Storie di persone | 11 luglio 2019, 11:53

Medici Senza Frontiere, i volti veronesi

Medici Senza Frontiere, i volti veronesi

Era il 1971 quando a Parigi veniva fondata l’associazione Medici Senza Frontiere, diventata da allora riferimento primario negli interventi umanitari nei Paesi colpiti dalle calamità naturali o dalle guerre. Nel 1993 fu Roma ad aprire le porte a questa importante realtà, seguita poi da altre quindici città italiane. Una di queste è Verona, dal 2003 sede di coordinamento di Msf. A dirigerla è stato fin da subito Giovanni Di Cera. Poi nel 2011, un po’ per caso, sempre che il caso sia veramente casuale, Elda Baggio, medico chirurgo, conosce l’associazione e inizia una collaborazione, che ha portato a istituire il primo Master di secondo livello in Chirurgia tropicale e delle emergenze umanitarie presso l’Università di Verona in Europa. Tutto ciò contribuendo a fare della città un punto di riferimento fondamentale nell'ambito della cooperazione.

Giovanni Di Cera, cosa l’ha avvicinata a Medici Senza Frontiere?

Nel 2003 lessi un articolo su La Repubblica dove si parlava della morte del medico Carlo Urbani, impegnato da anni nei paesi in via di sviluppo. E ne fui colpito. Scrissi subito a Roma, alla sede centrale di Msf per interessarmi di questa realtà, e da allora decisi di aprire una sede anche nella mia città.  Una città che ha una lunga tradizione in ambito umanitario e una proiezione verso la cooperazione.

Cosa le piace di Msf?

I principi che ne stanno alla base. Prima di tutto l’imparzialità: non fare differenza per nessuno, quindi avere come unico riferimento l’essere umano. La neutralità: seguire unicamente i corridoi umanitari, senza prendere posizioni di alcun tipo. L’indipendenza: da mandati, da governi, seguendo solo l’etica medica. È per questo motivo che l’associazione è finanziata solamente dai privati, e non dai governi.

Quindi qual è la mission di Msf?

Msf mette al centro di tutto l’essere umano, con l’obiettivo primario di salvare vite umane, operando sul campo. A questo segue un altro scopo, come da statuto: testimoniare. Affinché la gente impari ad alzare lo sguardo e a riconoscere quello che accade nel mondo.

Veniamo ora alla nostra realtà locale: qual è il ruolo di Verona?

Insieme ad altre città italiane, Verona non compie attività sanitaria, ma solo di informazione e di sensibilizzazione su tematiche umanitarie e su quanto Msf realizza nell’ambito dei suoi progetti. Ciò significa portare gli operatori umanitari, una ventina nella zona veronese, a intervenire con le loro testimonianze durante conferenze, spettacoli e mostre, come la più recente esposta in Biblioteca Frinzi dell’Università dal titolo L’ospedale di tutte le guerre. Tutto ciò con l’obiettivo di avere cittadini più consapevoli, a partire dai giovani delle scuole, che nel prossimo futuro possano diventare operatori attivi nel mondo.

Quali sono le attività che promuovete nelle scuole?

Da alcuni anni abbiamo strutturato Scuole senza Frontiere, che agisce negli istituti secondari di primo e secondo grado con progetti di sensibilizzazione. In linea generale gli insegnanti sono messi nelle condizioni di seguire un percorso didattico su tematiche umanitarie, con una serie di materiali messi a disposizione dall’organizzazione stessa. Poi su richiesta possono intervenire direttamente anche gli operatori umanitari.

Cosa può fare un cittadino che volesse conoscere e seguire più da vicino Msf?

Anzitutto legarsi all’associazione per informarsi. Che, come sostiene lo slogan di Nigrizia, è la prima forma di solidarietà. Se infatti non conosci le cose non puoi prenderne coscienze. È possibile poi partecipare alle riunioni, una volta al mese. Mentre, per chi ha intenzione di impegnarsi attivamente, può diventare operatore umanitario, e farne una scelta di vita.

Proprio come Elda Baggio, che da anni opera sul campo come medico, occupando tutte le sue ferie. Dalla Somalia alla Palestina, ad Haiti fino allo Yemen. Tutte zone ad alto rischio.

Elda Baggio, non è da tutti andare in missione. Cosa l’ha spinta e la spinge tuttora a compiere questi viaggi umanitari in zone belligeranti o colpite da calamità?

Credo prima di tutto l’impressione di sentirsi utili, con l’obiettivo di fare qualcosa che permetta all’altro di vivere meglio.

Ha mai avuto paura?

Non ho paura: perché una volta che ho deciso una cosa, non ci penso più.

Secondo lei l’apporto di Msf quanto vale?

La situazione dei contesti in cui agiamo è molto disperante, tanto che diventiamo subito punto di riferimento della popolazione locale, che può usufruire delle cure gratuitamente. Noi operiamo negli ospedali, nell’immediato. Ma a contorno ci sono progetti di altro tipo, che agiscono nel tempo nel tessuto sociale locale.

La sede di Msf a Verona si trova in vicolo S. Marco ed è dedicata a Carlo Urbani. È  aperta 3 volte alla settimana: martedì dalle 10 alle 12, mercoledì e giovedì dalle 17.30 alle 19.30. Tutte le informazioni sul sito o sulla pagina Facebook.