È un'altra delle
tendenze attuali che però, per una volta, non è solamente online e rende di
nuovo protagonisti i libri, facendoli viaggiare per il mondo da lettore a
lettore. Scopriamo il fenomeno del bookcrossing.
Non potrebbe essere diversamente. In Italia li
chiamano corsari, in giro per il mondo Crossers. Sono i fedeli servitori
dell'intersezione. Incrociano libri, storie, pagine unte dalle dita che le
hanno sfogliate, semplicemente perché si sono emozionati nel leggerle.
Quello che fanno è semplice: si innamorano di un
libro, lo divorano e poi lo abbandonano. Su una panchina, in un locale, sul
tavolino di una caffetteria. Disperdono con intelligente sconsideratezza brani
e parole nei luoghi asettici e stanchi delle città, solo per consegnare a
qualcuno un verso. E per concedergli la grazia, non scontata, di una frase ben
riuscita.
Lo insegnano gli innamorati. L'amore si deve
raccontarlo, dirlo a tutti.
E quando si ama si arriva anche al punto estremo
e più vero della condivisione, che è la privazione. I Bookcrossers sono dei
maestri in questo. Si derubano da soli delle loro letture in favore di altri
ignoti. Lo sanno bene che occhi sconosciuti leggeranno, sobbalzeranno,
sorrideranno tra le righe che loro hanno amato. Che mani estranee terranno il
segno tra le pagine, salteranno con malizia i paragrafi noiosi, sfoglieranno
insaziabili i capitoli, giocheranno, annoiate, con le copertine in
metropolitana. Ed è proprio per questo che lo fanno.
Sono convinti che i libri debbano camminare,
seguire e, come dice Erri De Luca, «spostarsi insieme ai passanti che se li
portano dietro per un poco».
I Bookcrossers sono in tanti, tantissimi.
Dall'Antartide allo Zimbabwe, passando per gli Usa dove tutto è partito nel
2001 grazie all'iniziativa di due coniugi americani, Ron Hornbaker e la moglie
Kaori che hanno dato all'iniziata un dominio web ufficiale. Tra i 150 paesi del
mondo che sono interessati al fenomeno, figura anche la nostra penisola, che
registra attualmente 26 mila iscritti circa.
Ma aumenta sempre di più il numero dei Bookcorsari (equivalente italiano del nome originale, ndr) nostrani che si sono appassionati a quello che è stato definito dal San Francisco Chronicle, “il messaggio in bottiglia dei giorni nostri”. Il procedimento è semplice; si sceglie un libro da “liberare”, si registra sulla pagina di bookcrossing.com e si ottiene un codice identificativo che permetterà di seguirlo nel viaggio, poi lo si lascia andare da qualche parte. Sarà compito dello sconosciuto che lo ritroverà segnalarlo sul sito e in seguito, ovviamente, restituirgli la libertà.
Forse non capita tutti i giorni e forse neanche a
tutti, ma qualche volta sicuramente accade anche qui, da noi, nelle belle vie
della città scaligera.ù
Anche Verona infatti è una città dove i libri
viaggiano. Le OCZ veronesi, ovvero Official Crossing Zone, segnate sulla mappa
del sito, sono dappertutto. Bisogna solo guardare. Dal 19 ottobre anche la sede
centrale della Biblioteca Civica di Verona ha inaugurato la sua OCZ e si è
aggiunta all'elenco di bar e dei B&B della zona che partecipano
all'iniziativa.
Forse adesso, abituati alla sintassi della crisi,
al lessico della velocità, alla grammatica scarna dell'indifferenza, trovare un
libro, lasciato per noi da un volto sconosciuto su una panchina, diventa
davvero immensamente poetico.