Cultura e spettacoli | 15 ottobre 2013, 09:30

Un'altra prospettiva

Un'altra prospettiva

Valentina è una donna come tante altre, o quasi. Sì perché la tenacia e

la forza che possiede la contraddistinguono a prima vista. Ventisettenne,

giornalista, scrittrice e Socia della

UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) di Verona da una decina

d’anni. Amante, come tutte le donne di cosmesi e shopping,

curiosa, solare e a volte un po’ cocciuta. Pessimista mai, o meglio, come

direbbe lei non più. Dimenticavamo, Valentina ha una disabilità che la

costringe a muoversi su una sedia a rotelle, ma questo è solo un dettaglio.

Storie vere, realtà semplici, esperienze di vita che ti toccano e insegnano che

c’è una leggerezza, una grazia speciale nel puro e semplice fatto di esistere e

nel vedere realizzato ciò che più amiamo. Valentina trasmette questo e molto

altro, basta solo avere il tempo di fermarsi a conoscerla.

All’età di dodici anni le viene diagnosticata una malattia neuromuscolare rara che le cambia la vita. Costretta a vivere su una sedia a rotelle si vede sfumare sogni, opportunità e possibilità, ma non si ferma e pianifica il suo riscatto personale. «Il problema più grande quando la vita ti mette alla prova è cercare di riuscire a collocarsi in un’altra prospettiva, provare a guardare il mondo da un altro punto di vista. Quando la sofferenza ti sfida, le possibilità sono molte. Puoi lasciarti andare nella passività assoluta, crogiolarti nel pessimismo o diversamente prendere la situazione in mano e affrontare a testa alta la vita». Valentina opta per la seconda scelta e decide di tirare fuori da sé il meglio. Nel 2003 pubblica il suo primo libro Una vita diversa, una sorta di diarioscritto in un momento difficile nel quale sfoga tutte le sue emozioni e tutto ciò che vive. «Un’esperienza bellissima che mi ha permesso di conoscere veramente tante persone. Ha avuto un successo sopra le mie aspettative, anche se, riguardando quelle pagine, mi rendo conto che le cose sono cambiate molto. A quell’epoca avevo sedici anni ed ero una ragazzina fragile, introversa e timida. Oggi ho ventisette anni e il percorso e le esperienze che ho potuto fare in questi anni mi hanno cambiato completamente. Ora sono più ottimista e innamorata della vita».

Cambiamenti questi si colgono già nelle prime pagine della sua seconda opera Quattro ruote e tacco 12 dove tramite aneddoti e frames di vita quotidiana, raccontati in prima persona, fa capire difficoltà e pregiudizi di una società discriminante e difficile. «La cosa che più mi fa arrabbiare sono le barriere che esistono in questa società! E non mi riferisco alle barriere architettoniche, uno scalino con un po’ di forza si supera, parlo di pregiudizi e diffidenze che le persone hanno verso qualsiasi tipo di disabilità». Con provocazione ed ironia Valentina parla, tramite il suo libro, delle fatiche quotidiane delle sue passioni e del suo essere donna, ma non solo. Lo spazio non manca per elencare le tante soddisfazioni avute negli ultimi anni. Il suo lavoro le permette, infatti, di intervistare big della musica, dello spettacolo e grandi sportivi, persone che definisce «speciali e uniche. Ognuno di loro mi lascia qualcosa, mi arricchisce. Francesco Renga per esempio mi ha trasmesso la bellezza della semplicità, i «The Sun» curiosità e voglia di crescere, e poi Giovanni Allevi, una persona che sa cogliere mille sfumature dalla vita e te le mostra cosi come sono. Quando ha accettato di scrivere la prefazione del mio libro mi ha riempito di gioia».

La

scrittrice è un uragano di vita che fa riflettere sul senso della sofferenza,

sull’amore, sull’amicizia e sulla femminilità. «Sono tanti i messaggi che volevo far passare, ma il titolo, volutamente

provocatorio, parla da sé. Il look per una donna è importante, aiuta a

migliorare la propria autostima e le relazioni, ma è bene comprendere che la

femminilità non deve essere ricondotta solamente all’aspetto fisico. Essa

comprende anche la componente psicologica, spirituale ed emozionale. Molto

spesso, quando una donna è su una sedia rotelle, viene definita disabile, prima

che donna. È tempo di cambiare prospettiva!».