| 16 novembre 2022, 17:25

Il passato del futuro è oggi

Il passato del futuro è oggi

«Importante è Fare!». Così esordisce la Presidente di INArch Triveneto, Lucia Krasovec-Lucas, architettrice, «Fare, nel senso di agire con arte. I nostri territori hanno bisogno di disfare e di fare, scomporre e comporre, azioni e metodologie del progettare tipiche della composizione architettonica che abbiamo messo da parte. E non possiamo più rimandare, dobbiamo avere coraggio, parola che viene da Cor, coris, metterci il cuore».

La Presidente continua con la presentazione del direttivo di IN/Arch Triveneto ricordando le Celebrazione del 2O° anno di attività e cedendo la parola all’architetto romano Beatrice Fumarola, Coordinatore nazionale IN/Arch: «La caratteristica di InArch, dalla geniale intuizione del suo fondatore Bruno Zevi (storico dell’architettura), è quella di avere al suo interno tra gli iscritti non solo Architetti e Ingegneri ma anche imprenditori, avvocati, commercialisti, quanti facciano parte delle professioni che possono contribuire alla crescita culturale, sociale ed economica dei nostri territori per costruire oggi più che mai un Laboratorio di futuri possibili, perché le azioni future sono conseguenza delle azioni del passato».

Così il passato del futuro è oggi.

«Oggi dobbiamo riappropriarci del ruolo del Progetto -, si inserisce nella tavola rotonda l’architetto Michele Franzina, vice Presidente InArch Triveneto, - …e ogni progetto è sia urbano sia architettonico. Dobbiamo ragionare di una legge sullo spazio pubblico come spazio di relazione necessario, perché lo spazio pubblico è lo spazio che vogliamo. Una legge che lasci liberi, nel senso che non è alla legge affidata la progettazione, ma abbiamo necessità di libertà nell’attuazione della stessa: definire il contorno e lasciare libertà di movimento alla progettazione».

«Stiamo sub appaltando i sogni - interviene Donato Riccesi, imprenditore architetto e vice presidente InArch Triveneto, - abbiamo bisogno di nuovi modelli nella percezione dello spazio e nella sua abitabilità. Abbiamo bisogno di tempi diversi, non è possibile che ciò che progettiamo oggi sia già cosa di ieri nel momento dell’attuazione».

«La cultura del territorio è diventata teoria… - tocca all’architetto Pietro Valle, professore al Politecnico di Milano, - …è come fossimo frantumati, senza più la capacità di vedere l’insieme e lontano».

È importante dunque prendere coscienza che non torneremo alla normalità, non dobbiamo, perché quella che chiamiamo normalità è il problema. Sono le persone che trasformano gli spazi, definiscono il loro uso, ritornare a quell’uomo al centro che è il fare di ogni progetto.

La conferenza si cuce con una mostra che fa parte della rassegna “Disegni di Città”: Tauns, 2016 di Franco Purini, con curatela e allestimento di Lucia Krasovec-Lucas. Una mostra che diventa il presupposto fertile per parlare di città, nel senso di comunità ovvero aggregato di cives. I disegni come una serie di riflessioni e immaginari a più voci, che intendono dare avvio a contaminazioni di saperi e verità, spesso inconfessabili, che animano costantemente il mutare dell’essere umani. «L’architettura è la forma fisica e insieme simbolica delle società e nello stesso tempo la società stessa è il prodotto primario dell’architettura»: il pensiero di Franco Purini ci rimanda alla necessità urgente di umanizzare (nuovamente) i nostri pensieri e le nostre azioni, che dovranno ripartire da gesti esemplari. In primis, ripensare, la nostra partecipazione alla vita della città e a quei comportamenti che potrebbero garantire una migliore qualità della vita; riparare, riannodare le connessioni che definiscono la trama delle nostre comunità e che determinano l’estetica relazionale con il proprio habitat, la città come rappresentazione ideale e naturale degli abitanti. Riconoscere il valore di ciò che abbiamo ereditato e superare l’infedeltà che abbiamo praticato anche contro i nostri stessi interessi; riconoscenza, come atto di attendibilità e veridicità di noi stessi, e di rispetto verso ciò che sarà.

Un dibattito sulle questioni della città e dell’abitare, per aprire il dialogo tra le amministrazioni pubbliche, i professionisti e la cittadinanza, per fare il punto della situazione attuale e comprendere come stiamo disegnando il nostro futuro. Prossimamente a Verona.

“Ascolta come mi batte forte il tuo cuore”

(Wislawa Szymborska)

 

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