Cultura e spettacoli | 14 novembre 2020, 16:14

Verona 2022, immaginare la città nel futuro

Verona 2022, immaginare la città nel futuro

“La cultura apre nuovi mondi”. Questo lo slogan del Dossier, presentato a fine luglio al Mibact, per la candidatura di Verona a Capitale Italiana della Cultura 2022. Un lavoro iniziato a novembre 2019 e che vedrà proclamate tra le 28 città, 10 finaliste nel mese di novembre e la vincitrice a gennaio 2021. «Un manifesto per Verona che vuole essere l’apertura verso nuovi mondi o modi di vedere la città» afferma il professor Paolo Dalla Sega, consulente di PTSCLAS spa, società che ha redatto il dossier in collaborazione con il Comune, e che abbiamo incontrato per “conoscere” la Verona del futuro.

Quali sono i nuovi modi di vedere la città?

«Il progetto disegna una città infinita, che si espande oltre i confini delle mura storiche, citando la famosa frase shakespeariana “Non c’è mondo al di fuori delle mura di Verona”. Immaginiamo una Verona del futuro, capace di proiettarsi oltre l’ansa dell’Adige per rendere partecipi i quartieri Arsenale, Borgo Trento, Veronetta, Verona Sud e poi risalire, come in una spirale, verso le vallate della Lessinia e della Valpolicella, cuore pulsante della natura. Una consapevolezza che è partita con la rete creata nella scrittura del Dossier, tra gli assessorati di cultura e urbanistica, le oltre 30 associazioni ed enti e i 15 soggetti istituzionali».

Quali sono le suggestioni del progetto?

«Abbiamo immaginato cinque “mondi” per la nuova visione di Verona, racchiusi in 22 progetti per il 2022, preceduti da sei mesi nel 2021 e altrettanti nel 2023 di follow-up. “Human Culture” è il primo, che vede la persona al centro, con progetti di benessere, coesione sociale e uguaglianza. Ad esempio una riflessione sulla condizione della donna con il progetto Lettere a Giulietta. Secondo mondo “Community Building”, per raccontare una città con visione organica e unitaria, in grado di dare spazio alla partecipazione civica, per esempio con Ars Lab all’Arsenale. ”Open Culture” cerca la scintilla aggregativa tra le persone nei patrimoni inestimabili di Verona, perché diventino spazi territoriali accessibili, fisicamente e tecnologicamente. Uno di questi progetti vede la musealizzazione completa dell’Arena, che diverrebbe poi capofila della rete museale. Una città che vuole essere “Smart”, con una mobilità dolce e sostenibile. Infine “Verona beyond”, tra turismo e territorio. Qui l’idea del nuovo sito dell’Organizzazione della gestione della destinazione, per offrire esperienze turistiche sempre più complete, anche in ambito internazionale».

Come vede Verona nel futuro?

«Verona ha imparato molto scrivendo questo Dossier, scoprendo la cultura come un aggregatore e acceleratore di risorse, con un’energia derivata dalla co-progettazione e co-creazione del progetto».