| 13 maggio 2020, 14:32

Che fare dei Musei Post Covid19? Il Modello Museo Nicolis

Che fare dei Musei Post Covid19? Il Modello Museo Nicolis

 Come costruire il dopo? Mettendo in campo distanza sociale, smart working, sostenibilità, svolgimento diverso di eventi e mostre e di tutto ciò che implichi aggregazione sociale, dai pannelli di plexiglass, ad aggeggi che suonano, sorveglianti con metro, app di vario genere partendo dalla pandemia e non dal museo, come la famosa pagliuzza e l’invisibile trave, senza fermarsi a pensare finalmente ad una nuova idea di Museo, ripensarlo rarefatto, dilatato, immaginare nuovi modelli operativi per esperienze, accoglienza e sicurezza. E impresa. Un laboratorio di creatività, un atelier di futuro, una bottega digitale, che non è solo fare le video guide da parte dei direttori o degli esperti, questo lo si faceva già, per i Musei veronesi e italiani è una vera “chiamata alle arti”.

Se nuovo Umanesimo deve essere bisogna che la persona sia al centro, ripensare non solo lo spazio ma le relazioni partendo dalle persone di un Museo, che non sono solo i visitatori, ma le teste pensanti, le mani creative, il Museo sta prima nella testa delle persone che ne hanno cura, nella governance di un territorio, uomini e donne che lo creano affinché le opere non siano mute e lo spazio sordo, i nostri Musei necessitano di un pensiero imprenditoriale di una contaminazione delle arti: oltre ad artisti contemporanei, anche danzatori, registi, architetti, designer, visual designer, scrittori, psicologi, sociologi, per cercare di costruire una nuova visione collettiva e attiva di Museo perché il futuro comincia adesso.

Il post-pandemia si crea durante la pandemia, come ci relazioniamo al problema pone in essere la soluzione al problema stesso: proveniamo dal tempo della cultura della distrazione, del molto grande, del diverso a tutti i costi per essere poi tutti uguali, un tempo in cui scambiamo lo strumento con l’obiettivo, la cultura come prodotto, essa è invece un processo che dobbiamo rimettere in moto. Finalmente.

Alcuni Musei italiani si stanno muovendo in questa direzione, Patrizia Asproni Presidente di Confcultura e del Museo Marino Marini ci ricorda che unire la parola museo alla parola futuro è un ossimoro, ma è anche la soluzione.

Il Museo Marini a Firenze è un Museo del futuro, dove lo spazio è spazio di gioco sottolineato per esempio da un concorso internazionale “Playable Museum Award” con il quale si cercano talenti per pratiche di audience engagement in ambito culturale, quest’anno vinto da Greta Attademo architettrice napoletana con #Origaming, un progetto originale ed elegante dove il visitatore attraverso degli indizi nascosti potrà compiere delle scelte di tipo tattile o di movimento attraverso le piegature dell’oggetto, avvicinandosi alle opere interessate scoprendo informazioni audio che permetteranno di personalizzare il suo percorso ed altro ancora. Il primo premio è di 10 mila euro, oltre all’utilizzo del progetto nel Museo, un investimento serio dunque che la Fondazione Marini compie nei giovani, mette al centro la persona.

Su questa scia, quella di pensare al futuro nel presente, iniziare a risolvere il problema mentre si è ancora dentro all’emergenza, usare strategicamente il momento di lockdawn come occasione per ripensare, per ridisegnare, per riprogettare il Museo come impresa, è ciò che ha fatto in questi mesi il Museo Nicolis di Villafranca, inserendo sempre più il Museo veronese nel comparto turistico e nell’offerta culturale più ampia del Veneto e dell’Italia, ragionando per sviluppare nuove opportunità per i visitatori, ma anche per lo sviluppo economico e occupazionale. del territorio di appartenenza

Così scopriamo che Il Museo Nicolis di Villafranca, non è stato fermo in questi giorni di blocco, da qualche giorno può vantare la celebre “spunta blu”, quel riconoscimento, non facile che ha MuseiFerrai o Museitaliani: quel cerchietto azzurro con una spunta bianca che si può trovare su Instagram a fianco dell’account è un marchio di qualità, una certificazione di credibilità ed affidabilità, un riconoscimento ad un lavoro serio di promozione e comunicazione, un sigillo di garanzia molto selettivo e difficile da ottenere che serve ad aumentare l’autorevolezza del profilo.

Il Museo Nicolis è una nostra eccellenza territoriale, un museo non tradizionale di auto, moto, bici, aerei e oggettistica d’epoca, uno dei più importanti musei privati di matrice industriale nel panorama internazionale, che nel 2018 ha conquistato a Londra il prestigioso Museum of the year al the Historic Motoring Awards.

Non solo. Altri progetti sono stati portati avanti dallo staff del Museo Nicolis, guidato dall’imprenditrice Silvia Nicolis del Museo Presidente, in questi due mesi di intensa attività (in barba al lockdown) dietro le quinte con un lavoro quasi frenetico, attivo, con un motto stare fermi per muoversi, agire: sono stati recuperati i video del fondatore del Museo che fa le visite guidate proponendoli come pillole sui social, con aneddoti e curiosità dell’uomo, Luciano Nicolis; è stata realizzata sul sito del museo un’area interamente dedicata al territorio veronese e veneto suddividendolo in percorsi a tema implementabili; si sta lavorando per condividere la didattica on line a livello internazionale per scuole e istituti scolastici di vari livelli. Un laboratorio attivo, un museo del futuro con gli oggetti del passato che rinascono a nuova vita e che potrebbe addirittura scegliere di non riaprire a breve proprio per continuare il lavoro di ridisegno del Museo stesso trasformando un momento difficile in una grande opportunità. Una vera impresa.

Ricordiamo, non a caso, che Museo Nicolis fa parte dell’Associazione italiana dei Musei e Archivi d’Impresa promossa da Assolombarda e Confindustria, dove attraverso la conservazione, la valorizzazione di documenti, di materiali iconografici, oggetti prodotti e macchinari si racconta la storia dell’impresa e dei suoi protagonisti, Silvia Nicolis è Vicepresidente di Museimpresa e con questo ente si sta lavorando concretamente (no tavoli, no task force, ma persone competenti e fattive) per investire nel digitale, nei giovani, la creazione di itinerari di turismo industriale, nuovi spazi e nuova customer experience e su come dialogare con i luoghi della cultura e le realtà produttive territoriali anche a fini turistici, facendo sinergia per un Rinascimento. 

Impresa Italia, Museo diffuso.

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