Cultura e spettacoli | 02 ottobre 2020, 14:57

Nel segno di Shakespeare e Dante

Nel segno di Shakespeare e Dante

Anche in base a quanto anticipato su Pantheon Speciale Spettacoli&Eventi di Giugno, come è stato ridefinito il programma dell’Estate Teatrale Veronese 2020 in seguito all’emergenza Covid 19? Quali cambiamenti si sono resi necessari?

«Ci siamo impegnati, quindi, nel ridefinire una programmazione teatrale che consentisse di portare in scena meno artisti, per esempio per il Festival Shakesperiano, invece dei classici grandissimi allestimenti, abbiamo chiesto ad alcuni artisti di riscrivere e reinterpretare alcuni miti dell’immaginario shakesperiano: Re Lear, Romeo e Giulietta, Macbeth e Amleto. Quattro riscritture per un viaggio dentro il mito riletto sotto uno sguardo completamente diverso».

«Per il teatro abbiamo dovuto rinunciare agli spettacoli che prevedevano grossi allestimenti e molti artisti in scena, per la danza a molte compagnie internazionali, perché a luglio, quando abbiamo iniziato con l’Estate Teatrale 2020, i termini per gli spostamenti erano ancora molto stringenti».

«Abbiamo proposto una bellissima versione di Romeo e Giulietta, con protagonisti Pagliai e Gassmann, per la regia di Babilonia Teatri, che ridefinisce il mito immaginandosi che i due innamorati condividano un percorso di vita come i due protagonisti Paola e Ugo, che sono insieme da più di cinquant’anni.  Poi l’Amleto, nella riscrittura di Steven Berkoff, che ha immaginato questa corrispondenza tra Ofelia e Amleto, ne L’amore segreto di Ofelia, la riscrittura di Sergio Rubini del Macbeth fatto “a sua immagine e somiglianza” – dal suo corpo, attraverso di lui transitano tutti i personaggi del dramma – e, infine, il Re Lear, riscritto da Melania Mazzucco per la reinterpretazione di Vanessa Scalera, attrice esplosa alla popolarità del grande pubblico per l’interpretazione in Rai della fiction “Imma Tataranni”».

Quali sono state le proposte per la danza?

«Per la danza abbiamo puntato sui talenti locali: fortunatamente Verona è ricca di proposte, dalle tantissime scuole di danza alle coreografe, magari più note fuori da Verona. Abbiamo individuato un focus che metteva insieme anche generazioni diverse, Laura Corradi di ErsiliaDanza, Chiara Frigo e Camilla Monga, che sul palco del Teatro Romano hanno presentato lavori nuovi e di repertorio, riscontrando un ottimo successo e partecipazione da parte del pubblico, e abbiamo cercato di riattivare la comunità della danza».

E invece per quanto riguarda la musica?

«Anche per la musica, ultimo segmento del Festival, abbiamo dovuto rinunciare ai grandi protagonisti della scena internazionale ma ci siamo concentrati sul miglior cantautorato per Rumors, con Alice che ha proposto il repertorio di Franco Battiato, Vasco Brondi e Vinicio Capossela, due grandi protagonisti della scena cantautorale italiana. Per il jazz, tre serate a tema, con una dedica specifica per ogni concerto: Mauro Ottolini ha rivisitato lo swing americano, Paolo Fresu il mito di Chet Baker ed Enrico Pierannunzi le colonne sonore di Federico Fellini. Abbiamo cercato di ridefinire il programma mantenendo una linea curatoriale ed identitaria il più forte possibile, che consentisse anche al pubblico di riconoscere la programmazione che normalmente è abituato a vedere al Teatro Romano».

Alla luce di quanto detto finora, quali sono i piani e le linee guida per il futuro?

«La prima cosa che cercheremo di fare è recuperare degli spettacoli che sono stati cancellati durante i mesi del lockdown. L’obiettivo, una volta verificate tutte le disposizioni rispetto al distanziamento, è riaprire tutti i teatri, anche quelli al chiuso – il Teatro Nuovo ha già riaperto, stiamo lavorando per riaprire il Camploy – e riprogrammare entro dicembre tutto quello che è stato cancellato: i due titoli che sono saltati del Grande Teatro e diversi titoli della programmazione dell’Altro Teatro».

«Per quanto riguarda il 2021, nonostante le incertezze che derivano dal Covid-19, dalla sua evoluzione e sulle possibilità di ritornare a pieno regime, con i teatri alla loro capienza normale, di sicuro sarà un anno nel segno di Dante: inevitabilmente Verona è una delle tre città dantesche italiane e di questo terremo conto dentro le programmazioni che andremo a individuare per il 2021».

«Ci sarà anche molto Shakespeare, nel cartellone dell’Estate Teatrale ma non solo: è mia intenzione ribadire e sottolineare come Shakespeare possa essere interpretato in maniera più tradizionale, nella programmazione del Grande Teatro, e in maniera più contemporanea, in quella dell’Altro Teatro. Il 2021 vedrà dunque come grandi protagonisti Shakespeare ma anche Dante, visto l’incombente anniversario della morte, che vedrà Verona tra le grandi protagoniste a livello nazionale».

Quali insegnamenti ritiene di aver portato a casa da questo periodo inusuale?

«Personalmente questo periodo è stato la ricerca del proprio centro. Tutto era cambiato, le relazioni interpersonali ma anche quelle lavorative, e gli applicativi che ci hanno consentito di rimanere in relazione hanno profondamente cambiato il modo di lavorare di tutti. Un aspetto molto positivo del lockdown è stato nel mio rapporto con Verona – io ho iniziato la mia collaborazione con il Comune a settembre dello scorso anno, arrivavo dopo una lunga direzione ed era difficile per me, che tra l’altro non sono veronese, entrare in relazione con la città. Il lockdown mi è servito tantissimo per “sentire” la comunità degli artisti veronesi, grazie soprattutto alla presenza dell’assessore Francesca Briani. Dopo mesi difficili e di fatica, ho sentito questa comunità che “si univa”, che aveva voglia di reagire e di riprendere in mano il proprio valore».