Cultura e spettacoli | 16 novembre 2013, 12:10

I Bookcrossers sono dei sentimentali

I Bookcrossers sono dei sentimentali

È un'altra delle

tendenze attuali che però, per una volta, non è solamente online e rende di

nuovo protagonisti i libri, facendoli viaggiare per il mondo da lettore a

lettore. Scopriamo il fenomeno del bookcrossing.

Non potrebbe essere diversamente. In Italia li

chiamano corsari, in giro per il mondo Crossers. Sono i fedeli servitori

dell'intersezione. Incrociano libri, storie, pagine unte dalle dita che le

hanno sfogliate, semplicemente perché si sono emozionati nel leggerle.

Quello che fanno è semplice: si innamorano di un

libro, lo divorano e poi lo abbandonano. Su una panchina, in un locale, sul

tavolino di una caffetteria. Disperdono con intelligente sconsideratezza brani

e parole nei luoghi asettici e stanchi delle città, solo per consegnare a

qualcuno un verso. E per concedergli la grazia, non scontata, di una frase ben

riuscita.

Lo insegnano gli innamorati. L'amore si deve

raccontarlo, dirlo a tutti.

E quando si ama si arriva anche al punto estremo

e più vero della condivisione, che è la privazione. I Bookcrossers sono dei

maestri in questo. Si derubano da soli delle loro letture in favore di altri

ignoti. Lo sanno bene che occhi sconosciuti leggeranno, sobbalzeranno,

sorrideranno tra le righe che loro hanno amato. Che mani estranee terranno il

segno tra le pagine, salteranno con malizia i paragrafi noiosi, sfoglieranno

insaziabili i capitoli, giocheranno, annoiate, con le copertine in

metropolitana. Ed è proprio per questo che lo fanno.

Sono convinti che i libri debbano camminare,

seguire e, come dice Erri De Luca, «spostarsi insieme ai passanti che se li

portano dietro per un poco».

I Bookcrossers sono in tanti, tantissimi.

Dall'Antartide allo Zimbabwe, passando per gli Usa dove tutto è partito nel

2001 grazie all'iniziativa di due coniugi americani, Ron Hornbaker e la moglie

Kaori che hanno dato all'iniziata un dominio web ufficiale. Tra i 150 paesi del

mondo che sono interessati al fenomeno, figura anche la nostra penisola, che

registra attualmente 26 mila iscritti circa.

Ma aumenta sempre di più il numero dei Bookcorsari (equivalente italiano del nome originale, ndr) nostrani che si sono appassionati a quello che è stato definito dal San Francisco Chronicle, “il messaggio in bottiglia dei giorni nostri”. Il procedimento è semplice; si sceglie un libro da “liberare”, si registra sulla pagina di bookcrossing.com e si ottiene un codice identificativo che permetterà di seguirlo nel viaggio, poi lo si lascia andare da qualche parte. Sarà compito dello sconosciuto che lo ritroverà segnalarlo sul sito e in seguito, ovviamente, restituirgli la libertà.

Forse non capita tutti i giorni e forse neanche a

tutti, ma qualche volta sicuramente accade anche qui, da noi, nelle belle vie

della città scaligera.ù

Anche Verona infatti è una città dove i libri

viaggiano. Le OCZ veronesi, ovvero Official Crossing Zone, segnate sulla mappa

del sito, sono dappertutto. Bisogna solo guardare. Dal 19 ottobre anche la sede

centrale della Biblioteca Civica di Verona ha inaugurato la sua OCZ e si è

aggiunta all'elenco di bar e dei B&B della zona che partecipano

all'iniziativa.

Forse adesso, abituati alla sintassi della crisi,

al lessico della velocità, alla grammatica scarna dell'indifferenza, trovare un

libro, lasciato per noi da un volto sconosciuto su una panchina, diventa

davvero immensamente poetico.