Storie di persone | 11 febbraio 2021, 11:43

Ospedale Santa Giuliana, una scuola digitale per i ragazzi in cura

Ospedale Santa Giuliana, una scuola digitale per i ragazzi in cura

Una scuola digitale all’ospedale Santa Giuliana. La struttura veronese sulle Torricelle che si occupa della riabilitazione di persone con disturbi psichici, da oggi consente ai suoi pazienti più giovani di curarsi senza perdere lezioni scolastiche e, soprattutto, quel prezioso rapporto con insegnanti e compagni di scuola.

In questi giorni è partito un progetto unico nel suo genere e suggerito dalla pandemia. Il coronavirus ci ha costretti a un approccio più continuo con la realtà digitale, l’informatica e la rete. Da qui l’idea: se per le scuole è stata avviata la didattica a distanza, perché non portare la scuola anche nell’ospedale? Ci ha pensato Santa Giuliana, centro di riferimento del Veneto per la cura e la riabilitazione degli adolescenti (13-21 anni) che accoglie giovani di tutta l’Italia settentrionale. La struttura ospedaliera ha incontrato la collaborazione della Fondazione San Zeno, che sostiene progetti di scolarizzazione e formazione umana e professionale in tutto il mondo. L’ente ha messo a disposizione le attrezzature informatiche, dai computer alle webcam, e il personale dedicato all’iniziativa. E così è iniziata la scuola digitale in ospedale.

Ma non si tratta di un mero collegamento via internet. I ragazzi sono seguiti da un tutore da alcuni insegnanti in presenzaGli alunni, senza perdere giorni di cura, si collegano alla loro scuola. Attualmente sono tre, tra i 14 e i 16 anniliceali, del Veneto e della Lombardia.

L’iniziativa oltre a contrastare la dispersione scolastica agevola la formazione di una rete tra ospedale, genitori, scuola e operatori sociosanitari e soprattutto non recide il contatto con il mondo cui dovranno tornare i ragazzi una volta dimessi da Santa Giuliana.

Il progetto durerà 36 mesi e prevede tempi di studio personale, assistito con un docente in presenza e in didattica a distanza. Nell’arco di tre anni potrà essere proposto a circa 150 adolescenti e preadolescenti dai 14 ai 21 anni: tutti ospiti della struttura sanitaria per periodi di degenza dai 30 ai 90 giorni.

«Il ricovero ospedaliero in adolescenza protegge ma può indurre passività dovuta all’isolamento sociale», spiega Amedeo Bezzetto, psicologo e responsabile dell’Area Riabilitativa Adolescenti di Santa Giuliana. «Con questo progetto si lavora sulla motivazione e sul metodo di studio, lo studente può recuperare una o più materie e soprattutto mantiene la relazione con persone cui è legato».

Per non perdere le lezioni e il contatto con i propri compagni. «Perché la scuola deve essere prima di tutto un luogo dove stare bene», spiega Rita Ruffoli, direttore di Fondazione San Zeno. «Uno spazio in cui ci sia inclusività e dove l’utilizzo di strumenti digitali possa accorciare le distanze».

In questo senso motivazione e partecipazione diventano una cura, anche contro la dispersione scolastica. «L’abbandono della scuola è il primo segnale che si rileva quando un giovane sta male», aggiunge lo psichiatra Marcello Santi, direttore dell’ospedale Santa Giuliana. «Favorire un riaggancio con la scuola è un intervento riabilitativo. E lo assicuriamo motivando il ragazzo e offrendogli strumenti».

«La scuola», conclude Bezzetto, «è cibo essenziale per la vita psichica dei nostri adolescenti. La pandemia, con il distanziamento sociale e la sospensione della frequenza scolastica, sta incidendo sulla salute mentale dei giovani, sempre più isolati, chiusi, impoveriti. Soprattutto i più fragili. I ragazzi hanno bisogno della scuola, nelle sue differenti forme, in presenza come a distanza. E gli adolescenti hanno bisogno della scuola in tutte le sue dimensioni: quella degli apprendimenti, della relazione con compagni e professori, dell’esperienza emotiva della preparazione alla verifica, della stanchezza per i compiti da fare e della soddisfazione dei risultati. La scuola rappresenta per gli adolescenti il mondo migliore in cui provare a crescere e purtroppo ci è servita una pandemia per esserne tutti più consapevoli».

Attraverso l’esperienza scolastica l’adolescente costruisce la sua identità e acquista le forme del suo carattere, dello stile della personalità che lo renderà unico, soggetto. «La didattica a distanza rappresenta una buona alternativa alla presenza in classe. È innegabile quanto sia stata preziosa in questo periodo pandemico e merita di essere valorizzata per le situazioni in cui lo studente non abbia accessibilità alla scuola, come ad esempio durante una degenza ospedaliera prolungata come nel nostro caso», conclude Bezzetto. «Il trattamento terapeutico e riabilitativo degli adolescenti ricoverati ha ora una nuova esperienza di aiuto. La scuola digitale è un progetto di inclusione scolastica e di lotta alla povertà educativa per i giovani più fragili e vulnerabili, bisognosi di cure ma anche di formazione, di contatto e integrazione con i loro compagni di classe, di continuità negli apprendimenti interrotti con il ricovero in ospedale».