Storie di persone | 21 novembre 2022, 14:48

A Verona la prima scuola Senza Frontiere

A Verona la prima scuola Senza Frontiere

Sono quattro e a parlarci non sembra siano 18enni. Solari e scherzosi, outfit street e tanta consapevolezza. Monika, Gaia, Saramaria e Davide sono i quattro giovani veronesi che, tra tutti gli studenti italiani, hanno trionfato al concorso solidale di Medici Senza Frontiere.

“5 lezioni dal passato, 5 lezioni dal presente e 5 idee per il futuro” è il titolo del progetto a cui la classe V B del Liceo Artistico Statale di Verona ha partecipato (e vinto); un’idea nata in occasione dei 50 anni di Medici Senza Frontiere per celebrare l’incessante attività di soccorso e sostegno a migliaia di persone nel mondo.

«Tutto è nato quando una sera, a una cena, ho incontrato Giovanni di Cera, il referente di Verona per l’associazione – racconta il professor Maurizio Tagliola, coordinatore del progetto in V B -. Mi ha parlato della sua attività nelle scuole e subito ho pensato ai miei ragazzi. La competizione prevede una parte culturale e informativa da coniugare con un aspetto artistico-grafico, non potevamo non partecipare. Così, con entusiasmo e un’empatia contagiosa, Giovanni è venuto nella nostra classe e ha reso partecipi i ragazzi di cos’è, come funziona e quali scopi umanitari ha Medici Senza Frontiere; insomma, ci ha dato tutti gli strumenti per declinare 50 anni di solidarietà in un’opera d’arte».

Ma come nelle migliori storie a lieto fine, non tutto fila liscio. Il Prof Tagliola e la sua V B decidono di aderire all’iniziativa ma le scartoffie da compilare e le domande da inoltrare sono troppe e mollano: «Fogli e fogli...troppo spesso deterrente per chi, come noi, vuole intraprendere nuovi percorsi – sottolinea con leggero rammarico il docente -. Ma io e i ragazzi ci eravamo talmente appassionati a quelle storie di umanità che abbiamo deciso, lo stesso, di creare le nostre opere d’arte».

«Alla fine una intuizione felice – sorride Maurizio Tagliola -. Giovanni di Cera le ha viste ed è rimasto talmente colpito che ha deciso di inserirle nel concorso anche se non avevamo dato la nostra adesione iniziale; ci siamo accodati alla competizione nella fase finale. Da non partecipanti a vittoriosi. È stato emozionante».

Tra tutte le opere delle varie scuole italiane partecipanti, la giuria ha selezionato quelle di quattro studenti e studentesse della V B del Liceo Artistico di Verona come le migliori in assoluto consegnando loro, in una cerimonia ufficiale a Milano, la targa al merito: «Al momento del premio eravamo un mix di ansia e contentezza, l’apice di un’esperienza che ricorderemo», sono le memorie emotive di Davide Dalla Valentina, uno dei quattro studenti vincitori. È riflessivo e posato, con un tono di voce che denota sicurezza; la stessa decisione che ha nel tratteggiare a matita:  «La mia opera può essere riassunta con la parola “emergenza”: intesa come soccorso ma anche come il “venir fuori”, cioè l’emergere di un gesto d’aiuto o di un appoggio solidale; allo stesso modo, dalla mia tela, emerge un braccio teso verso volti sofferenti. Campeggiano, su questo avambraccio, dei gigli tatuati che, nella tradizione artistica, simboleggiano la purezza».

Tutti i ragazzi hanno seguito un iter standard: progettare un murales (2x3 metri) il cui disegno viene consegnato su carta o su tela. L’obiettivo è celebrare in un grande riassunto artistico 50 anni di volontariato di Medici Senza Frontiere mettendone in evidenza i valori, la solidarietà. Tutte le opere, poi, sono state vagliate da una giuria di esperti composta da giornalisti e critici di Repubblica Scuola, l’Internazionale, Limes Rivista italiana di geopolitica, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Medici Senza Frontiere e impresa sociale Step4.

Come Davide anche Saramaria Pozza ha deciso di rappresentare l’aspetto emotivo dell’aiuto: «La vicinanza in senso fisico, come abbraccio, è il focus della mia opera – racconta la giovane studentessa -. Un bambino e due ragazze sono così vicini che sembrano formare un unico corpo ma non si vedono i visi: le figure sono “spezzate” sopra il naso; in questo modo ognuno di noi può sovrapporre il proprio volto e immedesimarsi in quei gesti, in quei bisogni».

«Io ho scelto uno sfondo azzurro, distensivo e sereno – sottolinea Saramaria che non si stancherebbe mai di raccontare della sua opera tanto è coinvolta emotivamente -. Tutti e quattro abbiamo deciso di non disegnare il dolore ma di scegliere cromie e forme che risaltino la parte più importante di Medici Senza Frontiere: l’amore nell’aiuto».

Con lo stesso spirito Monika Todorova mette in primo piano dei sorrisi, contagiosi come il suo: «Per celebrare 50 anni di umanità ho raffigurato due bambini che sorridono sullo sfondo di un tramonto. Il rosso di quei paesaggi meravigliosi è in contrasto con il bianco e nero dei ragazzini. Nessun colore sulla pelle perché nell’empatia non ci sono differenze, di fronte al dono dell’aiuto siamo tutti uguali».

Non solo emotività, Medici Senza Frontiere è anche storia: «Nella mia tela ho voluto ricostruire mezzo secolo di umanità attraverso figure storiche come quella di Carlo Urbani, morto nel 2003 a Bangkok mentre curava la Sars - racconta Gaia Facciolini con un tono di voce basso ma dritta al punto-. Ho scelto una persona fisica, reale, per dimostrare quanto sia concreto il lavoro dell’associazione composta da persone per le persone. Allo stesso modo, sulla tela, campeggiano abbracci: qualcosa che si sente subito e tiene vicini».