Storie di persone | 03 aprile 2021, 20:00

Vaccini, un punto di svolta. Excursus a un anno dall’inizio della pandemia

Vaccini, un punto di svolta. Excursus a un anno dall’inizio della pandemia

Prendiamo due fotografie, metaforiche, delle condizioni dell’Italia: la prima, scattata nel marzo 2020; la seconda dopo un anno esatto, nel marzo 2021. Se ci venisse chiesto di trovare le differenze, quante sarebbero? A seconda dei sistemi di riferimento considerati, ognuno di noi probabilmente ne individuerebbe un numero differente. Fatto sta che tutte, però, si aggrappano attorno a un elemento sostanziale, ovvero la pandemia da Covid19. Tuttavia, sicuramente potremmo essere tutti d’accordo su un punto: a differenza del principio, a distanza di un anno abbiamo circoscritto il virus individuando le armi da utilizzare per combatterlo: le mascherine, i guanti, il gel, il distanziamento sociale. In prima linea sempre, i medici e il personale sanitario, impegnati su più fronti, dall’individuazione dei positivi con i tamponi, alle cure, e ora con i vaccini. Quest’ultimo è il grande passo: seguivamo con attenzione le sperimentazioni dei numerosi vaccini in corso nel mondo per verificarne l’efficacia, sperando che quanto prima diventassero la risposta all’emergenza e un punto fermo, o meglio, un punto di svolta, per guardare al futuro con occhi nuovi. 

Il giorno di Natale, 25 dicembre 2020, sono arrivati a Roma i primi camion Pfizer, il 27 sono iniziate le vaccinazioni, partendo proprio dai sanitari, per fare in modo che gli ospedali divenissero i primi luoghi Covid free e si riducessero le occasioni di contagi e focolai in corsia, e insieme a loro gli ospiti delle rsa, i più a rischio. Poi si sono aggiunti Moderna e AstraZeneca, permettendo a febbraio di dare il via ufficiale alla campagna vaccinale di massa, a partire sempre dalle categorie di persone con priorità specifiche. A distanza di più di tre mesi dall’inizio delle vaccinazioni anti-Covid19, in Italia le prime dosi somministrate sono circa sei milioni, il totale in Veneto è di 700mila circa. Nel corso di questo primo trimestre, due eventi di rilievo: il 26 febbraio la nomina dei nuovi direttori generali delle Ulss venete, con la conferma del titolo per il dott. Pietro Girardi all’Ulss9 Scaligera e la nomina del dott. Callisto Marco Bravi per l’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, subentrato al posto del dott. Francesco Cobello; il 15 marzo lo stop temporaneo del vaccino AstraZeneca, in seguito a segnalazioni di trombosi sospette, ripristinato da Ema e Aifa il 19 marzo dopo le analisi sugli eventuali nessi causali tra i vaccini e gli eventi avversi (25 casi dubbi su 25 milioni di dosi somministrate in tutta Europa, come dichiarato anche dal dott. Rossanese del dipartimento di Malattie infettive e tropicali dell’ospedale Sacro Cuore di Negrar in un’intervista a Mattino Verona il 22 marzo, ndr).

 

Per partire con la campagna sulla popolazione ultraottantenne, a febbraio Verona ha individuato quattro punti vaccino: in città il padiglione 10 della Fiera, ingresso "E", il Palaferroli di San Bonifacio, l’ex supermercato Rossetto in via Einaudi 12 a Legnago e infine la Bocciofila di Bussolengo, Strada S. Vittore, 1.  L’obiettivo, però, è quello di ampliare la rete per consentire ai cittadini di effettuare più agevolmente le dosi: per questo l’Ulss9, in sinergia con l’Azienda ospedaliera universitaria e il Comune di Verona, oltre a lavorare per incrementare le vaccinazioni giornaliere è impegnata a organizzare l’apertura di altri Centri di Vaccinazione della Popolazione (come il punto alla caserma del Duca di Montorio e il drive in allo Stadio), comodi e vicini alle case dei veronesi, e a rafforzare la collaborazione con i medici di base, per l’esecuzione dei vaccini a domicilio. «Vogliamo dare una brusca accelerata alla campagna vaccinale nel territorio scaligero» ha detto il direttore Girardi «passando dalle 5mila dosi al giorno attuali a 8mila, forse anche di più, nelle prime settimane di aprile». «Stiamo estendendo le possibilità di prenotazione, non solo sulla nostra piattaforma, disponibile nel sito dell’Ulss, ma anche tramite un apposito numero verde e via smartphone». Per quanto riguarda il caso AstraZeneca, «la risposta da parte dei cittadini è stata ed è tuttora ottima, anche dopo lo spiacevole stop&go, che non ha riportato ripercussioni di sorta oltre al recupero delle sedute sospese. Ciò testimonia una volta di più il grande senso civico e di responsabilità dei veronesi» sottolinea l’Azienda Ulss9 Scaligera.

In questo excursus dei mesi passati, è necessario ricordare anche un’altra data: il 18 marzo, giornata nazionale di commemorazione delle vittime del Covid. Davanti alla scalinata di Palazzo Barbieri, autorità e istituzioni si sono riunite per un minuto di silenzio, accompagnato dal suono di una tromba. In quell’occasione, abbiamo parlato con il neodirettore dell’Aoui, Callisto Marco Bravi. «Per rispondere alla nuova pressione determinata dall’aumento dei contagi, abbiamo introdotto posti letto in intensiva e semintensiva e stiamo rispondendo bene grazie anche alla collaborazione con l’Ulss9. Obiettivo primario è riuscire a gestire i pazienti Covid e al contempo mantenere inalterata l’attività dell’emergenza urgenza. Inoltre, stiamo raccogliendo le disponibilità, devo dire con grande riscontro, di professionisti, specializzandi, infermieri e di chi sta frequentando i corsi di infermieristica per poter mettere a disposizione ulteriori risorse nella campagna vaccinale, garantendo così una spinta in più nel mese di aprile quando riceveremo anche un maggior numero di dosi. Queste basi mi danno speranza sulla possibilità di arrivare al più presto all’immunità di gregge».