«Ci sono giorni in cui mi sveglio spento, e tutto sommato
provo a starci dentro. Nella mia stanza aspetto il mio momento. Sono qui,
aspetterò. Io, aspetterò...». Inizia così uno dei brani più famosi del rock
italiano dei primi anni Duemila: Sole
Spento. È la canzone di apertura del famoso El Topo Grand Hotel, nono album
registrato in studio dai Timoria, ed è da considerarsi per certi aspetti un
vero e proprio inno generazionale che ha saputo consacrare a un pubblico molto
vasto ed eterogeneo la ex band “alternative rock” originaria di Brescia, allora
capitanata dall’eclettico Omar Pedrini.
A cantarla è Sasha Torrisi, che proprio con i Timoria, tra
il 1999 e il 2003, realizza quattro album: oltre al già citato El Topo Grand
Hotel, anche il precedente 1999 e i successivi Un Aldo qualunque sul treno
magico e Timoria live: generazione senza vento. Artista apprezzato (con i suoi
quadri sta conquistando riconoscimenti in ambito internazionale) e musicista
dotato di grande sensibilità, Torrisi viene chiamato nel 1998 a sostituire la
voce storica della band, Francesco Renga, che da quel momento decide di
proseguire la carriera da solista. «Conoscevo già i Timoria, li frequentavo,
andavo a sentire i loro concerti, suonavo le loro canzoni e ogni tanto mi
ospitavano alle prove» racconta Sasha «Quando Francesco uscì dal gruppo andai
anche a provare insieme a loro, mentre Omar Pedrini aveva già iniziato il
casting per trovare un sostituto. Ricordo che furono chiamati nomi importanti
del panorama underground, finché un giorno entrai in sala prove e trovai Omar
con una bottiglia di vino in mano, la stappò e mi invitò a brindare al nuovo
cantante dei Timoria. Eravamo solo io e lui nella stanza, ed così che venni a
sapere che scelsero me».
Inizia in questo modo la carriera musicale di Sasha Torrisi,
allora venticinquenne, in una band famosa a livello nazionale che «lo stesso
Pedrini amava descrivere come la più piccola tra le grandi, ma la più grande
tra le piccole». Il debutto ufficiale all’Adidas Street Ball a Bari, su un
palcoscenico di fronte a 20mila persone: «Abituato ai concerti nei club o nei
locali di provincia, è stato qualcosa di particolare trovarsi davanti a una
folla così grande che cantava insieme a noi i pezzi. Fortunatamente, al tempo,
ero inconsapevole delle responsabilità che mi erano state affidate, ovvero
sostituire una voce straordinaria come quella di Renga e suonare in una band
che stava cercando “aria nuova”, freschezza e semplicità per ripartire verso
altre direzioni».
Un confronto, quello con Francesco Renga, che non preoccupa
Sasha: «Ho iniziato a cantare con i Timoria con lo stile che ho sempre avuto
nelle band di provincia. L’inconsapevolezza di cui parlavo prima ha evitato
paranoie od obblighi di dover in qualche modo emulare il mio predecessore.
Cercavo soltanto di fare il mio dovere come cantante e come chitarrista e di
essere me stesso. Un atteggiamento che, col senno di poi, ha premiato con degli
ottimi album apprezzati dal pubblico, anche se non è stato facile all’inizio
quando i fedelissimi di Francesco non accettavano l’idea che ci fosse un altro
al posto suo».
Concerto dopo concerto, Sasha riesce a farsi apprezzare e ad
amare anche dai fan irriducibili del primo periodo «fermandomi a suonare con la
chitarra davanti a cinquanta, cento persone, mentre il palco era già in fase di
sgombero, facendo presente che il mio contributo ai Timoria era funzionale a un
cambio di rotta che la band stava cercando». E in effetti grazie anche allo
stile musicale di Torrisi il gruppo riemerge da una fase di stallo che durava
da qualche tempo e nei quattro anni successivi giungerà definitivamente alla
ribalta nazionale.
«Tra le tante soddisfazioni che ho vissuto in quegli anni,
sicuramente ricordo il concerto all’Heineken Jammim Festival insieme a Vasco
Rossi davanti a 300mila persone o l’apertura al concerto degli U2 allo Stadio
delle Alpi di Torino» prosegue l’artista oggi 40enne «Non mi è dispiaciuto
nemmeno partecipare al Festival di Sanremo nel 2002 con il brano Casa mia,
anche se era evidente che ci trovavamo in un contesto lontano dalle nostre
corde».
