Storie di persone | 29 novembre 2020, 16:01

«E uscimmo a riveder le stelle». Gli studenti si interrogano sul momento che stanno vivendo

«E uscimmo a riveder le stelle». Gli studenti si interrogano sul momento che stanno vivendo

Abbiamo chiesto a tre giovani diciassettenni, che frequentano un Liceo della città, di raccontarci le loro sensazioni in questo momento storico, dando delle domande come traccia: com’è cambiata la quotidianità, come vedi la gestione del presente e come il futuro, cos’è o cosa dovrebbe essere la scuola, cosa fai per partecipare al cambiamento in atto. Una di loro si è fatta intervistatrice e ha raccolto i pensieri dei due compagni, offrendoci testimonianza diretta di qual è lo stato d’animo dei nostri ragazzi oggi, in momento difficile per loro, soprattutto dal punto di vista sociale e formativo. La parola maggiormente ricorrente da associare al periodo è “pesante”.

L'articolo della studentessa B.

Il COVID-19 non è solo un virus, ma una realtà alla quale dobbiamo relazionarci tutti ogni giorno. Noi, studenti delle scuole superiori, siamo tra i più penalizzati da questa situazione, perché la nostra realtà è stata stravolta al punto di non consentirci l’ingresso a scuola, lo spazio che ci rappresenta. Mi presento, sono B., una studentessa di liceo ai tempi del Coronavirus.

In questa situazione critica ho trovato sostegno nei miei amici e compagni di scuola, in particolare F. e C. con i quali abbiamo deciso di mettere a confronto le nostre idee sul momento che stiamo vivendo: questo è ciò che è emerso.

Quando ho domandato a C. com’ era cambiata la sua quotidianità scolastica, ha risposto che secondo lei la vita dello studente risulta prosciugata dai momenti di svago; il ritmo della nostra giornata è scandito da una scuola “non scuola” e dallo studio pomeridiano, lasciandoci poco tempo per il divertimento, la distrazione, anche per le passioni. F. precisa, infatti, che la sua vita si svolge quasi completamente tra le mura domestiche; manca il contatto con i compagni e i professori, il “cambiare aria”. Entrambi i miei amici si trovano d’accordo sul vivere il presente giorno per giorno, cercando di ridurre la propria mobilità al di fuori dell’ambiente domestico, nonostante questo renda la situazione ancora più pesante e difficile. Il futuro è, dunque, un grande punto interrogativo.

F., che ha grandi sogni e ambizioni per il futuro, ha paura che queste vengano limitate dalla nuova realtà introdotta dal virus, mentre C. guarda alla realtà con sguardo speranzoso, augurandosi una vicina apertura delle scuole e un graduale ritorno alla normalità, senza però farsi finte illusioni.

La scuola è per noi ragazzi un luogo fondamentale per la nostra crescita individuale, non solo, come dice F., è un punto di ritrovo ma è anche un luogo dove convergono personalità ed idee differenti che rendono possibile il confronto, il dibattito, la crescita appunto; in questo momento storico la scuola è però diventata fonte di preoccupazione, a volte di sconforto, perché privata di tutti i suoi aspetti più interessanti. Studiare non basta, il dialogo e il confronto tra alunni e professori si è ridotto allo schermo luminoso dei nostri apparecchi tecnologici, è un limite che possiamo toccare; inoltre le richieste dei professori, per questo limite, risultano talvolta non molto chiare e la quantità di compiti a casa che ci viene assegnata è eccessiva, portando ad un appesantimento della situazione in generale.

In questi casi è indispensabile il compito dei rappresentanti di classe che, come F., si occupano di informare i professori dei problemi e dei disagi che noi studenti avvertiamo; tuttavia, come sostiene C., è molto importante portare avanti l’impegno scolastico con costanza e soddisfazione, per cercare di crearsi un equilibrio personale sul quale porre le basi del futuro, qualunque esso sia.

I miei amici ed io siamo perfettamente consapevoli che la cosa più giusta da fare sia rispettare le norme impartite dal Governo, ma è anche molto importante mantenere uno spirito critico sulle stesse regole imposte: per questo motivo ho ascoltato con piacere l’ esperienza che F. mi ha raccontato dopo aver partecipato alla manifestazione sulla DDI (didattica a digitale integrata ) tenutasi il 7 novembre in piazza Brà, momento comune che ha permesso alla voce di professori e studenti di non passare in secondo piano e di non perdersi nell’eco delle mille lamentale nate da questa situazione di anormalità .

Dateci voce più spesso, nel frattempo i miei amici ed io ci auguriamo di tornare presto “a rivedere le stelle” insieme.