Cultura e spettacoli | 21 marzo 2022, 11:34

Il soggiorno di Antonio Canova a Verona

Il soggiorno di Antonio Canova a Verona

Era la Vigilia di Natale del 1815 quando Antonio Canova giunse a Verona. Ci rimase due giorni per visitare palazzi, chiese, musei, opere d’arte, assistere a uno spettacolo al Teatro Filarmonico e visitare l’Accademia di Belle Arti. Fu uno dei tanti soggiorni dell’artista che morirà poi nel 1822.

Ad accompagnare Canova nel suo mini tour è stato il pittore veronese Saverio Dalla Rosa che incontrò lo scultore la mattina seguente all’hotel Due Torri, dove pernottava, dopo la Messa di Natale a Santa Anastasia. Nessuno seppe dell’arrivo dell’illustre ospite scortato dal fratellastro (l’abate Giovanni Battista Sartori) e dal direttore del Museo Capitolino di Roma. Bevvero una tazza di cioccolatte e visitarono dapprima le Arche Scaligere per poi andare nella chiesa di San Bernardino per ammirare la cappella Pellegrini progettata dal Sanmicheli. Durante il tragitto si soffermarono davanti ai palazzi Bevilacqua e Canossa «che non cessava di encomiare» e sul ponte di Castelvecchio. Nella chiesa dei francescani elogiò il Cavazzola e la cappella sanmicheliana da cui prese spunto per l’interno del Tempio di Possagno iniziato nel 1818. Si recarono poi a Porta Palio, al Teatro Filarmonico, al Museo Maffeiano e in Arena della quale disse: «Verona ha la fortuna di avere il più difficile e più completo monumento dell’architettura romana che esista in tutto il mondo».

Il giorno seguente il Dalla Rosa portò Canova nelle Sale del Consiglio comunale (allora nella Loggia di Fra Giocondo) per mostrargli le opere raccolte di quello che sarebbe diventato il primo nucleo della collezione civica. Elogiò Paolo Veronese, considerato «il maggior pittore per far pittori». Dopo essere stato ospite dapprima del marchese Antonio Maffei poi della contessa Clarina Mosconi, la sera andò ad uno spettacolo al Filarmonico dove fu lungamente acclamato. Sappiamo, inoltre, che Canova visitò l’Accademia di Belle Arti (diretta proprio dal Dalla Rosa) affermando che «era sempre stata feconda di ottimi maestri, celebrata meritatamente e conosciuta dovunque si coltivano le belle arti».