Storie di persone | 06 marzo 2021, 16:34

Il ragazzo di Lugo: Massimo Bertagnoli si racconta

Il ragazzo di Lugo: Massimo Bertagnoli si racconta

Massimo Bertagnoli, centrocampista classe ’99 del Chievo Verona, ha firmato il primo gol da professionista in Serie B nei primi giorni del 2021 contro il Cremona. Una grande emozione per il calciatore, nato calcisticamente nelle giovanili del Real GrezzanaLugo e poi cresciuto in tutta la trafila del vivaio clivense. Una soddisfazione frutto di duro lavoro, costanza e sacrifici.

Quando è iniziato il tuo primo approccio con il calcio?

«Ho iniziato a giocare a calcio già a sei anni nel campetto con gli amici, attività che affiancavo anche al Judo e al Basket, entrambi praticati per circa un anno. Inizialmente il calcio non mi faceva impazzire ma poi, preso dall’entusiasmo di stare con gli amici, ho deciso di iscrivermi alla squadra del mio paese, Lugo, nella squadra che oggi è il Real Grezzanalugo. Li ho trascorso tre anni e poi al terzo anno ho fatto tre provini per il Chievo. Mi ricordo che con me c’era Emanuel Vignato, che ora è al Bologna, l’unico che poi è riuscito a fare un percorso importante. L’anno successivo mi hanno preso e da lì ho cominciato la mia carriera al Chievo, dall’età di 9 anni».

Come si è sviluppato il percorso della tua carriera?

«Con il Chievo sono partito proprio dall’inizio, con la mia classe’99. È stato importante anche a livello familiare, perché comunque era un bell’impegno anche per i miei genitori accompagnarmi alle partite. Mi ritengo fortunato per come siano riusciti a gestire la cosa. C’erano anche altri due ragazzi di Lugo che sono stati scelti dal Chievo, quindi le nostre famiglie si aiutavano a vicenda. Ho percorso tutta la trafila tra giovanissimi Regionali e Nazionali, poi Allievi e Primavera. Al terzo anno sono stato anche capitano, proprio perché ero il più “anziano”, una grande responsabilità. L’anno successivo sono stato confermato in prima squadra e lì ho capito che tutto il mio percorso, e il lavoro che avevo fatto, mi avevano fruttato quel risultato meritato. Ovviamente l’emozione è stata tanta comunque».

Cosa c’è dietro l’arrivare in prima squadra?

«Ci sono stati tanti sacrifici in questi anni, perché volevo ottenere buoni risultati anche a scuola. Conciliare questi due impegni non è stato facile, soprattutto perché mi spostavo da Lugo, quindi le distanze erano importanti. Il mio obiettivo, e quello della mia famiglia, era fare in modo di concludere bene il percorso scolastico e allenarmi con costanza tutti i giorni».

Quando ti sei reso conto che il tuo percorso ti avrebbe condotto al mondo dei professionisti?

«Ho fatto molti progressi l’ultimo anno di Primavera, ero insomma consapevole di poter arrivare. Poi il Chievo è retrocesso e a quel punto è stato più “facile” raggiungere l’obiettivo. In tutti questi anni ho rinunciato a tante cose, anche banalmente alle feste del sabato sera. Però sto facendo ciò che mi piace, è un lavoro su sé stessi, perciò questi sacrifici sono necessari. Sono molto attento ai dettagli, soprattutto quelli che riguardano il mio fisico».

Qual è stata l’emozione dei primi gol nei professionisti?

«Ho iniziato lo scorso anno con la prima squadra del Chievo in Serie B. Solo due anni prima ero in tribuna e invece a quel punto ero io a giocare sul campo. Ho fatto altre presenze, sempre in crescita, ed è arrivato anche il gol, che è il coronamento di un percorso. È stata una grande soddisfazione per me e per la mia famiglia, infatti, l’ho voluto dedicare a loro. Poi è arrivato anche il gol al Bentegodi: io lo volevo tanto».

Come state vivendo questo periodo di emergenza sanitaria?

«Noi siamo fortunati perché siamo controllati. Certo che tutte queste precauzioni sono sempre un peso e una preoccupazione, soprattutto se qualcuno di noi fosse positivo. Fortunatamente nessuno negli ultimi tre mesi è stato contagiato. Certo, l’anno è particolare, e giocare senza pubblico non dà l’emozione che si prova di solito».

Dove ti immagini tra dieci anni?

«Per ora ho obiettivi di settimane e di mesi, però spero di migliorare giorno per giorno, di crescere, di conoscere nuove qualità di me stesso. Dovunque sarò, spero di essermelo meritato, tramite il mio lavoro».