Cultura e spettacoli | 15 luglio 2013, 17:32

I padrini del sentiero E5

I padrini del sentiero E5

Tabelle di legno, pennelli, barattoli di vernice bianca e

rossa. Sono alcuni degli attrezzi del mestiere dei «wegepaten», i padrini del

sentiero E5. Per il tratto veronese, a prendersi cura di parte del percorso che

in 600 chilometri collega il Lago di Costanza all'Adriatico sono dal 1977

Franco ed Helene Cuoghi. Marito e moglie da mezzo secolo, hanno condiviso amore

per la montagna e camminate all'aria aperta oltre all'impegno di vegliare

sull'E5, affinché fosse sempre percorribile e segnalato ai viaggiatori che

decidano di percorrerne la via. Passione singolare con la quale hanno

contagiato la figlia Claudia che ha deciso di raccogliere il testimone dai

genitori e continuare la tradizione.

Non è un caso se l'abitazione della famiglia Cuoghi, a

Montecchio di Negrar, poggia le fondamenta sull'asse del sentiero. «Desideravo

vivere nella natura. Ci siamo trasferiti qui dalla città appena ne abbiamo

avuto occasione» esordisce Franco, mentre ci accoglie in una casa che di pellegrini

con lo zaino in spalle ne ha visti passare parecchi. Molti hanno lasciato una

firma sul grande registro che i due «wegepaten» conservano dal 1992. «Si tratta

di stranieri, in particolare tedeschi. Pensionati o studenti che, dopo

l'università, si regalano quest'esperienza. Si incamminano da nord a sud, sui

passi di Goethe e del suo viaggio in Italia» aggiunge Helene, con accento

teutonico a rivelarne le origini. Ad aggiungere informazioni ci sono

videocassette, mappe e faldoni di corrispondenza, album di foto e libri. E poi

guide: in tedesco e inglese. La guida italiana, a cura dei Gruppi alpinistici

veronesi, è datata al 1984: ristampata dieci anni dopo, è un volumetto

introvabile. «Purtroppo» dice Franco, che prosegue raccontando com'è diventato

padrino dell'E5, «ho sempre frequentato la montagna» premette. «Una domenica,

andando da Giazza al rifugio Scalorbi ho visto una tabella del sentiero europeo

che indicava il lago di Costanza e l'Adriatico. Ho chiesto informazioni,

scoprendo che era stata collocata da un tedesco. Poche settimane più tardi, una

cugina di mia moglie ci chiese se volevamo prendere in custodia un pezzo di

sentiero».: «Ci è stato dato il compito di segnalare sette delle ventisei tappe

dell'E5, da Passo Coe a Folgaria a Giazza, con un'indicazione rossa e bianca, e

controllarne la percorribilità». Inizialmente, spiega, molti tratti erano

abbandonati.

Come pionieri e unici italiani tra i volontari

segna-sentieri, i coniugi Cuoghi hanno indicato il percorso nella parte di loro

competenza con segni sulle rocce o tabelle di legno, ne hanno reso percorribili

i punti critici, ad esempio sul Pasubio, ripulendoli dove necessario dalla

vegetazione che ne rendeva difficile la percorribilità. «Attività che, dopo

l'iniziale segnatura, ripetiamo ogni anno, aiutati ora da nostra figlia. Questo

sentiero è parte della nostra vita» ammette Franco. «Era inevitabile»

interviene Claudia: «io e mia sorella Elisabetta siamo cresciute sul sentiero.

Due volte all'anno lo ripercorro controllandone lo stato. Sono gli

escursionisti a segnalarci se un tratto richiede manutenzione. L'importanza che

l'E5 ha, in termini di turismo eco-sostenibile, è sentita, ma non abbastanza.

Mi auguro che le persone si sensibilizzino in questo senso».

Il sentiero E5 è una delle vie escursionistiche più

apprezzate d'Europa. Inaugurato nel 1972, si deve all'intraprendenza di Hans

Schmidt che ne tracciò le tappe fondamentali. A partire dal tratto da località

di Sonthofen in cui viveva a Colterenzio in provincia di Bolzano dove

trascorreva le vacanze, che nel 1969 affrontò a piedi per attraversare le Alpi.

Da lì, su suggerimento dell'associazione dei circoli escursionistici tedeschi,

l'intuizione di mettere nero su bianco il percorso. Compito affidato a Schmidt

che, nel 1977, fondò l'associazione dei padrini del sentiero E5: volontari con

il compito di percorrere annualmente il sentiero, ritoccare la segnaletica e

ripristinare i tratti danneggiati. Il tragitto finale dal Veronese a Venezia

non è definito, e il viaggio si concludeva a Giazza. Dagli anni Ottanta, grazie

a Franco Cuoghi e Pino Avogaro, per i pellegrini dell'E5 il sentiero giunge ad

Avesa.