Storie di persone | 24 febbraio 2021, 12:56

Fucina Culturale Machiavelli, Sara Meneghetti: «Siamo cicale che vogliono tornare a cantare»

Fucina Culturale Machiavelli, Sara Meneghetti: «Siamo cicale che vogliono tornare a cantare»

Un'orchestra giovane che ama mescolare la classica con il pop, il folk e il rock, diversi artisti e compagnie emergenti della scena off italiana, risate, mistero, poesia e viaggi oltre a corsi di teatro e spettacoli per bambini. Questo è tanto altro è Fucina Culturale Machievelli, uno degli spazi più originali dedicato alla cultura e all'intrattenimento di qualità nel cuore di Verona, a due passi da Ponte Pietra.

Nasce come start up culturale nel 2015 grazie all'intuizione e alla passione di Stefano Soardo, il presidente, e Sara Meneghetti, direttrice artistica: «Nonostante il periodo di crisi e il fermo dell'arte che dura da un anno, Fucina Culturale Machiavelli è in buona salute -racconta Sara Meneghetti-. Stiamo raccogliendo i frutti della fatiche degli anni passati e alcuni bandi vinti ci hanno permesso di proseguire con i nostri progetti. E' stato uno shock dover abbassare il sipario senza sapere quando poter riaccendere le luci di scena. Al contrario, il team organizzativo non ha subito nessuna battuta di arresto: abbiamo continuato a pianificare, richiedere bandi e cercare di tessere una rete di collaborazioni per arricchire la nostra offerta culturale; grazie anche a dei piccoli ristori siamo riusciti a non licenziare alcuni nostri dipendenti». 

Rassegna di prosa, teatro per bambini e famiglie, una stagione di concerti, una rassegna di Live Music, corsi e laboratori per adulti e bambini: Fucina Machievelli è un instancabile laboratorio di idee.

«Durante tutto il 2020 abbiamo lavorato alla nostra nuova produzione che unisce teatro, cinema e mondo virtuale: "Edipo Re in Virtual Reality", un'esperienza teatrale multimediale innovativa. Stiamo facendo i primi test e non vediamo l'ora di riaprire per debuttare al pubblico con questa innovativa avventura: siamo curiosi dei feedback e dell'accoglienza. E' un impegno produttivo a 360 gradi che ha assorbito l'intero team di lavoro per un anno e mezzo e ha coinvolto media partner, attori, tecnici per le riprese e il montaggio, registi e sceneggiatori».

In questo anno bizzarro la platea dal teatro si è spostata al salotto di casa propria dove, comodamente sul divano, Fucina Culturale Machiavelli ha pianificato un cartellone online: «Tante e diverse le iniziative durante la pandemia: non potevamo stare fermi, il teatro è la nostra linfa vitale -commenta Sara Meneghelli, direttrice artistica-. Grazie a un bando e alla collaborazione con la città di Padova, siamo riusciti a organizzare una rassegna musicale online con diversi concerti in occasione delle feste; inoltre abbiamo partecipato all'Estate Veronese e al Festival dell'Accademia Filarmonica».

«Ora siamo online con uno spettacolo interattivo, "Meet the Doctor", in cui gli spettatori si collegano in videochiamata e interagiscono con medico interpretato da un attore della nostra compagnia. Una sorta di seduca psicanalitica-teatrale dove, al termine, si scopre essere una riscrittura del gothic novel "Dottor Jekyll e Mister Hyde". La nostra rassegna online è pensata come forma di intrattenimento ma anche occasione di scambio e riflessone. L'obiettivo è quello di creare una specie di piattaforma, da qui il nome Fucinaflix. Questi gli impegni maggiori, poi abbiamo lanciato tante piccole iniziative come podcast, stanze su club house e intrattenimento per bambini sempre in streaming».    

Un offerta di eventi sorprendente se si pensa alla difficoltà con cui vengono realizzati e alle restrizioni. Ma lo streaming, per quanto professionale e interessante, non può sostituire il rapporto umano fatto di scambio ed emozione che costituisce l'elemento fondante del teatro: «La pandemia, a mio avviso, ha evidenziato una stortura: la profonda differenza tra ciò che è essenziale e quello che è superfluo -chiarisce Sara Meneghetti-. Dormire, mangiare e fare acquisti sono diventati i tre imperativi. L'unica cosa che si è cercato di tutelare è il poter comprare, soprattutto durante le festività natalizie. L'elemento materiale non è indispensabile e dovrebbe essere sostituito con quello culturale che significa cura di sé, del proprio essere umano: dobbiamo ricordarci che siamo "animali sociali" non "animali economici"». 

«Questa mancanza di umanità e di calore, questa distanza dall'essenziale ci ha spinti a dedicare questi 12 mesi di teatro a un animale simbolo della costanza: è l'anno della cicala, di chi canta d'inverno perché crede nella forza dell'arte anche quando tutto intorno è buoi, freddo e distante. Noi artisti siamo cicale perché abbiamo la forza di immaginare un mondo diverso, migliore, e abbiamo quel pizzico di follia per tentare di costruirne un pezzetto ogni giorno. Siamo cicale anche perché non vogliamo starcene più chiusi nella nostra tana ma vogliamo tornare a cantare. Al sole».