Storie di persone | 24 dicembre 2021, 08:47

I benefici dell'ippoterapia nei bambini con disturbi dello spettro autistico

I benefici dell'ippoterapia nei bambini con disturbi dello spettro autistico

Fu il neuropsichiatra infantile Boris Levinson il primo a parlare, negli anni ‘60, di Pet Therapy, in riferimento ai benefici che gli animali possono generare su certe malattie. L’intuizione si presentò durante una seduta con un bambino con Disturbo dello Spettro Autistico, che reagì attivamente agli stimoli del cane del medico entrato improvvisamente nello studio. Oggi, gli Interventi Assistiti con gli Animali (IAA) rappresentano un intervento terapeutico di tipo non convenzionale, complementare ad altri interventi socio-sanitari, in grado di produrre benessere. I cavalli, nello specifico, grazie alle loro caratteristiche, sono in grado di attivare comportamenti d’interazione spontanei, consentendo il potenziamento delle competenze cognitive, emotive, interattive e motorie.

Grazie ad un avvicinamento progressivo, il bambino ha modo di sviluppare un rapporto di fiducia con il cavallo, imparando a controllare maggiormente emozioni quali ansia e paura e migliorando quelle capacità relazionali ed empatiche in cui è carente. Inoltre, le attività con il cavallo migliorano le capacità motorie e posturali: il bambino deve entrare in sintonia con l’animale, le cui reazioni e la cui forza obbligano il cavaliere a controllarsi, sfruttando le sue potenzialità muscolari per mantenere l’equilibrio e svolgere brevi compiti.

È proprio il potenziamento delle funzioni motorie il filo conduttore del progetto “Riding the Blue”, nato nel 2019 in Veneto e sostenuto dalla Federazione Italiana Sport Equestri (FISE) nella figura del Presidente Marco Di Paola e dai fondi di Veronafiere grazie ad Armando Di Ruzza, artefice della collaborazione con l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona e l’Unità Locale Socio-Sanitaria 9 Scaligera. L’iniziativa si è posta l’obiettivo di mettere in luce i benefici degli interventi assistiti con i cavalli nei bambini e nei ragazzi con Disturbo dello Spettro Autistico. Il nome scelto non è casuale: il connotato simbolico del “Riding”, il cavalcare verso nuovi orizzonti, si fonde infatti con il “Blue”, il colore che l’ONU, nel 2007, ha assegnato all’autismo per promuoverne la consapevolezza.

A prendere parte al progetto sono stati 15 bambini di età compresa fra gli 8 e i 13 anni, già in possesso della certificazione di diagnosi di Disturbo dello Spettro Autistico. Ogni bambino ha seguito un protocollo operativo che prevedeva 20 sessioni di lavoro individuali di 45 minuti l’una, a cadenza settimanale, e ad ogni intervento sono state proposte tecniche ed esercizi diversi, organizzati per complessità graduale: elemento conduttore è stato il gioco. Dopo due anni di sperimentazione e risultati molto incoraggianti, il progetto “Riding the blue” è pronto ora al riconoscimento a livello nazionale, con una nuova versione “2.0”. A firmare il documento d’intesa, con l’obiettivo di impegnarsi per sostenere “Riding the blue 2.0” e far riconoscere al Sistema sanitario nazionale i benefici della terapia assistita con il cavallo, sono stati Matteo Gelmetti, vicepresidente di Veronafiere, Marco Di Paola, presidente di Fise-Federazione italiana sport Equestri e Leonardo Zoccante, referente scientifico di Riding the blue.

«I risultati della ricerca presentati durante gli Horse Digital Days di Fieracavalli 2020 – ha spiegato il dott. Zoccante – hanno mostrato nei partecipanti un miglioramento del funzionamento in diverse aree del comportamento adattivo, un incremento della coordinazione motoria e dell’abilità di processazione sensoriale, con effetti sulla vita quotidiana. Per questo vogliamo estendere la sperimentazione a livello nazionale e favorire l’inclusione dei bambini nel tessuto sociale».