Cultura e spettacoli | 15 ottobre 2013, 10:43

Un futuro in bianco e nero

Un futuro in bianco e nero

È l'ottobre del 1997 e sbarca a Verona il primo

multisala, l'antagonista del vecchio e intimo cinema di quartiere. Il Warner

Village è solo il primo della moderna famiglia dei cinema multiplex presenti

sul nostro territorio, ma sarà ben presto seguito da altri multisala che iniziano

a comparire sia in provincia che nel centro città. Di pari passo con la

diffusione delle multisala, si assiste però anche alla chiusura di vari cinema

di quartiere, le piccole sale cinematografiche che con le loro pellicole

avevano fatto sognare i nostri nonni.

Oggi, a 16 anni esatti dall'arrivo del primo

cinema “moderno”, chi è riuscito a resistere di fronte ai grandi colossi non ha

di certo vita facile. Molti dei piccoli cinema di quartiere per far fronte al

calo di affluenza organizzano cineforum, rassegne di film d'essai, con

proiezioni di alto livello che spesso sfuggono alla grande distribuzione. Nella

nostra zona, il Cinema Teatro Alcione, il cinema Teatro Nuovo San Michele e il

Cinema Teatro Astra di San Giovanni Lupatoto hanno già messo a punto ricchi e

interessanti calendari per la stagione in partenza a ottobre con proiezioni a

prezzi agevolati, soprattutto per giovani e over 60.

Per differenziarsi dalle multisala alcuni cinema hanno messo in atto altre strategie come nel caso del Cinema Teatro Nuovo di San Michele, che anche quest'anno propone la rassegna Mondovisioni: 7 documentari firmati dal settimanale Internazionale trasmessi in lingua originale, con sottotitoli in italiano, in programma a partire da novembre sino a maggio 2014.

Come se tutto ciò non bastasse, i cartelloni dei piccoli cinema dividono anche la collaborazione di compagnie teatrali d'eccellenza: ecco quindi la rassegna proposta dal Cinema Teatro Alcione, dal successo ormai consacrato, affianco a rassegne meno conosciute, ma non per questo meno meritevoli. La Barcaccia sarà in scena a San Michele dando vita all'umorismo goldoniano, mentre la compagnia Teatro dei Pazzi arriverà a Grezzana il 6 dicembre, sullo stesso palcoscenico che sarà calcato anche da I meo de la coà.

Ma se dunque l'offerta dei piccoli cinema è così

variegata e ricca, perché si sente parlare così spesso di crisi dei cinema di

quartiere e parrocchiali, fino ad ipotizzare la loro futura scomparsa?

Da un lato sembrano mancare grandi associazioni

che tutelino queste piccole realtà, promuovendo lo spirito di squadra e la

collaborazione per far fronte, assieme, alla concorrenza. Interessante è

l'esempio dato dai cinema di Firenze che lo scorso anno si sono uniti creando

una card utilizzabile in ben 23 sale cittadine. La formula si è rivelata

vincente: tariffe ridotte per i cinefeli, sale finalmente piene e in più la

possibilità di partecipare gratuitamente a incontri con attori e registi.

Ancora una volta vince il “fare rete”? Non sarà un caso. D'altro canto, oltre allo

spirito de “l'unione fa la forza” da parte degli addetti ai lavori, ciò che

manca molto spesso è proprio l'affluenza di pubblico.

«Noi nel nostro piccolo facciamo il

possibile per promuovere il cinema di quartiere» confida Claudio Bianchi,

responsabile del Cinema Teatro Valpantena di Grezzana. «Siamo tutti volontari e

questo ci permette di abbattere i costi dei biglietti. Stiamo per dare inizio

alla stagione cinematografica che durerà sino alla primavera proponendo una

proiezione il sabato alle ore 21 e tre proiezioni la domenica, di cui una

destinata a bambini e ragazzi». Se il cinema è vicino a casa e il biglietto

costa poco, perché non approfittarne?

«Una ventina di anni fa avevamo

organizzato anche un cineforum, una bella iniziativa che purtroppo ha avuto

vita breve a causa della scarsa affluenza. E pensare che con il teatro abbiamo

il problema contrario: troppe persone in sala! Speriamo però che le cose

cambino, e il successo che ha il teatro contagi anche la rassegna

cinematografica».

E se parte del problema fosse anche, o

soprattutto, una mancanza di lungimiranza da parte nostra?

Abbiamo atteso la modernità con tanta

trepidazione, stufi del vecchio e assetati di novità. Il nuovo è arrivato e

pian piano stiamo mettendo in soffitta il vecchio. Con le cose vecchie e

trascurate però il rischio è questo: si abbandonano e si mettono da parte e

quando poi ci si accorge che sono i nostri ricordi, la nostra storia, spesso è

troppo tardi.

Forse è questo il vero senso della

lungimiranza: è nostro dovere guardare lontano ma non per questo dobbiamo

cancellare il passato. Possiamo vivere il futuro, anche in bianco e nero.