Storie di persone | 15 settembre 2019, 17:49

Riflessioni al Tocatì: «Autismi in gioco»

Autismo e gioco, scuola e condivisione. Questo il nucleo della conferenza di domenica pomeriggio al Tocatì, "Autismi in gioco". Ne abbiamo parlato con Leonardo Zoccante, docente della Scuola di Medicina e Chirurgia dell'Università di Verona, oltre che responsabile del Centro Autismo Veneto.

Riflessioni al Tocatì: «Autismi in gioco»

Una delle immagini più iconiche dell’ultimo giorno dell’anno è il Presidente della Repubblica, seduto nel suo studio, che pronuncia il discorso alla nazione. Il 31 dicembre 2018 alle spalle di Sergio Mattarella c’era un quadro di Diego Salezze, l’artista che aveva incontrato durante la sua visita, un mese prima, al Centro per l’autismo dell’Ospedale di Borgo Trento. «Quando Mattarella è venuto a Verona, abbiamo voluto mostrargli i quadri e le nostre attività quotidiane, per fargli toccare con mano ciò che facciamo». Leonardo Zoccante, responsabile del Cav, centro regionale per l’autismo, ha raccontato così l’incontro con il Presidente. «Ne è rimasto colpito, e ha voluto quel quadro vicino a sé durante il discorso». Zoccante, neuropsichiatra e docente universitario, ha portato al Tocatì l’esperienza di quei bambini, con disturbi dello spettro autistico, che non riescono a vivere la dimensione del gioco a 360 gradi.

«I genitori spesso si accorgono di questo genere di disturbi proprio attraverso il gioco. Al parco, per esempio, invece di seguire gli altri bambini e farsi coinvolgere, va diretto sotto a un albero e resta a osservare il movimento delle foglie». Nel bambino si notano carenza di socializzazione e una comunicazione non contestualizzata con ciò che lo circonda. Il gioco è ripetitivo, monotono e privo di condivisione. Sono alcuni dei segnali utili per individuare disturbi dello spettro autistico. Disturbi che intaccano emozioni, affettività, socializzazione, funzioni motorie. La comunità scientifica non ha ancora compreso le motivazioni, ma molto possono fare gli insegnanti e la comunità per aiutare questi bambini. «A scuola hanno bisogno di un percorso protetto. Faticano a comprendere la realtà sociale che li circonda, devono quindi essere aiutati a raggiungere gli stessi obiettivi degli altri». «Anche tramite il gioco possiamo aiutare il bambino a sviluppare competenze sociali e di condivisione» è la conclusione di Zoccante. «Può imparare a stare bene con gli altri e arricchirsi. Con il gioco si può tentare di scalfire il disturbo autistico». Una chiamata all’inclusione, alla condivisione e alla valorizzazione delle particolarità di ognuno. Perfettamente in linea con la filosofia del Tocatì.