Storie di persone | 20 giugno 2019, 17:44

Pif: «Chiedetemi se sono (in)felice»

Pif: «Chiedetemi se sono (in)felice»

Se capitasse per davvero di avere una manciata di minuti per chiudere le parentesi lasciate aperte nella vita? «Se fossi a Palermo, mangerei tutti i dolci che mi piacciono, per la paura di non ritrovarmeli nell’Aldilà. Poi saluterei le persone più care», risponde candidamente Pierfrancesco Diliberto. Ripiegato nell’armadio il completo scuro, l’ex de Le Iene Pif ha saputo ritagliarsi altri spazi tra radio, tv e grande schermo: come sceneggiatore e regista, essendo figlio d’arte; come autore che nel 2018 ha pubblicato per Feltrinelli il primo romanzo "...che Dio perdona a tutti" di cui ha parlato all’anteprima di "Sorsi d’autore", evento promosso da Fondazione Aida tra gli eventi di Vinitaly and the City.

Come attore protagonista di "Momenti di trascurabile felicità": è nel film di Daniele Lucchetti che nei panni di Paolo, dopo essere stato vittima di un incidente stradale, gli viene concessa l’opportunità di ritornare dal Paradiso per rimediare alle mancanze commesse. E in un certo senso per soffermarsi sul valore del tempo. «Questa è una cosa che ho acquisito, solo che è più facile da dire che da fare. Il fatto di avere 46 anni e andare verso i 50 faccio fatica ad accettarlo. Già penso alla pensione… – scherza, ma nemmeno troppo –. Mi sono addentrato nella seconda parte della vita e mi fa paura, quindi cerco veramente di godermi ogni momento».

Con i rimpianti, invece, che rapporto ha?

È un rapporto molto intimo perché un rimpianto se ne va solamente quando ne arriva un altro più grande...

Oggi si definisce un adulto felice?

Essendo il lavoro, che va bene, in questo momento al centro della mia vita… Posso dire di essere parecchio felice. Nella nostra quotidianità si inseriscono tanti momenti di trascurabile felicità e infelicità: forse sono proprio quelli a formare buona parte della nostra esistenza. Perciò devono essere goduti a pieno, intensamente.

A proposito di professione: che effetto fa passare da intervistatore a intervistato, da regista a protagonista?

Ormai sono abituato. In realtà la promozione di un film ti porta in studi e salotti televisivi che magari non avresti frequentato. Fa parte del mestiere vendere il prodotto, attirare il pubblico al cinema. All’inizio mi faceva impressione essere inseguito dai paparazzi, finché non ho capito che anche questo fa parte del gioco.

Insomma, era più facile essere una iena?

È stato strano trovarmi ad essere al centro dell’attenzione dei paparazzi. Mi capitò a sorpresa di essere il protagonista di un servizio de Le Iene e ne fui parecchio impressionato. Ovviamente, essendoci con loro un rapporto familiare, si è trattato quasi di un incontro tra parenti. Credo sia la normale evoluzione, che piaccia o meno.

A proposito di cambiamenti: quale speranza ha per il futuro, sia personale che per l’Italia?

La speranza personale è continuare a fare ciò che sto facendo, ad avere l’immensa fortuna di poter comunicare le mie idee attraverso i vari mezzi di comunicazione: il cinema, un libro, la radio. Se andasse avanti sempre così, sarei l’uomo più felice del mondo.

L’auspicio per il Paese?

Una volta vedere un gruppo di fascisti fare il saluto romano faceva scandalo. Adesso accade ogni giorno, senza creare indignazione. La mia speranza è che si ritorni a vivere questi gesti come fatti eccezionali, non come normalità.

È un messaggio che deve raggiungere le giovani generazioni?

Non credo tornerà il Fascismo, però il giochino del povero che se la prende col più povero in passato ha avuto successo, almeno inizialmente. È un meccanismo che drammaticamente pare funzionare ancora. Ma non bisogna dimenticare che la guerra tra poveri non ha mai portato a nulla di buono.

Francesco Piccolo, il sovrano delle felicità trascurabili

Dall’ultimo libro dello scrittore è stato tratto il film "Momenti di trascurabile felicità". Qui un estratto del romanzo di Piccolo. «C’è anche una piccola felicità malinconica, alla quale mi sono rassegnato. Succede quando scopro un libro, un film, delle canzoni. Cerco di comunicare il mio entusiasmo, ma succede sempre che l’ho scoperto troppo tardi. Quell’autore era meglio prima. I libri precedenti, i film precedenti, i dischi precedenti, quelli sí».