Cultura e spettacoli | 03 gennaio 2018, 10:02

Il rifugio di un libraio innamorato

Il rifugio di un libraio innamorato

Francesco Bletzo è un libraio veronese trasferitosi nella frazione Finetti di Tregnago, in compagnia dei suoi due gatti e dei suoi volumi, una collezione di quasi 20mila titoli. Continua la sua attività itinerante de I libri della domenica composta da testi usati e da edizioni rare, interessandosi poi della Folk Art, l'arte popolare che ritrova tra le case e i paesaggi al confine tra la Val d'Illasi e l'alta Val Tramigna.

di Ingrid Sommacampagna

Francesco Bletzo, a sessant’anni, si è rifugiato ai Finetti tra i suoi libri e la natura, rigogliosa e carica di caldi colori rassicuranti. Ha studiato Lettere a Venezia alla Ca' Foscari, iniziando poi a lavorare in una galleria d'arte contemporanea, un ambiente internazionale e intellettualistico; successivamente, ha collaborato come giornalista per La Cronaca di Verona, occupandosi di arte. In seguito, ha aperto un negozio di libri usati e d'occasione, un mondo che lo ha sempre appassionato. Ora, è un libraio di strada che partecipa ai mercatini del settore: la prima domenica del mese è a Verona, la seconda a Milano a Libri in piazza, poi l'ultima a Piazzola sul Brenta. Con Giuseppe Sandrini, professore universitario, ha una piccola casa editrice, no profit, dal nome Alba Pratalia, che pubblica scritti legati al territorio veronese, con cui sta pensando di pubblicare un libro sulla magia degli oggetti popolari.

Qual è il suo libro preferito?

Le botteghe color cannella di Bruno Schulz lo ritengo molto importante per lo stile barocco e complesso che può scoraggiare, e per la storia senza capo né coda che narra, unita ai quadri del suo paese natale nella Galizia, l'attuale Ucraina. Le illustrazioni rappresentano atmosfere, momenti di vita quotidiana e a volte anche scenari dolorosi, che costituiscono per me una grande opera di letteratura.

Questi  panorami li ritrova nella frazione Finetti, dove vive?

Sì, perché la Val d'Illasi è rimasta paesaggisticamente intatta, rispetto ad altre, aggredite dai fabbricati; qui c'è uno spirito primitivo, affascinante. Sono ai Finetti da quest'estate, nella casa di famiglia, usata tempo fa solo per qualche serata o brevi periodi di svago. Ora è la mia casa e la natura è quel filo rosso che unisce la letteratura: infatti, quanti scrittori si sono ispirati ad essa? Ciò che si è perduto nella città lo trovo qui, tra la suggestione delle case, le variazioni di colore della campagna e del paesaggio collinare. Il mio è un cambiamento di percezione del mondo, della realtà e della vita. A 60 anni ho fatto una scelta, si gira una pagina e inizia un altro periodo in cui sono più felice.

È molto affezionato anche ai suoi gatti, possiamo dire che facciano parte a pieno titolo di questo suo “paesaggio”?

Loro riempiono la vita nella mia casetta che era una vecchia porcilaia poi da me sistemata. Mi danno una visione nuova sulla natura, e attraverso i loro occhi vedo me stesso e non mi sento mai solo. Il rapporto con gli animali domestici è cambiato e ci cambia perché prendono uno spazio interno affettivo molto ampio e sono una presenza forte. La natura diventa una guida spirituale che seguo con molta attenzione, ricavandone una forza che ha cambiato il mio ritmo quotidiano.

La sua passione per la Folk Art ha trovato ampio respiro ai Finetti?

Amo il surrealismo e le avanguardie che qui si sposano con la Folk Art. In Italia è considerata un'arte minore, invece nelle Gallerie d'arte che ho visitato, negli Stati Uniti e nell'Inghilterra, ha una grande diffusione. È costituita da persone senza formazione specifica, con una forte manualità, capaci di trasmettere in un oggetto comune, come qualche giocattolo, sedia o cornice, calore umano e valore simbolico. Le piccole cose che non erano disponibili sul mercato per le persone più umili venivano costruite in casa con una poesia e una forza incredibile; ai Finetti ci sono porte, insegne, banderuole, e case con travi storte usate per motivi statici, e messe in piedi da squadre di muratori itineranti che usavano materiali locali grezzi. È un mondo in cui la creatività e le mani d'oro di queste persone trovano fascino e un potere altissimo che molta arte contemporanea fa fatica a raggiungere.