Storie di persone | 23 novembre 2018, 17:46

«Cosa ha preso da me Elia? La bontà e la disponibilità. Anzi, la bontà è solo sua»

«Cosa ha preso da me Elia? La bontà e la disponibilità. Anzi, la bontà è solo sua»

Elena Bonizzi è mamma di tre figli. Uno di essi è Elia Viviani, oro olimpico a Rio e fresco campione italiano, cresciuto in un ambiente dove lo sport è stato visto come un'opportunità senza forzature né accanimento. Ma senza venire mai meno nella crescita dei tre ragazzi.

In Rete circola una citazione, attribuita ad Elizabeth Stone, che recita più o meno così: essere genitori significa accettare di avere un cuore al di fuori dal proprio corpo. Talvolta capita di averne pure più di uno. È così per Elena Bonizzi, che si definisce «una persona normale, figlia, moglie e mamma». I suoi piccoli si chiamano Elia, Luca e Attilio eppure quando Elena parla di Elia, oro olimpico a Rio de Janeiro nell'Omnium, non scampa mai dal legarlo alle vicende dei due fratelli minori. «Essere mamma non ha una ricetta – dice lei – e bisogna anche avere una certa fortuna affinché le cose vadano bene». Un misto di sperimentazione e fatalismo. Una dichiarazione di mitezza che non sfugge però al proprio ruolo e che non dimentica mai di fornire uno sguardo di prospettiva: «Ai miei ragazzi ho sempre chiesto un obiettivo scolastico che fosse proporzionato alle loro capacità. Tuttora consiglio loro di prepararsi un piano di riserva per quando finirà la loro vita sportiva, spero mi ascoltino». Nonostante questo, Elena non ha alcuna illusione di essere l'unica depositaria del segreto per crescere bene i propri figli e questo le deriva probabilmente dall'ambito sportivo: «Sarà che non sono mai stata una persona sportiva, ma ho sempre fatto affidamento sugli allenatori dei miei ragazzi. Loro sono quelli che ne capiscono. Come quel tecnico che, in tempi non sospetti, aveva scommesso che Elia avrebbe sfondato nel ciclismo, anche se io non ne ero più di tanto convinta».

Con tre "cuori" in campo sulla strada si deve per forza saper domare le emozioni, ma forse anche quello è un terreno che si conquista a tentativi ed errori. Elena non ha problemi a confidare che, quando Elia è sul sellino, soprattutto con arrivi in volata, l'agitazione cresce in modo esponenziale e lei sia costretta a staccarsi. Come quella volta che, a pochi km dal traguardo, si mise a preparare panini per il gruppo di tifosi che poi esplosero in festa per la vittoria di suo figlio. «È più forte di me – racconta Elena – e, sembra incredibile, ma sulle prime non volevo nemmeno andare a vederlo in Brasile». Poi, com'è risaputo, sulla pista olimpica c'era eccome, come a Casa Italia quando festeggiarono il trionfo di Elia, momento più emozionante di quella esperienza, secondo Elena, assieme ad un altro. «Appena arrivati in Brasile ero in pensiero. Speravo che Elia stesse bene ma non volevo disturbarlo. È stato lui a contattarci per sapere se fossimo arrivati. E, una mattina, ce lo siamo visti arrivare mentre era in allenamento. Era venuto apposta, voleva assicurarsi che stessimo bene». Questa è una dote che Elena riconosce di avere in comune con Elia: «Tra le mie cose che rivedo in lui ci sono la bontà e la disponibilità verso gli altri. Anzi, la bontà è solo sua, perché io forse sono anche un po' troppo "rigidetta" su certe cose». «Da tutti questi anni però una cosa l'ho imparata – conclude Elena – ed è che nello sport non bisogna perdere il treno. Quando Elia e Luca avevano 14-15 anni secondo me gli impegni sportivi iniziavano ad essere troppo pesanti. Volevo che diminuissero il carico, per me eccessivo: i ragazzi a quell'età vengono trattati come adulti quando ancora non lo sono. Quella volta l'hanno avuta vinta loro e ora, a posteriori, mi rimangio la mia posizione». Sono milioni i particolari che sfuggono in questa storia ancora in corso di svolgimento – Elia è fresco campione italiano su strada; Luca, dopo qualche stagione in serie D sul campo di calcio, ora gioca in Eccellenza; Attilio, più giovane, deve ancora svelare le sue carte sulle due ruote – ma, anche se essere buoni genitori non ha una ricetta, di sicuro sembra che lo sport sia un ingrediente irrinunciabile.