Cultura e spettacoli | 12 ottobre 2018, 15:42

San Fermo al ponte, la chiesa "invisibile"

San Fermo al ponte, la chiesa "invisibile"

L’edificio è stato rimaneggiato più volte nel corso dei duecento anni dalla sua soppressione come luogo di culto ma, ciononostante, è ancora presente in alcuni scorci architettonici all’interno di spazi ormai divenuti commerciali.

Chi attraversa l'incrocio davanti a ponte Navi per percorrere lungadige Rubele, o entrare in via Leoni, non nota più nessuna traccia dell’antica chiesa di San Fermo e Rustico al Ponte (definita anche solo di San Rustico). In effetti, sarebbe difficile scorgere un edificio religioso laddove manca il simbolo tradizionale che ne definisce la presenza: il campanile. Ma la chiesa (o almeno ciò che ne rimane) è ancora lì, sebbene nascosta da costruzioni addossate alle sue pareti. Definirne esattamente “capo e coda” non è semplice in quanto la facciata posta al civico 46 in lungadige Rubele sicuramente è stata realizzata in epoca recente, per di più in posizione parallela alla strada e non ortogonalmente al corpo dell’edificio. Sul lato opposto, invece, vi è un palazzo risalente probabilmente al XVI secolo. Ma, allora, come mai è stata costruita e ora non ce ne è più traccia?

Le notizie al riguardo sono molto poche. Tuttavia, si sa che la sua origine è legata ai santi Fermo e Rustico che furono martirizzati a Verona, fuori dalle mura romane, nel 304 d.C. Sul luogo dove furono imprigionati sorse poi una chiesa chiamata San Fermo in Cortalta. Oggi vi è un palazzo con due iscrizioni che ricordano i due santi. Dopo varie vicissitudini, i corpi tornarono a Verona nel 765 per volere del vescovo Annone e furono sepolti nella basilica costruita in loro onore «sin dai tempi antichi». Verosimilmente la chiesa di cui si fa riferimento è San Fermo Maggiore che presenta tuttora resti di un edificio di culto paleocristiano poi ricostruito a partire dal 1065 dai monaci benedettini.

Tuttavia, secondo lo studioso Giuseppe Vedovato, pare che la chiesa di San Rustico «sarebbe stata costruita per custodire provvisoriamente i corpi dei due martiri dopo la traslazione annoniana in attesa della loro collocazione definitiva nella vicina basilica a loro intitolata». Dopo questa provvisoria “funzione” la chiesa continuò ad operare alle dirette dipendenze di San Fermo Maggiore, almeno fino al 1529 quando se ne fa menzione come chiesa parrocchiale. Il suo declino avvenne nel 1806 con le soppressioni napoleoniche.

All’epoca vi era un’altra chiesa intitolata ai santi chiamata San Fermo al Crocefisso. Essa fu consacrata nel 1139 sul luogo del martirio dove ora vi è un palazzo all’angolo tra via Pallone e via Macello, ma fu distrutta alla fine dell’Ottocento. Un nuovo edificio di culto fu così costruito in via Filippini e venne chiamato San Fermo Minore.

Della chiesa di San Rustico si sa poco se non che, probabilmente, custodiva l’arca funeraria di Giovanni della Scala, trasportata nel 1829 accanto alla chiesa di Santa Maria Antica. Vi erano poi opere di Cavaggioni, Marchetti, Creara, Balestra, Marchesini e Barbieri.

Entrando nel locale di via Leoni si può ammirare un frammento di affresco risalente al XIII secolo e, accanto alla porta, due colonne originarie in marmo rosa che sorreggevano anticamente due arcate a tutto sesto. Probabilmente questo spazio, in origine aperto in quanto la pavimentazione è la stessa dell’area esterna, è stato chiuso intorno al XVI secolo come attestano il soffitto ligneo decorato e l’affresco della parete sinistra. Rimane, però, anche un cancello in ferro che collega lo spazio principale alla stanza secondaria. Un piccolo tesoro nascosto.