Storie di persone | 02 maggio 2019, 07:50

Dal Pakistan a Verona. La ricerca della felicità di Kashif

Dal Pakistan a Verona. La ricerca della felicità di Kashif

Viene da un piccolo villaggio del Pakistan, dove viveva con il padre e da dove è dovuto fuggire per salvarsi la vita. Kashif ha solo 22 anni e, da sette mesi, vive in Italia come rifugiato. I primi due mesi li ha passati a Verona e successivamente è stato accolto a Pastrengo nella sede della Cooperativa Milonga. Ora Kashif, lavora in un negozio di alimentari del paese (per la precisione nel reparto ortofrutticolo) e lì sembra essersi ritagliato il suo piccolo angolo di felicità.

L’italiano in cui parla è ancora piuttosto acerbo, incerto, eppure non esita a raccontarci, come può la sua storia. Lui è Kashif Riaz, 22enne di origini pakistane ospite da cinque mesi nella scuola di Piovezzano, sede di Pastrengo della Cooperativa Milonga e, da due settimane, dipendente all’interno del negozio di alimentari di Luigi Modena, proprio nella piccola piazza del paese. Un luogo dove Kashif è stato accolto senza “se” e senza “ma” per dare una mano nel reparto ortofrutticolo del supermercato.

Kashif, salito agli onori della cronaca nei giorni scorsi, per aver trovato e riportato ai carabinieri un portafoglio smarrito per strada, ci ha spiegato che dopo averlo trovato è andato dal signor Modena e, insieme, si sono recati dalle autorità perché cercassero il proprietario. Una storia a lieto fine, che si è conclusa con la restituzione de portafoglio ad un uomo di Pescantina e con la soddisfazione di Kashif, che, con un permesso di asilo in scadenza tra qualche mese, ci ha detto di voler rimanere in Italia. E deciso a farlo restare sembra anche il signor Modena e i clienti del negozio, che ormai sembrano aver accolto in pieno Kashif e che spesso colgono l’occasione per scambiarci qualche parola cortese e, perché no, qualche battuta.

Un'atmosfera ben lontana da quella del piccolo villaggio dove viveva il 22enne. É in inglese, infatti, che Kashif ha cercato di raccontarci la sua fuga dal Pakistan: un Paese dove era ormai diventato pericoloso restare e dove le pene dell'inferno le aveva vissute sulla sua pelle. Per dimostrarcelo si è tolto il cappellino e ci ha mostrato una cicatrice sulla testa, un ricordo delle torture subite a cui è seguito un periodo in coma e, infine, la decisione di scappare in cerca di un futuro migliore. Ora potrebbe averlo trovato.

E a confermarcelo è anche il responsabile di Pastrengo della Cooperativa Milonga, Eduardo Francisco Potenza, che ci ha parlato dell'importante ruolo svolto dalla cooperativa per i ragazzi come Kashif: «La nostra cooperativa è basata soprattutto sul lavoro e noi ai ragazzi rifugiati diamo l'opportunità di imparare l'italiano, fare corsi sulla sicurezza, e li prepariamo per un futuro posto di lavoro. Inizialmente a Pastrengo la gente era contro di noi. Poi a distanza di poco tempo la popolazione ha visto che i ragazzi non sono mostri, ci comportiamo bene e siamo seri e ha cambiato idea, ora ci vuole bene».

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