Cultura e spettacoli | 22 agosto 2013, 17:00

Vajont 50 dopo. Immagini rare al Film Festival

Immagini rare e racconti di testimoni per ricordare, a mezzo secolo di distanza, la tragedia del Vajont. Si apre nel segno della memoria, sabato 24 agosto, la diciannovesima edizione del Film Festival della Lessinia. La rassegna cinematografica internazionale dedicata alle terre alte di ogni continente del mondo dà spazio alle immagini dell'epoca, presentando sul grande schermo del Teatro Vittoria di Bosco Chiesanuova contributi filmati “laterali” e poco noti al pubblico. E dà spazio alle voci di testimoni oculari di quei giorni tragici che giungono in Lessinia per tener viva la memoria e svelare verità ancora scomode e tenute nascoste.

Tra questi Italo Filippin, ex amministratore di Erto e Casso al tempo del disastro del Vajont, ospite (alle 18.30) della cerimonia di apertura del Film Festival assieme a Marco Rossitti, curatore della retrospettiva realizzata in collaborazione con Fondazione Vajont e Festival Le Voci dell’Inchiesta di Pordenone.

Quella del disastro del Vajont è la storia di molti silenzi: innaturali, colpevoli, imbarazzanti, forzati, dignitosi, toccanti” spiega Rossitti nel catalogo della rassegna. “Ma è anche il resoconto delle iniziative messe in atto da quanti – giornalisti, scrittori, storici, cineasti – hanno cercato di rompere certi silenzi e ascoltarne altri”.

La retrospettiva propone i due corti Gli acrobati delle dighe (Italia 1963) di Angelo Campanella e Vajont. Natale 1963 (Italia 1963) di Luigi Di Gianni, grande maestro del documentario italiano, che presentano rare immagini girate prima e dopo la frana del Monte Toc. Inoltre Vajont ’63. Il coraggio di sopravvivere (Italia 2008) di Andrea Prandstraller, incentrato sull’azione dei Vigili del Fuoco e sulle descrizioni dei superstiti alla tragedia; infine Uomini sul Vajont (Italia 1963) di Luciano Ricci nel ricordo dei trecento operai, soprattutto veneti e abruzzesi, che lavorarono alla costruzione della diga del Vajont.

L'appuntamento cinematografico è preceduto dall'incontro con Giorgio Temporelli, che inaugura (alle 17 in Sala Olimpica) il ciclo di appuntamenti letterari Parole alte. Nel suo libro Da Molare al Vajont (Erga edizioni) il consulente tecnico per la produzione delle acque destinate all'alimentazion ha analizzato in ogni dettaglio le cause non soltanto di questa, ma di molte altre tragedie meno conosciute, accadute sulle Alpi per colpa degli invasi artificiali.

TRIBUTO A BENETTI. Nell’anno della sua scomparsa, il Film Festival della Lessinia dedica un tributo speciale al paleontologo e studioso Attilio Benetti a cui, domenica 25 agosto a Camposilvano sarà intitolato il Museo dei fossili da lui fondato e custodito per mezzo secolo. Al Teatro Vittoria, alle 16, la rassegna presenta alcuni preziosi documentari. Nel primo, Una notte nel Cóvolo (Italia 1995) di Tiziano Zatachetto, è lo stesso Benetti a raccontare una storia di fade e orchi ambientata nella grande caverna che si apre accanto alla sua casa. Ne Le pietre di Attilio Benetti (Germania 2002), il regista Josef Schwellensattl regala un ritratto dello studioso e dei suoi fossili, dei viaggi da emigrante e della passione per la montagna, della voglia di tramandare al futuro memoria e delle lotte per la salvaguardia ambientale e culturale delle terre alte. Il regista Giorgio Pirana è a Bosco per presentare Lessinia, magia di un momento (Italia 2013). Il cortometraggio è ambientato nella stagione invernale, quando neve e ghiaccio trasformano l’altopiano veronese in un luogo irreale, un mondo metafisico.

CONCORSO. A inaugurare la sezione Concorso, alle 21 sul grande schermo del Teatro Vittoria, il film del regista Jérôme le Maire (Belgio 2012) con Le thé ou l'éléctricité / Il te o l'elettricità che racconta come l'arrivo di lampadine e televisione abbiano cambiato la vita nel piccolo e isolato villaggio della catena Anti-Atlas in Marocco. A seguire Misafir / L'ospite (Turchia 2013) di Haydar Demirtaþ ambientato nel monastero ortodosso di Deyrulzafaran, sulle montagne intorno a Mardin in Turchia, in cui vive il vecchio e saggio Bahe.

MUSICA. Alle 23, nella Piazza del Festival le sonorità greche della band Vanghelis Merkouris – Mesogaia Project accompagnano il primo dei concerti (a ingresso libero) della rassegna. “Mesogaia”, in greco, significa terra di mezzo: in questo spazio di frontiera si muove il virtuoso greco Vanghelis Merkuoris assieme al suo gruppo, formazione eclettica, nata dalla passione di musicisti greci e italiani, attraverso la fusione di differenti stili.

Marta Bicego