Cultura e spettacoli | 15 settembre 2013, 12:58

Valle, dove la contrada è museo

Rinata, nel rispetto delle tecniche utilizzate dalle abili

mani degli scalpellini della montagna veronese, per diventare luogo di studio e

ricerca sull'architettura della Lessinia. Con questa prospettiva, che è al

tempo stesso una sfida, contrada Valle è rinata a museo nel quale passato e

futuro si incontrano per uno scambio reciproco di conoscenze. Idea che ha

guidato fin dall'inizio i lavori di restauro conservativo attuati sull'antico

abitato di Velo Veronese, per trasformarlo in un esempio di buone pratiche da

seguire per intervenire sugli antichi manufatti in pietra.

Il progetto. Ci sono voluti quasi dieci anni per arrivare al

taglio del nastro e dare il via al nuovo destino di contrada Valle. A partire

da quando, nel 2003, Comunità montana e Parco della Lessinia acquistarono il

complesso architettonico assieme ai terreni circostanti al prezzo di 87 mila

euro. A ripercorrere, tra il susseguirsi di diverse amministrazioni, le tappe

dell'intervento è l'architetto Guido Pigozzi, presidente della Comunità

montana, già allora nelle fila dell'ente che si è reso promotore della

lungimirante iniziativa. «È la prima volta che un'amministrazione pubblica

esegue un lavoro come questo su un documento storico che è simbolo della

Lessinia» premette. Così, nel tempo, lo stato di abbandono e il degrado

avanzato hanno lasciato spazio a un'oasi di pace e silenzio, evidenzia, con

l'auspicio che essa possa essere di esempio per il recupero intelligente di

altre abitazioni tramandate fino a oggi dal passato oltre che di ispirazione

nella realizzazione di edifici contemporanei, in sintonia con il territorio che

li ospita.

A firmare il progetto di restauro, suggerendo spunti e

originali soluzioni architettoniche, è stato l'architetto di fama

internazionale Paolo Portoghesi, cui si deve la scelta di coniugare l'antico al

moderno realizzando ampie e luminose vetrate su due piani con vista sul vicino

bosco di faggi nella parte di struttura più compromessa dai crolli, senza

ricorrere a soluzioni troppo invasive, ma sfruttando anzi i pilastri monolitici

sopravvissuti al crollo. A ricordarlo è l'architetto Cristiana Rossetti che ha

seguito, nel concreto, la realizzazione del restauro che ha interessato cinque

ambienti, per un totale di 450 metri quadrati. Spazi lasciati volutamente con

le dimensioni originarie, evidenzia, «che costituiscono di per sé stessi un

museo». Da qui la scelta di recuperare roccia e legno direttamente sul posto,

per quel che riguarda le parti da ricostruire, servendosi di malta di calce

biologica per gli intonaci e materiali eco-compatibili nel rispetto

dell'ambiente. I lavori hanno richiesto un impegno economico complessivo di

quasi 1,4 milioni di euro, divisi in due stralci, finanziati da Unione Europea

con Stato e Regione Veneto nell'ambito del Programma obiettivo competitività

regionale e occupazione Por Cro, parte Fers. Il restauro è stato eseguito dalla

Guerra Costruzioni, di Roverè Veronese.

Il futuro. «La sfida, adesso, è farla vivere tutto il tempo

dell'anno con un ritorno positivo per il territorio della montagna» prosegue

l'architetto Pigozzi. Nelle due stanze vetrate, anticipa, troveranno sede una

biblioteca e una sala studio sull'architettura che caratterizza la Lessinia. E

la speranza è che la contrada possa diventare un punto di riferimento per

professionisti e studenti universitari, scolaresche e in generale per le nuove

generazioni che qui potranno dedicarsi ad attività didattiche, con percorsi

naturalistici estesi alla vicina pozza con la sua piccola sorgente e alla

ghiacciaia. «Qui professionisti e tecnici comunali potranno per esempio

frequentare laboratori sull'uso della pietra e degli intonaci esterni delle

abitazioni, ricorrendo cioè a sabbie naturali che imprimono dei colori neutri a

seconda delle zone in cui gli edifici vengono costruiti» sottolinea.

«Le persone hanno bisogno di vedere cose belle, che si

distinguono» dice. Proprio come in un museo, a parlare al visitatore più

attento che visita la contrada sono le pietre, i tetti a tese gotiche alternati

a quelli ricoperti di canna palustre in corrispondenza della stalla e del

fienile, le lastre di confine ai pascoli, i dettagli dei comignoli e gli

stipiti delle porte di accesso ai diversi locali. «C'è un momento dell'anno in

cui il colore della canna palustre del tetto della contrada è uguale a quello

del pascolo» conclude Pigozzi. È quella che si può definire armonia, tra natura

e architettura.