Cultura e spettacoli | 15 settembre 2013, 12:22

La voglia di tornare “Forte”

La voglia di tornare “Forte”

Costruito tra il 1883 e il 1888 dal Genio Militare italiano,

il Forte di San Briccio si trova sulla sommità dell’omonimo colle, e da più di

cent’anni sovrasta il piccolo paese. Nel corso degli anni ha visto svariate

modalità di utilizzo: da baluardo difensivo in realtà mai utilizzato, a

deposito munizioni durante il periodo bellico, fino all’occupazione da parte

delle truppe tedesche, successivamente ritiratesi nel 1945. Subito dopo la

ritirata, la popolazione locale e qualche volontario, portarono via ed

eliminarono il materiale esplosivo lì presente, al fine di scongiurare il

pericolo di un’esplosione che avrebbe avuto conseguenze disastrose (come

accaduto invece al Forte Castelletto, vedi Pantheon 41, ndr). Continuò ad

essere deposito-munizioni per volere dell’esercito italiano fino al 1978, e al

principio degli anni Ottanta la natura delle sue funzioni cambiò completamente.

È a partire da quel periodo infatti, che il Forte di San Briccio divenne teatro

di attività culturali, concerti e spettacoli curati dal Centro Culturale di

Lavagno, in seguito a un duro lavoro di risistemazione e pulizia ad opera dei

volontari del Centro. Per volere degli abitanti del paese, stimolati dalla

voglia di raccontare la cultura contadina e spinti dal desiderio di offrire

alla collettività uno spazio pubblico da poter sfruttare al meglio, nel giugno

del 1981 si allestì al suo interno la prima (e unica nel Veneto, ndr) mostra di

oggetti della vita contadina. Tutti si impegnarono per una buona riuscita,

raccogliendo attrezzi e strumenti di una volta, restaurati e sistemati con

estrema accuratezza. Data la vastità del numero di sale, 150 per la precisione,

il forte risultava un ottimo luogo in cui poter ricreare la civiltà agricola di

un tempo: dalla sala dedicata agli attrezzi per l’aratura a quella per la

raccolta del fieno, dalla cantina con gli oggetti per la lavorazione del vino

alla bottega del fabbro. Un tuffo nel passato, una ricerca e riscoperta delle

proprie radici: questo era il forte. Alla mostra seguirono molte altre

attività, tra cui esposizioni fotografiche sul paese di San Briccio,

sull’apicoltura, sulle fortificazioni austriache nel veronese, e altre

manifestazioni e spettacoli di carattere artistico e sportivo.

Gli ampi e numerosi spazi ospitarono anche la sede del coro

paesano “La Fonte”, attivo sostenitore delle manifestazioni all’interno del

forte, e parte attiva nell’organizzazione della rassegna dei cori, che ogni

anno non mancava di emozionare il pubblico. Il forte rimase così attivo per una

ventina di anni, fino ai primi del 2000, quando venne abbandonato a sé stesso

in seguito ad una dichiarazione di inagibilità. Da quel momento il degrado e

l’incuria si fecero sentire, e la cultura, gli spettacoli e i musei avevano

perduto il loro principale punto di riferimento.

Oggi il Forte di San Briccio è chiuso al pubblico e non è

visitabile, ma grazie a Lino Pasetto, presidente di quel Centro Culturale che

per molti anni si era occupato di mantenere attiva la struttura, direttore del

coro La Fonte nonché «direttore artistico» dell’associazione di volontariato

“All’ombra del forte” attualmente attiva per il suo recupero definitivo, ci

siamo addentrati tra quei cunicoli, respirando l’atmosfera misteriosa e

purtroppo oggi, silenziosa. L’associazione “All’ombra del forte”, a cui il

Comune di Lavagno ha assegnato la gestione del forte recentemente passato di

proprietà dal Demanio al comune stesso, è nata con lo scopo di recuperare la

struttura e realizzare attività ricreative e culturali, per far sì che lo

splendore del passato torni ad essere presente.

«Abbiamo completato la terza campagna di lavoro, e

solitamente ci troviamo il sabato mattina insieme con tutti coloro che armati

di voglia e pazienza, ci danno una mano per il raggiungimento dell’obiettivo»,

confida Lino. «Abbiamo sistemato il ponte levatoio, che prima era dissestato e

pericoloso, e ripulito l’interno dalle erbacce e dagli arbusti incolti». Il

lavoro sarà lungo, ma ai componenti dell’associazione non mancano di certo le

idee. Il lavoro sarà lungo, ma Lino assieme ai volontari, auspica di completarlo

in breve tempo. «Anche se è difficile preventivarne il completamento, un primo

obiettivo si sta già materializzando. Il “parco del forte” è ormai una nostra

prima conquista». La speranza è di terminare i lavori di risistemazione entro

fine anno, in modo da poter aprire al pubblico il portone del forte. In un

secondo momento, come ci confida Lino, «una volta completati i lavori di

sistemazione e pulizia, abbiamo pensato di riprendere le attività che un tempo

si svolgevano, ricreando tra queste mura quell’interesse didattico e culturale

che permeava il forte di San Briccio, che merita di tornare ad essere

valorizzato».