Storie di persone | 13 marzo 2020, 16:14

È ora di credere alle donne

È ora di credere alle donne

L’hanno trovata riversa a terra, sul pavimento dell’enoteca che gestiva col compagno, accoltellata a morte da un uomo che in passato aveva già denunciato per stalking. Barbara Rauch, la ventottenne vittima del più recente femminicidio italiano nel momento in cui scriviamo, se n’è andata nel modo peggiore, lo scorso 10 marzo ad Appiano, lasciando orfana una bambina di tre anni, e un altro, enorme vuoto in una società che continua a non proteggere come dovrebbe, come potrebbe, le donne e i soggetti più deboli.

Lo scorso anno sono state 133 le donne che hanno trovato la morte per mano di un uomo in Italia, una ogni due giorni, e la grande maggioranza di questi femminicidi (ben l’81,2%) è avvenuto tra le mura domestiche. Se si aggiungono anche i numeri spaventosi che riguardano le donne vittime di stalking (3 milioni e mezzo di donne tra 16 e 70 anni hanno subito stalking nella propria vita, il 16,1%) e quelli sulle molestie sui luoghi di lavoro (il 9% delle donne lavoratrici, ex lavoratrici o in cerca di occupazione ha subito ricatti sessuali per ottenere un lavoro o mantenerlo) si possono intuire le dimensioni di questo fenomeno, troppe volte ancora ignorato.

Un passo in avanti per contrastare violenze e discriminazioni lo fa l’ultima iniziativa di Non una di meno Verona, la declinazione cittadina nel movimento nazionale, che in occasione dello scorso 8 marzo, ha inaugurato “Io ti credo”, uno sportello legale «contro ogni forma di discriminazione e di violenza contro le donne, di genere e dei generi». 

L’idea, come spiegano le attiviste, non è quella di sostituirsi ai servizi che già esistono sul territorio, ma piuttosto di affiancare ai metodi tradizionali di supporto, consulenza e assistenza legale tutte quelle pratiche che i movimenti femministi hanno raccolto e sviluppato negli anni, e che si basano su esperienze di relazione e di accoglienza

Difesa, autodifesa e autodeterminazione sono le tre parole d’ordine di questo sportello, che opera su due livelli distinti: «Il primo riguarda tutti i fatti che rientrano nel concetto di violenza di genere, anche nella forma tentata e di violenza assistita. Il secondo ha a che fare con molestie, violenze e discriminazioni di genere sui posti di lavoro di donne, soggettività LGBTQIA+ e di tutt* coloro che sono maggiormente vulnerabili per etnia, religione, opinioni politiche, età, disabilità e condizioni personali o sociali».

È possibile contattare lo sportello a questo indirizzo mail: sportellonudmverona@gmail.com e altre info sono disponibili sul sito internet del movimento, qui.

Lo sportello resta attivo anche in questi giorni straordinari in cui l’emergenza coronavirus mette in difficoltà le grandi città e costringe la maggior parte delle persone a restare in casa: proprio nella consapevolezza che un numero altissimo di violenze si consuma in famiglia, Non una di meno resta dalla parte di chi non è al sicuro nemmeno tra le mura domestiche. 

Si ricorda anche che il numero antiviolenza e stalking 1522 è sempre attivo, gratuitamente, e dal sito è possibile chattare direttamente con un’operatrice. A Verona il centro antiviolenza Petra continua a rispondere al telefono al numero verde 800392722 nei seguenti orari di ascolto: lunedì e mercoledì dalle 11 alle 13, martedì e giovedì dalle 15 alle 17, venerdì dalle 9 alle 11. Per ora non sarà possibile avere un incontro di persona, ma si potrà parlare con un'operatrice e concordare un colloquio telefonico dedicato.

LE PRINCIPALI AZIONI DELLO SPORTELLO “IO TI CREDO”:

Primo contatto, accompagnamento, consulenza e sostegno legale:

• Ascolto, supporto iniziale, orientamento

• Consulenza legale gratuita per comprendere i propri diritti e le possibili soluzioni giuridiche per vederli riconosciuti

• Sostegno legale gratuito con avvocate a noi vicine e con una formazione femminista

• Accompagnamento lungo tutto il percorso

Informazione e autoformazione femminista:

Attivazione di campagne di informazione, momenti formativi e autoformativi in senso ampio su violenza, sessualità e discriminazioni sul lavoro per aumentare la consapevolezza circa la violenza di genere in tutte le sue forme, per favorire la ricerca di strategie da mettere in atto nella propria situazione, per migliorare la conoscenza sulla tutelabilità dei propri contesti, per creare delle prassi di autodifesa e incrementare modelli che non sempre hanno degli appigli normativi attuali e sicuri.