Storie di persone | 30 giugno 2020, 11:25

La felicità per Amelia? Lavorare e cantare

La felicità per Amelia? Lavorare e cantare

Sto parlando di mia zia Amelia Schiavon. Nata il 17 giugno 1920, è decima degli undici figli di Angelina Tomasetti di Marcellise (1880-1960) e del trevigiano Marco Schiavon (1875-1959), dal quale ha ereditato parte del carattere: socievole, scherzoso e sorridente. Amelia ha sempre amato cantare: ha cantato al Tiberghien quando rammendava, nei campi mentre raccoglieva frutta e verdura e da Casati finché inseriva il colore nei barattoli. Gli organizzatori delle gite di Poiano la invitavano, perché sapeva tenere alto il livello del divertimento del gruppo e poi, in pullman, con i suoi canti, alleggeriva il percorso. Sì, Amelia ha lavorato molto, ha viaggiato tanto, specie subito dopo la pensione, raccontando con orgoglio le città visitate.     

Nel 1947 ha sposato Severino Bergamasco e, come si usava allora, finì nella famiglia patriarcale. Fu un periodo difficile, per uno spirito libero come quello di zia Amelia. Nacquero due figli e la famigliola decise di trovare la propria strada.  Fu Pavia, in una grande fattoria. Dopo una decina di anni il ritorno a Verona e l’inizio di una nuova vita, fatta di tanti sacrifici, che peraltro non hanno tolto ad Amelia la voglia di cantare. I figli, la loro scuola, il lavoro, la quotidianità. Gli impegni verso la propria famiglia, inoltre, non le hanno Mao impedito di pensare alle sorelle e ai fratelli, ai quali non ha mai fatto mancare le sue braccia, il suo aiuto concreto. 

I figli, una volta grandi, si sposarono e nacquero le nipoti: zia Amelia, come tutte le nonne, accorse e se ne occupò. Tutto è cambiato, ma lei non ha smesso di cantare e ha lavorato a maglia per figli e nipoti, mantenendo stretto il legame con amici e parenti. Già, ha saputo coltivare affetti e amicizie. Anche per zia Amelia, con l’avanzare dell’età sono cominciati gli acciacchi. Nel 2014 finì in ospedale. Nel dimetterla, nel 2015, i medici consigliarono, per il suo bene, una struttura: necessitava di assistenza medica e infermieristica. 

Il primo approccio, per uno spirito indipendente come quello di zia Amelia, non è stato facile. Ha smesso di cantare, anche se la sua salute è migliorata. Ancora oggi a Casa Serena, spesso si guarda intorno e ironicamente dice «Quanti veci!». Già, lei ha camuffato sempre la sua età. Il suo pensiero va al pronipote di 6 anni. 

Da tutti noi:  Buon Compleanno Amelia!