| 05 aprile 2020, 15:00

A casa degli altri: Leo, il cantante tuttofare

A casa degli altri: Leo, il cantante tuttofare

Manca poco più di un'ora. Devo ancora sbrigare due tre cose. Parlano di tempo, ma io ora di tempo ne ho meno di prima. Non perdiamoci in chiacchiere. Dai, finisco di cucinare il riso freddo per la cena, do un'ultima zappata alla terra, chiudo il computer, e poi inizio la preparazione.

Cavi di qua, cavi di là, la cassa sul retro, poi quella sul balcone. Uff, ho lasciato il tablet in salotto! Ecco, da ultimo sistemo l'inquadratura del telefono, ora mi sembra ci sia tutto. Valentina è già lì pronta ad aspettare la mia prima nota. Forse anche la nonnina in fondo alla strada, e di certo quella ragazza che non ho mai visto in giro, ma che abita proprio qui vicino. Mi ha scritto ieri facendomi i complimenti. Che forte! 

Ricevo sempre più richieste, ogni giorno. È diventato un lavoro, o meglio, un impegno, anzi, l'impegno di questa nuova quotidianità. Tutto ruota intorno all'appuntamento delle 17.30. Preparazione del materiale, preparazione dei pezzi, lettura di notizie della giornata... Sì perché dopotutto è come essere in radio. E mi piace. Sì, mi piace questa cosa. Si collegano amici, conoscenti e sconosciuti da ogni dove, fino oltre oceano. Più che lontani, ora mi sembrano tutti vicini. 

Devo essere sincero, questa è la vera novità della situazione. Per il resto tutto trascorre un po' come prima. Certo, niente serate di lavoro nei locali. Matrimoni saltati, e tutti rimandati, molti a settembre,  pensate anche di giovedì pur di trovare un buchetto libero sul calendario! Per non parlare degli eventi, tutto annullato, o rinviato a chissà quando. In compenso mi ritrovo ad allestire set in ogni angolo della casa, per quel bar, poi per l'altro, tutti a chiedere video di solidarietà. Per le maestre che mi chiedono canzoni per bambini, e quelle per i ragazzi disabili. 

La mia casa però è quella che è. Allora... è proprio allora che arriva il bello. Lo facevano le band degli anni Sessanta, lo faccio io oggi, guizzare l'ingegno (analogico) per fare quello che oramai fanno i mixer. Sposto il mobile, libero la parete bianca, cerco il suono più adatto, e finalmente registro. Questione di attenzione. Sei tu che osservi, sei tu che studi la situazione, senza demandare tutto a una macchina. 

Un po' di soddisfazione c'è, a far da sé. E chi fa da sé fa per tre. Ecco, non troppo però! A farmi compagnia in questo periodo è stato un brutto mal di schiena. Mi ha costretto a ritmi nuovi, a iniziare dieci lavori diversi e a lasciarne inconclusi nove. Solo perché il decimo è la mia casa perennemente disordinata!

Mezz'ora in piedi, mezz'ora seduto, mezz'ora in cucina, mezz'ora in giardino. 

E arriva sera. 

Sul tavolo, la mia cena pronta, e una bottiglia di Durello. 

Me l'hanno regalata i vicini non troppo lontani che mi ascoltano tutti i giorni. L'aprirò in compagnia degli amici. E forse questa sarà l'unica vera attesa di cui non ho certezza.