sull’attualità e l’emergenza idrica che sta colpendo l’Italia, anche il veronese, dove praticamente tutti i sindaci sono stati costretti ad anticipare le ordinanze per limitare l’uso dell’acqua. «Monitoriamo costantemente lo stato delle falde e delle sorgenti e possiamo dire che nonostante le difficoltà del momento siamo ancora in una situazione di equilibrio. Un equilibrio che è però fragile e che per non spezzarsi farà affidamento sul buon senso dei cittadini. Il livello delle falde da cui viene prelevata il 95% dell’acqua si è abbassato, ma rimane sotto controllo. Le sorgenti montane soffrono maggiormente la scarsità di precipitazioni e in alcune zone, in particolare tra la Val d’Illasi e la Val d’Alpone, tradizionalmente critiche, integriamo le disponibilità dei serbatoi con le autobotti. L’idea della razionalizzazione dell’acqua che sembra poter diventare realtà in zone a noi vicine ci deve far riflettere sull’uso che facciamo di questa risorsa evitando sprechi (irrigazione, riempimento piscine, lavaggio auto) soprattutto nel periodo estivo», conclude Mantovanelli.

Le perdite idriche infine sono una delle priorità, anche se sarebbe sbagliato collegarle direttamente all’attuale emergenza.

L’Italia ha una media nazionale di dispersione dell’acqua prelevata da pozzi o falde del 43,7%, dato che risulta nella relazione 2020 dell’authority (ARERA). Nelle regioni del Mezzogiorno la media sale fino al 52,3% con picchi oltre il 60% e l’Istat (sempre dato 2020) quantifica in un milione e 450 mila le famiglie che subiscono interruzioni della fornitura idrica. Al nord va meglio: nel triveneto si registra un dato medio di circa il 38,5% mentre acque Veronesi si attesta al 36,4% con un trend in miglioramento negli ultimi anni. “Ma essere migliori rispetto alla media nazionale non può comunque ancora ritenersi soddisfacente, perché comunque si tratta di valori in assoluto ancora molto elevati» ammonisce Mantovanelli.

Un problema legato principalmente alle condotte, usurate dal tempo e pensate per necessità molto diverse dalle attuali. «Acque Veronesi ha inserito già da qualche anno nel piano delle opere uno stanziamento specifico per sostituire le tratte maggiormente critiche. L’ottimizzazione della rete è uno dei nostri principali obiettivi» continua Mantovanelli. «Operazione iniziata prima che il problema fosse reso urgente dalla siccità» conclude.