Community | 24 giugno 2022, 14:51

La Valpolicella e le sue uve “chiamano” l’Unesco

La Valpolicella e le sue uve “chiamano” l’Unesco

Quando vi gustate un buon bicchiere di Amarone o di Recioto, vi chiedete mai come viene realizzato quel vino? Quali tecniche vengono usate per arrivare a quei risultati straordinari che il mondo ci invidia? Se non ve lo siete mai chiesto, la risposta ve la diamo noi, o meglio, ve la dà il Consorzio di Tutela Vini Valpolicella che, da qualche mese, ha avviato la procedura di candidatura a patrimonio culturale immateriale Unesco per la “tecnica di appassimento delle uve”. Una vera e propria eccellenza che ha spinto molte associazioni del territorio e i cittadini della Valpolicella a mettersi in gioco per sostenere la causa, di cui ci ha parlato il presidente del Consorzio, Christian Marchesini.

In cosa consiste questa tecnica, presidente Marchesini?

La tecnica l'appassimento delle uve è la tecnica principale del nostro territorio, che non è esclusiva  della Valpolicella, ma sicuramente ha dato il meglio di sé in quel territorio. Nel periodo di settembre si raccolgono le uve migliori, le si portano nel fruttaio tramite le cassette o con il sistema della arele, che ha un sistema antico. E queste uve rimangono nel fruttaio a riposare per circa 90 giorni. Alla fine del percorso di appassimento, l'uva avrà perso circa il 30% del proprio peso e ci sarà una concentrazione di zuccheri. Da quelle uve andremo a ottenere i due principali vini della denominazione che sono l'Amarone e il Recioto della Valpolicella.

Perchè avete avviato questa candidatura?

Innanzitutto questa sarebbe la prima volta che l'Unesco riconosce una tecnica enologica a livello mondiale. Per noi è un fattore socio economico ma soprattutto culturale, perché è una tecnica questa  che si tramanda di generazione in generazione. Il punto focale, infatti, è coinvolgere tutti gli attori del territorio, non solo dal punto di vista economico, ma proprio dal punto di vista culturale. Quindi la capacità anche dei giovani di ricordare cosa hanno raccontato i nonni di questa tecnica e la capacità dei giovani di modernizzarla.

Come funziona ora l’iter? Quali saranno i prossimi passi?

Abbiamo avuto innanzitutto “l'imprimatur” del governatore Zaia che ci ha sostenuto in questa. Iniziativa. Il Consorzio è a capofila e ha costituito il comitato promotore con una serie di soggetti che dovranno anche coinvolgere tutta la comunità. Ricordo che la Comunità della Valpolicella sono 19 comuni partendo da Sant'Ambrogio, arrivando a Cazzano di Tramigna: 8.600 ettari coltivati su circa 35.000 ettari di superficie. Poi verrà nominato anche un un gruppo di studio con una serie di professori universitari e altri soggetti che dedicheranno la loro attività nello sviluppo di questo percorso. È un percorso lungo e complesso, ma siamo fiduciosi di poterlo portare a termine entro tre o quattro anni.

I giovani, come dicevamo, sono stati coinvolti anche tramite i social e l’hashtag “#appassimentounesco”…

Certo, cerchiamo di coinvolgere il più possibile i giovani. Stiamo partendo dalle scuole medie e superiori fino ad arrivare all'università. Poi abbiamo coinvolto anche il Gruppo Giovani del Consorzio Tutela Vini Valpolicella, che è stato istituito circa sei mesi fa. Noi crediamo molto nel ricambio generazionale, siamo convinti che il futuro del territorio appartenga a loro. Noi in realtà siamo qui per cercare di preservarlo e restituirlo a chi viene dopo di noi nel miglior modo possibile.

Che feedback avete avuto fino ad ora?

Un feedback estremamente positivo perché il primo incontro lo abbiamo fatto a San Floriano all'università di Enologia, quindi erano presenti molti giovani, sia universitari ma anche delle scuole superiori. Abbiamo dato anche il compito alle scuole e alle scuole medie di preparare dei temi, riferendosi alla appassimento. Direi che siamo sulla buona strada.

Guarda l’intervista: