di Camilla Pisani
«Scelgo il sorriso e la consapevole felicità». Queste sono
le parole con cui Barbara dà il benvenuto a chi la viene a trovare nel suo blog
Mamma fatta così, ed è anche la filosofia con cui lo cura quasi ogni giorno,
ormai da due anni. Barbara è una persona che sceglie con accuratezza ogni
parola, che ne pesa il significato. “Consapevolezza” perché ritiene che
scrivere di sé voglia dire essere in grado di osservare da vicino il proprio
quotidiano, essere consapevoli di ciò che si sta vivendo e, di conseguenza,
prestare maggior attenzione alla qualità della propria esistenza. La
“felicità”, invece, per lei è rappresentata dalla famiglia, composta dal marito
e due figli piccoli, una bimba di sei anni, che ha ribattezzato Biondazzurra, e
un bimbo di quattro, Killò, e dal blog, la sua personale finestra sul mondo, un
luogo dove può esprimere il suo essere e la sua creatività, e dove, sempre per
usare le sue parole, «raccoglie frammenti di una storia che parla d'amore». La
sua storia è quella di una donna e madre di Grezzana, appassionata di ago e
filo, che un giorno per caso legge l'appello di Mamma Felice, la blogger di
categoria più famosa in Italia, che, dal suo sito, chiede alla community come
si realizza un pannello di stoffa. Barbara le risponde subito. Ne nasce un post
molto apprezzato e, insieme, anche l'idea di aprire uno spazio in rete tutto
suo. Sa come si usa un computer, lavorava in un ufficio prima di diventare una
mamma a tempo pieno, e navigando, si rende conto, si trovano tutte le
informazioni necessarie per imparare ad utilizzare le piattaforme blog. La
volontà fa il resto e, in poco tempo, Mamma fatta così è online. La prima
difficoltà è scegliere come presentarsi e che cosa rivelare di sé. Già, perché
il secondogenito, Killò, ha la sindrome di Down e lei ha paura, ne ha ancora
oggi, di esporsi al giudizio e ai commenti, non sempre rispettosi, di chi non
sa e non conosce, ha paura di non essere in grado di trovare le parole giuste
per esprimersi e di non essere capita. Ma ha scelto di tenere questo diario per
parlare della sua vita e il suo bambino è indiscutibilmente parte di essa.
Così, tra un post e l'altro, con onesta lucidità, racconta:
«Con la mano sul pancione, sentivo i calci incessanti di Killò e guardavo la
mia bimba, perfetta, sana, precocissima in tutto e mi chiedevo: “Ma io saprò
amare questo bimbo nel modo assoluto, incondizionato in cui amo lei?” Ora lo
so, la risposta è arrivata, si è piano piano definita ed è reale, tangibile,
certa. Sì, senza se e senza ma. Niente di eroico, niente di eccezionale, perché
non è stata questione di riuscirci, lo amo e basta, senza alcuno sforzo». E
poco a poco le persone cominciano ad amare lei e il suo modo ironico ed
intelligente di scrivere ed affrontare la vita in ogni suo aspetto. Tante
persone iniziano a seguirla e ad affezionarsi ai suoi bambini. Un affetto che
si manifesta attraverso i commenti sul blog, ai messaggi lasciati sui social
network e ai “like” sulle foto. Perché dopo qualche tempo Barbara decide di
fare le cose seriamente e si mette a studiare il mondo digitale: apre un
account su Facebook, Pinterest, Twitter, che odia, e Instagram, che ama. Si compra una Reflex
perché le foto risultino professionali. Dedicare tempo a Mamma fatta così non
significa più aggiornarlo solamente ma pensare agli argomenti di cui parlare,
come presentarli online, come intercettare l'interesse della gente. Iniziano ad
esserci i primi messaggi privati: non le scrive più solo chi la ammira e la
sostiene ma anche altre madri Speciali, così come padri e persone che, anni
prima, hanno fatto una scelta diversa dalla sua. Persone i cui figli hanno
altre diversità, o anche no, ma che sentono comunque il bisogno di conforto e
confronto. Lei non si tira indietro. Risponde a tutti, basta una parola, uno
scambio che arricchisce entrambi. Questa è la sua motivazione. Se molte
blogger, anche tra le mamme, iniziano a scrivere online per poter guadagnare
qualche extra attraverso alcune sponsorizzazioni o banner pubblicitari, a
Barbara interessa proprio questo scambio. Sta tutta qui la sua volontà di
continuare ad aggiornare il blog, è ciò che la fa sentire realizzata e che le
permette di “fare”, ecco un'altra parola che lei arricchisce di un senso molto
più profondo rispetto alla definizione che ne dà il vocabolario. Il suo fare
significa usare mani e testa per sentirsi utile, trasmettere informazioni su
questa sindrome e su come si vive, in una normale quotidianità, è il suo modo
per aiutare a crescere suo figlio in una società forse un po' ignorante.
Se per senso comune la donna in carriera, autonoma,
indipendente, informata e aggiornata anche grazie all'uso delle nuove
tecnologie, appare lontana anni luce dalla donna-mamma, nella realtà stiamo
assistendo ad una nuova svolta. La necessità di restare spesso a casa, come la
stessa Barbara racconta, acuisce il bisogno di poter comunicare con voci
adulte, persone affini alla propria vita e ai propri interessi. Ed è cosi che è
nata questa nuova versione, 2.0, della solidarietà femminile.