Storie di persone | 18 febbraio 2022, 13:10

Sognava la serie A da calciatrice, l’ha raggiunta da fisioterapista

Sognava la serie A da calciatrice, l’ha raggiunta da fisioterapista

Da bambina giocava a calcio e sognava la serie A, ora l’ha raggiunta da fisioterapista. Sofia Cordioli, 29 anni, di Villafranca, da questa stagione segue la squadra femminile di calcio Audace C5 Verona, che dal campionato in corso ha fatto il salto nella massima serie. Laurea in fisioterapia all’Università di Verona, Sofia si è poi specializzata con il master universitario in osteopatia nelle disfunzioni neuro-muscolo scheletriche, organizzato in collaborazione con scuola EOM Italia di Mozzecane, completando quindi la formazione con il diploma in osteopatia rilasciato sempre da EOM.

«Mi è sempre piaciuto il calcio, tanto che alle medie giocavo in una squadra – racconta -. Poi, dopo il liceo scientifico, ho unito sia la passione per lo sport che quella per la medicina, che avevo fin da bambina, scegliendo fisioterapia all’università. Nel frattempo, essendo sempre rimasta in contatto con l’ambiente calcistico, ho cominciato a fare le prime esperienze. Prima ho seguito la Fortitudo Mozzecane (ora Chievo Women) in serie B per due stagioni, poi le giovanili femminili dell’Hellas Verona per una stagione. Successivamente mi è arrivata questa offerta dall’Audace che mi è sembrata stimolante, sia perché la squadra per la prima volta è approdata in serie A, sia perché mi fa piacere collaborare con figure che stimo come il preparatore atletico e il medico della società. Così ho accettato la scommessa e sono molto contenta. La squadra adesso è nona in classifica e sta avendo un buon riscontro sia di pubblico che mediatico, tanto che qualche partita andrà anche in diretta su Sky».

Sofia segue le giocatrici sia nelle giornate di allenamento durante la settimana, sia nelle gare in casa al Palalupatotina di San Giovanni Lupatoto che in trasferta. «Il lavoro è impegnativo perché sono spesso in viaggio, ma finora, toccando ferro,  non ho dovuto lavorare su infortuni gravi – spiega -. Ho trattato una distorsione importante alla caviglia e siamo ora alle prese con una lesione muscolare. Per il resto lavoro molto sulla prevenzione con la manipolazione fasciale e la mobilizzazione articolare, in collaborazione con il preparatore atletico, utilizzando anche terapie fisiche come la tecarterapia per velocizzare il recupero, o la massoterapia per il lavoro di scarico muscolare e i bendaggi funzionali per prevenire recidive di distorsioni e dare stabilità alle articolazioni. Fondamentale è stato l’apprendimento delle tecniche osteopatiche, che mi hanno aperto la mente nel ricercare le vere cause dei problemi senza fermarmi solo ai sintomi. Ci sono tante manipolazioni che si possono fare anche nel tempo di un time out durante la gara e possono essere di grande aiuto quando c’è un intenso sforzo muscolare. Mi trovo spesso ad affrontare affaticamenti a livello lombare, dovute al pavimento duro dei palazzetti, oppure a livello muscolare soprattutto agli arti inferiori. Sono costantemente in contatto con il medico della squadra, con il quale si valutano casi che non attengono alla mia professione, ma per le quali posso essere da supporto».

La fisioterapista ha seguito anche una squadra calcistica maschile, seppure con una collaborazione saltuaria. «Con i ragazzi il rapporto è più immediato e più semplice nelle dinamiche di gruppo, però sono più fragili nella sopportazione del dolore. Le ragazze, invece, sotto questo punto di vista hanno una resistenza pazzesca, però sono più difficili nella gestione delle dinamiche psicologiche, vedi il nervosismo post gara, le sconfitte o i rapporti interpersonali. Però con la professionalità si supera qualsiasi ostacolo. Io, oltre ad avere uno studio mio e a collaborare con il centro riabilitativo Genesi di San Giovanni Lupatoto, continuo a svolgere attività di assistente alla docente nella scuola EOM per continuare a rinfrescare gli argomenti più rari da trovare in ambulatorio ed essere aggiornata sulle nuove tecniche manipolative. Il mio sogno? Arrivare ad avere un giorno un centro riabilitativo tutto mio, anche se per una donna è sempre più difficile conciliare famiglia e lavoro. Ma la passione e la dedizione sono più forti di tutto».