| 17 gennaio 2021, 14:33

La banalità e basta

La banalità e basta

Ma come si permette. Mute, in silenzio, capo chino, a lato, una da un fianco una dall’altro, come ancelle. Una scena vergognosa, non solo per le donne, ma soprattutto per gli uomini. Un tonfo nel passato più bieco, un teatrino di un’arroganza e di una pochezza di contenuti che fa accapponare la pelle.

Un’ora e mezza di nulla autoreferenziale, dove il Paese è solo un pretesto per fare spettacolo.

E come si permettono due Ministre della Repubblica di stare lì, sottomesse e passive. Un “caporalato politico” e la conferma che le pari opportunità non esistono, nemmeno per la Ministra che le rappresenta. Non entro nel merito della questione che di per sé è follia se non irresponsabilità, ma nell’esempio che è stato dato quello sì.

Siamo il Paese della Bellezza, della cultura, dell’eleganza, ma anche delle Mondine quelle raccontate in “Riso Amaro”, con una Silvana Mangano fiera e a capo alto; siamo il paese di Artemisia Gentileschi figlia di un padre in continuo contrasto tra ciò che si deve e ciò che è il talento, siamo il paese di Dacia Maraini, di Alda Merini, di Rita Levi Montalcini, di Nilde Jotti e Tina Anselmi.

Siamo anche il Paese di Pinocchio, di una storia che aveva una morale, un insegnamento, e dove la Fata Turchina era un personaggio cardine, pieno di significati e relazioni.

Ciò che si è visto in quella conferenza stampa è grave.

E’ l’indicazioni a uomini mediocri di comportarsi altrettanto, di mettere da parte le donne, zitte e decorative, impossibilitate a disporre di un ruolo reale e cosciente, e da libera professionista mi spaventa a morte perché evidenzia ciò che già sta accadendo, un enorme passo indietro, dove uomini, quelli piccoli, si permettono arroganze, prevaricazioni, maleducazioni in nome di una insoddisfazione personale e di una incapacità che riversano con rabbia verso chi ritengono valga meno. Le donne.

Eh si, è così. Lo vivo spesso, serpeggia tra molti clienti e colleghi, quell’ironia, quella rabbia, quella frustrazione. Per fortuna ci sono uomini veri che con te sorridono della stupidità altrui.

Ma non è da sottovalutare. Non è per niente il futuro che ho visto seduto nell’aula del Parlamento del mio Paese, ma il passato, quello peggiore, carico della consapevolezza di anni di conquiste rinnegate e banalizzate come contentini.

La soddisfazione, di condurre il palco, di indicare le persone come “mie”, di fare la parte del borghese piccolo piccolo (che aveva sicuramente maggiore dignità nel personaggio di Sordi) sarebbe sufficiente per far risvegliare negli uomini pensanti di questo Paese una reazione di dignità e rispetto.

E delle donne. E’ gravissimo ciò che si è visto in quella conferenza stampa, merita una preoccupante attenzione, una spiegazione alle giovani generazioni.

Non pensiamo di essere meno colpevoli degli attori di questo degrado, perché anche stare in silenzio ha il suo peso, là dove non c’è più differenza tra una conferenza stampa politica, le sedute del Parlamento e la Casa del Grande Fratello, siamo oltre ogni aspettativa, siamo paradosso di noi stessi.

Io ho paura della banalità e del suo far passare tutto sotto l’indifferenza.

Per questo scrivo.

In Breve