Storie di persone | 09 marzo 2020, 09:55

Donne, in cosa sperare (ancora)

Donne, in cosa sperare (ancora)

Il tasso di suicidi maschili supera ogni anno quello femminile. Stando ai dati dell’Oms, è quasi il doppio. Dato sommerso, poco considerato men che mai analizzato. E se dietro ci fosse il fatto che la fragilità (economica ma non solo) di un uomo è il tabù più antico di sempre? Se lui manca il suo ruolo di provider perché perde il lavoro o non lo trova, parte immediato il piccolo gretto scandalo delle occhiatacce, dell’emarginazione da “disoccupato”. Uno studio, riportato nel 2019, dalla BBC ha rilevato come per ogni aumento dell’1% della disoccupazione si registra un aumento dello 0,79% del tasso di suicidi. E se dunque, proprio in tempi di 8 marzo, capovolgessimo la domanda eterna? In che cosa voi uomini vi sentite discriminati? Rapido giro di risposte nella redazione maschile «La maschera di virilità che ci è imposta e che ci impedisce di essere deboli sia economicamente che emotivamente». C’è chi parla di percepito, chi dei contesti micro-culturali – leggi famiglia – nei quali si è stati allevati. Chi, invece, individua nuovi ostacoli che il femminile deve superare: «Credo che le donne oggi abbiano un altro problema, una nuova discriminazione: sono obbligate a dimostrare di essere in grado di fare tutto, di mostrarsi come le più forti». Tradotto: essere socialmente riuscite – professionalmente e sentimentalmente, in egual misura altrimenti è una riuscita a metà – palestra tre volte a settimana, vestiti che valorizzano il nostro fisico a pera, profili social a perenne testimonianza della nostra sapienza gastronomica in relazione a tutti piatti della tradizione italiana più uno. E poi, la cronistoria quotidiana di almeno un successo lavorativo o di altra forma. Basta che sia una cosa che potete ammirare.

UN CONFRONTO SUL MERITO
Da fare ce n’è, insomma, ma almeno «pagateci per quello che sappiamo fare. Non abbiate paura del confronto, se è sul merito». Così ha scritto l’anno scorso Concita De Gregorio, costretta, più per il suo essere donna che per il suo costituire una firma di valore, a mettere insieme l’ennesimo articolo sul tema tra le pagine di Repubblica. Il titolo dice tutto: «Quando a firmare questo articolo sarà un uomo», forse sarà diverso tutto, aggiungiamo noi. Forse si scopriranno aree inesplorate sul tema, forse ci sarà una consapevolezza complessiva e meno ancorata al proprio percepito familiare. Un esempio? Per chi pensa che il tema della parità sia superato, che in Italia le donne siano valutate a suon di competenze, l’Istat restituisce la solita fotografia, divenuta più confortante con gli anni che passano, ma comunque per niente rosea. Il divario tra tasso di occupazione femminile e maschile è del 18,9%, il dato peggiore in Europa, se non guardiamo Malta. La differenza salariale a parità di mansioni persiste (7,4%) e il gender gap rimane tutt’altro che una fessura. A fine 2019 il Global Gender Gap Report 2020 del World Economic Forum ci ha relegato al 76esimo posto su 153 Paesi. Prima di noi c’è persino il Nicaragua e il Ruanda.


UN GRUPPO (VERONESE) DI DONNE LAVORATRICI
Per gli scettici dei dati, è sufficiente un giro antropologico sui forum online, sui gruppi di Facebook e di Linkedin come Career Leadhers. Dentro, tra timori, paure e voglia di fare, si legge lo scarto che ancora svilisce il nostro Paese. Ci sono post di donne che chiedono se devono togliere la fede al colloquio di lavoro, mentire sui fidanzati che amano dicendo che non esistono, rimandare gravidanze sognate per fare un salto di carriera. Sono tanti questi angoli digitali dove si espongono quelle fragilità condivise, ci si chiede se si è abbastanza. Ce ne è uno anche tutto veronese. Nato nel febbraio del 2016 come gruppo su Linkedin, Verona Professional Women Networking, si è spostato anche su Facebook per poi diventare community offline. L’ha creato Mary Elizabeth Wieder, americana ma trasferitasi in città per amore. Consulente nel marketing, un figlio più un altro in arrivo: «Non siamo femministe nell’accezione più comune, abbiamo anche tra i nostri associati “quote azzurre”. Escludere gli uomini non avrebbe senso, crediamo che solo nell’ascolto e nell’interazione si possa costruire una società migliore». E proprio in questa apertura si lascia intravedere il tono di voce del gruppo che ha all’attivo una mole variegata di eventi e incontri. «Abbiamo un approccio trasversale che tocca tutte le sfere e non solo l’ambito lavorativo, ma anche sociale, familiare» spiega la vicepresidente Michela Ottaviano.

CONCILIAZIONE, CARRIERA E AMICIZIA
«Unire le donne professioniste» è la loro missione. Ma per partecipare agli incontri e associarsi (la tessera costa 50 euro all’anno «siamo una no profit, investiamo tutto nelle nostre attività») non bisogna essere una manager affermata o un’imprenditrice di successo. «Nel 2019 abbiamo contato 100 socie/i. Ci sono professioni di ogni tipo, persone che dopo un periodo a casa vogliono tornare a lavorare. L’età è varia, dai 65 ai 25 anni, anche se vorremmo sempre di più coinvolgere ragazze giovani, studentesse» precisa Mary. «Non siamo un’agenzia di collocamento, però molto spesso venire ad una delle nostre cene ha fatto nascere collaborazioni, biglietti da visita scambiati e via così» chiosa Michela che è entrata nel direttivo dell’associazione dopo «un innamoramento a prima vista o, meglio, a primo orecchio» ad uno degli incontri. Un’amicizia allargata ma anche un network per fare massa critica sui temi che contano. La conciliazione famiglia/lavoro in primis. Capitolo affrontato anche in un recente incontro a Verona in Love e poi, nella pratica, partecipando al progetto nazionale Inclusione Donna, che dal 2018 promuove la parità di genere nel mondo del lavoro e della rappresentanza. Tra le attività in agenda per l’associazione anche percorsi di mentoring e incontri in lingua inglese, oltre al ricco calendario di eventi mensili. «Avere coraggio» si trovano a rispondere in coro Michela e Mary alla domanda sul consiglio più importante da dare ad una donna, oggi. E poi, certo, c’è tutto il resto. Scegliere uomini “contemporanei” e lasciare perdere gli altri. Rinegoziare ruoli e posizioni in famiglia e ovunque. Imporselo anche solo – si fa per dire – per recuperare la dignità antica che avevano i nostri sogni di bambine.


PER INCONTRARE VERONA PROFESSIONAL WOMEN NETWORKING

Il 14 marzo si terrà un brunch per il lancio del percorso mentoring. L’evento gratuito, aperto a tutte e tutti, si terrà alle ore 11 presso SteamPower. Se dovessero esserci modifiche dovute alla situazione sanitaria in continuo aggiornamento, sulla pagina Facebook saranno postate tutte le informazioni del caso.