Storie di persone | 02 gennaio 2020, 10:12

Guareschi, un italiano serio

Guareschi, un italiano serio

Ventitré i pannelli esposti presso l'Istituto veronese nel mese di novembre (dal 14 al 17) che hanno avvicinato gli estimatori e i simpatizzanti dello scrittore. Tutti lì, pronti a conoscere e rivivere sfaccettature ed emozioni dell'autore. 

Ad accompagnarci in questo viaggio il giornalista Trevisan: «Correva proprio lo scorso anno, 2018, il 100esimo anniversario della nascita e il 50esimo della morte di Giovannino Guareschi (Primo maggio 1908 – 22 luglio 1968) da lì è nata l'idea di ripercorrere con questa esposizione la vita di uno degli scrittori italiani più amati e letti in tutto il mondo». Guareschi viene descritto come un personaggio scomodo che amava dire la verità soprattutto quando di mezzo «c’era il pane (Corpo) e vino (Sangue) di Nostro Signore Gesù Cristo».

«Il personaggio principale del suo Mondo piccolo è infatti il Crocifisso - racconta Trevisan - quel grande Crocifisso a cui Don Camillo si affidava e confidava, onnipresente nelle scene dei film e nei racconti dello scrittore. Davanti al Crocifisso, ai piedi della Croce, Don Camillo soleva compiere il suo esame di coscienza. Celeberrima la sua affermazione paradossale “non muoio neanche se mi ammazzano”, che manifesta la sua ostinazione nel ribadire la verità dei fatti». Verità che pagò sulla sua pelle: fu detenuto dal 1943 al 1945 in un lager tedesco prima e poi, nel 1954, si fece un anno di galera per il cosiddetto affaire De Gasperi, ossia due lettere ritenute false che egli pubblicò contro l’allora dirigente di spicco democristiano.

Giovannino Guareschi è ricordato anche da alcuni, per aver contribuito, grazie alla creazione di una vera e propria campagna elettorale politica alla vittoria della Democrazia Cristiana del 18 aprile 1948. Idee, articoli e il noto manifesto: «Nella cabina elettorale Dio ti vede, Stalin no» che contribuirono, secondo molti, alla sconfitta del Fronte social-comunista.

Guareschi è però prima di tutto uno scrittore che sa far divertire, commuovere e pensare allo stesso tempo. Infatti, se pure conosciuto al grande pubblico attraverso la fortunata serie cinematografica con Don Camillo e Peppone, tratta dai 346 racconti di "Mondo Piccolo", Fabio Trevisan ci spiega come: «la mostra si soffermi anche sulle note più intense e drammatiche che compaiono nelle pagine di Diario clandestino o della Favola di Natale, scritte entrambe nel periodo del lager forzato o le tante pagine che pochi conoscono e che la censura culturale e politica non ci ha ancora permesso di conoscere. Pagine che vi invito per questo a scoprire attraverso l'esposizione».