Successo e visibilità mediatica crescenti che si
interrompono però all’apice: «È come quando stai insieme a una ragazza a cui
vuoi un mondo di bene, ma senti di non avere quasi più niente da dirle. La band
si è sciolta nel momento di maggior clamore per assenza di stimoli. Ognuno di
noi sentiva il desiderio di prendere altre strade. Fu una separazione dolorosa,
ma del tutto consensuale».
Finita la storia musicale dei Timoria, Sasha Torrisi si
rifugia per qualche anno in una delle sue passioni di sempre, ovvero la
pittura: «Quando la band si sciolse non ebbi la voglia di rimettermi subito in
gioco, preferii dedicarmi all’arte». Il suo inizio si ispira all’artista e
amico Marco Lodola , famoso in tutto il mondo per le sue sculture pop luminose “
fabbricate” con plexiglass e illuminate con il neon che realizzò anche due
copertine per gli album dei Timoria e alcune scenografie per i live. Le opere
più recenti di Sasha sono influenzate dalla cultura giapponese dove il corpo
femminile si fonde con il cibo “sushi”, tutto in stile Pop Art. Opere in
acrilico e fluo su tela di cotone extrafine che lo portano a esporre in Italia
e all’estero, addirittura anche a Miami, in Florida per una collettiva su
Marylin Monroe.
In contemporanea all’attività artistica, Torrisi prosegue
con concerti live (ad oggi quasi 150 date all’anno, ndr) da solo con chitarra,
in duo o in trio oppure con la band. «Non ho mai smesso di suonare, ho
continuato a proporre i brani dei Timoria e molte cover andando a suonare
ovunque e dopo un breve periodo di prove e registrazioni, nel settembre 2009,
ho pubblicato il mio primo disco da solista , “Un nuovo me”, un EP
autobiografico contenente quattro brani che ho scritto e arrangiato e che
contiene un sound “Brit-Pop”, ispirato principalmente dai Muse ai Radiohead e
Coldplay.
Nel 2008 l’ex Timoria organizza a Parma, per i dieci anni
dalla scomparsa di Lucio Battisti, un tributo allo stesso con artisti noti al
grande pubblico nati o residenti nella città emiliana. La risonanza
dell’evento, il calore dimostrato dal pubblico ha portato l’artista parmense a
riproporre questo tributo, con successo inaspettato, in tutte le piazze
italiane negli anni a seguire,
reinterpretandolo in una chiave rock e attuale: «Siamo cresciuti tutti con le
canzoni di Lucio e per me è un onore portare al pubblico i suoi pezzi. Ho la
fortuna di collaborare, in occasioni speciali, anche con chi con Battisti ha
realizzato quattro album, ovvero il chitarrista milanese Massimo Luca.
Ma le collaborazioni musicali di Sasha Torrisi sono tante e
alcune anche molto lodevoli come quella che prosegue dal 2006 con il progetto
benefico “Rezophonic”, ideato da Mario Riso a favore dell’associazione AMREF,
che comprende la realizzazione di album e la loro promozione attraverso spettacoli
live e il cui fine è la raccolta fondi per "portare acqua a chi ne ha
veramente bisogno", ovvero nei paesi dell’Africa e del Sud America. Al
progetto collaborano circa 150 artisti del rock italiano tra cui, oltre a
Torrisi, anche Caparezza, Negramaro, Roy Paci, Negrita, Lacuna Coil, Le
Vibrazioni, L’Aura, Andy e Livio dei Bluvertigo, Enrico Ruggeri, Eva Poles dei
Prozac+, Pino Scotto, e molti altri. «In questi anni di attività abbiamo
realizzato due dischi, Rezophonic nel 2006 e Rezophonic2 – Nell’acqua nel 2011.
In quest’ultimo interpreto un brano dal titolo Love. Grazie ai dischi venduti,
ai gadget e ai live il progetto può vantare di aver realizzato 152 pozzi
d’acqua pulita, 14 cisterne per la raccolta d’acqua piovana e 3 scuole, e di
questo siamo tutti veramente orgogliosi.
E come si vede Sasha Torrisi fra dieci anni? «Sicuramente
con più capelli bianchi, ma con gli stessi occhi sognanti di adesso, di chi non
rinuncia a farsi trasportare dal vento, verso orizzonti in cui la musica è
ancora un’assoluta e immancabile protagonista.