Cultura e spettacoli | 14 aprile 2019, 18:29

Empty room: Michal Martychowiec racconta libero arbitrio, violenza e bellezza

Empty room: Michal Martychowiec racconta libero arbitrio, violenza e bellezza
Foto di copertina e nel testo di Marco Totè

“Tutto iniziò in un giorno di violenza” è l’opera più rappresentativa, oltre che l’opera manifesto, della personale del giovane artista polacco Michal Martychowiec in corso allo Spazio Cordis di via Andrea Doria a Verona. Il trentunenne Martychowiec, nato a Lublino, dopo una formazione artistica a livello europeo, tra Polonia, Germania e Francia, ora è di base a Berlino.

Perché ha scelto l’Iliade di Omero?

La frase, tratta dal primo libro della letteratura occidentale nella versione di Alessandro Baricco, racconta di come la cultura occidentale sia irrimediabilmente imperniata su un dualismo inscindibile tra libertà e violenza, che si declina in forme diverse a seconda del periodo storico. Purtroppo, un piccolo inconveniente ha fatto sì che l’opera non sia arrivata in tempo per l’inaugurazione.

Ma arriverà? 

Sì certo. L’opera è un neon che ho realizzato in Polonia e che si è perso in una spedizione partita da Pechino. Ora la spedizione è bloccata a Colonia, ma nei prossimi giorni arriverà a Verona e l’opera verrà installata. Ho sostituito l’opera temporaneamente con un’altra installazione fatta il giorno prima della vernice utilizzando carta da pacchi per richiamare l’idea della spedizione che non è arrivata. Tuttavia, per me ha qualcosa di interessante perché evoca in modo ancor più chiaro il tema della rivolta dei gilet gialli in Francia: come se la scritta fosse stata fatta dai manifestanti su un muro.

Lei ha trascritto moltissime pagine dell’Iliade con una macchina da scrivere, per quale motivo?

L’atto di scrivere a macchina è qualcosa di individuale, quasi come suonare un pianoforte. È importante che noi comprendiamo come a causa dei diversi mezzi di comunicazione che cambiano nel tempo, ognuno di noi diventa una persona diversa.

Come è nato il titolo della mostra Empty room?

Il nome fa riferimento alla “chat room”, nelle quali ogni giorno tutti noi siamo coinvolti, e nasce da un’esperienza personale vissuta con un amico molto importante, che abita lontano da me e che stava vivendo un momento di particolare difficoltà. Ci scambiavamo messaggi, immagini, come accade a tutti noi, ma lui, all’improvviso, lui mi ha bloccato. Non ho più visto il suo nome, sono scomparse le sue immagini, le sue foto. È stato molto strano perché questo atto di “bloccare” non è possibile nel mondo reale e ritengo ci sia una sorta di potere coercitivo in questo spazio vuoto creato dal blocco, ma è qualcosa di diverso da quello che si prova nella realtà di una relazione reale.

Il video The shrine to summon the souls è un’opera rappresentativa della mostra. Perché per Lei è molto importante?

Mi trovavo in Giappone, ho ripreso e fotografato questo meraviglioso paesaggio dei ciliegi in fiore, il lento cadere dei petali rosa nel Santuario Yasukuni a Tokyo, dedicato alle anime di soldati e civili che morirono combattendo al servizio dell'Imperatore durante la Seconda guerra mondiale. Per me era struggente che tanta bellezza si accostasse al ricordo della violenza durante la Seconda guerra mondiale. L’ho voluto accompagnare al testo e al film di Pier Paolo Pasolini, La Rabbia: “Del terrificante mondo del passato, e del terrificante mondo del futuro, non resta che la bellezza”.

La personale di Michal Martychowiec, curata da Jessica Bianchera, direttrice artistica di Spazio Cordis, sarà visitabile fino all’8 giugno. Spazio Cordis è stato fondato nell’ottobre 2018 da Alberto Geremia, presidente, cardiologo e collezionista veronese, insieme a Simone Frittelli, di Frittelli Arte Contemporanea e ad Andrea Mion e Paola Parolin. Il luogo era l’ambulatorio medico del Dott. Geremia, trasformato in spazio espositivo per mostre monografiche per sostenere e promuovere il lavoro di giovani artisti. Ogni mostra, seguendo il ritmo di una ogni due mesi – finora hanno esposto Andrea Francolino e Marco La Rosa – è accompagnata dall'edizione di una sorta di bollettino: un affondo monografico sull'artista presentato e sulla mostra, che anziché assumere il formato tradizionale di un catalogo si vuole presentare come una rivista, uno strumento più agile e connotato che dialoga con l'identità dello spazio (un ex ambulatorio appunto).

Inoltre, Spazio Cordis organizza e promuove anche progetti fuori sede chiamati "Ectopie", termine mutuato dalla cardiologia per indicare quei battiti anticipati che derivano da uno stato di forte eccitazione. Il primo inaugura lunedì 15 aprile alle ore 18.00 alla Chiesa dei Santi Apostoli con l'installazione dell'opera di Marco La Rosa "L'Argomento del Terzo Uomo".

Guarda il video The shrine to summon the souls:

https://vimeo.com/257353523