Storie di persone | 05 febbraio 2020, 10:00

Quella scelta che può salvare la vita

Quella scelta che può salvare la vita

Tra le declinazioni della solidarietà, c’è una scelta che può rivelarsi preziosa: la donazione di mi-dollo osseo. Si tratta di tessuto spugnoso molle, presente in vari segmenti scheletrici, costituito da un particolare tipo di staminali dette ematopoietiche, il cui compito è riprodurre le cellule del sangue: non solo globuli bianchi, ma globuli rossi e piastrine.
È insomma un alleato del corpo umano la cui azione, purtroppo, è talvolta compromessa da alcu-ne malattie. Le persone colpite da leucemia o da altre patologie del sangue (dalla talassemia all’aplasia midollare, alla mielofibrosi, al linfoma di Hodgkin o non Hodgkin) presentano livelli molto bassi di globuli rossi e piastrine nel sangue, o hanno i globuli bianchi che non funzionano come dovrebbero. Condizioni che possono provocare emorragie, lento deterioramento degli organi, elevata vulnerabilità alle infezioni.

L’UNICA SALVEZZA
In alcuni casi l’unica via di salvezza è rappresentata dal trapianto di midollo osseo. A una condizio-ne: trovare un donatore compatibile, all’interno della famiglia innanzitutto. O cercando al di fuori: impresa non facile, poiché tra non consanguinei la compatibilità del 100% riguarda un soggetto su 100mila. Fondamentale è allora ampliare le possibilità della ricerca aumentando il numero degli iscritti al Registro dei donatori di midollo osseo che riunisce i donatori volontari presenti in ogni parte del mondo. Fortunatamente, a tre decenni dall’istituzione di questo archivio mondiale, la sensibilità appare mutata. E i veronesi hanno fatto generosamente la loro parte. «Sono 35 milioni i tipizzati nel mondo, 475mila in Veneto. Verona, prima nella nostra regione per tipizzazioni, alla fi-ne del 2019 ha superato quota 21mila», interviene Giovanni Cacciatori, presidente dell’Associazione donatori midollo osseo e ricerca (Admor). «Ma non è abbastanza e bisogna lavo-rare ancora parecchio. Poiché la donazione si effettua tra soggetti geneticamente identici, circa il 30% dei malati non trova un donatore compatibile. Da qui l’importanza della tipizzazione, cioè dell’analisi genetica, che avviene tra i 18 e i 35 anni mentre l’iscrizione nella banca dati prosegue fino ai 55 anni d’età», spiega.

L’ASSOCIAZIONE E IL REGISTRO
Quando nacque l’associazione, ventisei anni fa, il registro nazionale contava 700 potenziali donato-ri. Nel tempo la ricerca scientifica, unita all’opera di sensibilizzazione portata avanti pure da Ad-mor, è proseguita. Effettuare una donazione ora è agevole: basta recarsi la mattina in uno dei centri trasfusionali attivi negli ospedali scaligeri per sottoporsi alle opportune analisi e ricevere tutte le informazioni utili. «Per quanto riguarda invece il prelievo, esiste un protocollo internazionale, sicuro e privo di rischi. L’altro dato che non ci stanchiamo di ricordare è che l’80-85% dei pazienti ce la fa. Il donatore che compie questo passo deve sapere che può decidere di salvare una vita che, contrariamente, sarebbe senza speranza», conclude Cacciatori.
Basta trovare il match perfetto. Così è stato grazie all’altruismo di Matia Melotti, 34enne di Bosco Chiesanuova che è pure iscritto alla locale sezione di donatori di sangue Fidas Verona, il cui dono anonimo e gratuito lo scorso anno ha permesso di aiutare un malato di leucemia. Generosità che, senza dubbio, appartiene alle terre della Lessinia. Nel 2012 è successo a un altro donatore Fidas di Bosco, Enrico Brunelli. «La nostra vita e quella di altri dipende da un semplice gesto capace di cambiare i destini – racconta quest’ultimo –: è difficile rendersi conto di come una buona azione compiuta non sia caduta nel vuoto, ma abbia potuto germogliare e addirittura fiorire. A noi due è successo».

I NUMERI
Sono 35 milioni i tipizzati nel mondo, 475mila in Veneto. Verona, prima nella nostra regione per ti-pizzazioni, alla fine del 2019 ha superato quota 21mila.