| 28 gennaio 2021, 12:15

Interzona, 28 anni di cultura a Verona

Interzona, 28 anni di cultura a Verona

Simone di Interzona, in rappresentanza di tutta l'associazione, ci delinea un quadro di come il comparto sta vivendo questo momento, focalizzandosi sulla scena scaligera.

È possibile che ancora oggi per molti sia difficile comprendere che la musica è cultura?

Molto probabilmente sì, il motivo è che la musica è vista per lo più come una forma di intrattenimento che cultura musicale appunto, come interzona abbiamo sempre dato molto spazio alla musica cercando sempre di portare un'offerta musicale di qualità con alle spalle una ricerca di un certo tipo. Questo spesso ha diviso il pubblico ma ha permesso anche di creare quel tipo di scena musicale che a Verona mancava.

Dal 2016 non avete più una sede fisica, ma questo non vi ha fatto rallentare l'attività, anzi. Vi è stato utile per comprendere meglio il territorio, oppure la mancanza di una vera e propria sede si fa sentire?

Entrambe le cose, da una parte ci ha dato modo di ampliare le collaborazioni sul territorio cittadino ed esplorare, dall'altra la mancanza di una sede fisica impedisce una continuità dell'attività e della proposta culturale. Mi sento di dire che siamo cresciuti parecchio in questo periodo ma la necessità di una sede fisica resta fondamentale per un’associazione, crea quel senso di appartenenza e forma inevitabilmente un legame tra le persone. Ai magazzini generali abbiamo lasciato un pezzo di cuore ma stiamo lavorando continuamente per trovare un nuovo spazio.

L'attuale emergenza sanitaria in corso ha colpito fortemente la cultura, settore che certo non ha mai goduto di ottima salute, ma oggi è ancora più difficile. Come si comporterà Interzona nella programmazione futura?

Navighiamo a vista purtroppo come molti altri, speriamo fortemente in una ripartenza nel 2021 per tutti. Nel frattempo stiamo comunque lavorando a molte cose come il nostro progetto #aRaccolta che vuole essere un archivio della storia dei 28 anni di Interzona, con immagini, grafiche, video e racconti. Vorremmo che fosse il più partecipativo possibile e ci piacerebbe poterlo portare anche fuori dal contesto online.

Come sta secondo voi il mondo dell'associazionismo veronese? C'è facilità di interazione tra le varie realtà, oppure ognuno pensa al suo orticello?

Non c’è l’offerta culturale che ti aspetteresti in una grande città ma di associazioni che si danno da fare ce ne sono parecchie. Penso a realtà come Kroen, SdV, River, DHub, Bridge Film Festival, Fucina Machiavelli, Officina Fotonica ma anche iniziative come Box336am o One Bridge to Idomeni. Le interazioni si creano se c'è una necessità e la voglia di fare un progetto comune, ad esempio Interzona ha iniziato a collaborare creando nuove occasioni culturali perché non aveva più un luogo dove farle; penso agli ormai appuntamenti fissi come le proiezioni di Barlumi all'Anpi che sono già al quarto anno. Per rispondere alla tua domanda, è vero spesso si è troppo impegnati nel proprio orticello. Questo da un lato è anche positivo perché vuol dire che c'è attività, dall'altro però così si rischia di non fare rete con le altre realtà, cosa che invece abbiamo capito essere davvero importante: il non avere più una sede fissa ci ha fatto toccare con mano il valore della condivisione.

Grazie all'enorme quantitativo di live & dj set proposti in questi anni, vi è mai balenata l'idea di organizzare un festival?

Ebbene sì ci è balenata l’idea e abbiamo progettato Festival 6to6 (si legge six to six) che doveva aver luogo a giugno scorso in zai, purtroppo è stato tutto rimandato e speriamo vivamente di poterlo fare l'anno prossimo. Il festival è un evento itinerante di 12 ore dalle 6 di sera alle 6 del mattino in zai con diversi momenti e attività, si spazia dal concerto/dj-set alle installazioni artistiche e biciclettate all'esplorazione di posti insoliti. L’idea del progetto nasce dalla volontà di esplorare quei luoghi a noi affini per mostrare potenzialità e opportunità, riscoprendone storia ed evoluzione. L'obiettivo è estraniare lo spettatore e stimolare campi di immaginazione urbana, aprendo porte verso ciò che oggi è visto come impossibile, o che addirittura non è visto.

In Breve