Storie di persone | 04 ottobre 2021, 15:03

Stefano Raimondi, l'acqua scelta e mai abbandonata

Stefano Raimondi, l'acqua scelta e mai abbandonata

Stefano Raimondi, classe 1998 di Soave, inizia a nuotare da piccolo, quando ancora frequenta la scuola elementare. Nel giugno del 2013 entra nella Nazionale Giovanile ma un incidente nell’agosto dello stesso anno, che compromette la gamba sinistra con lesioni permanenti, sembra interrompere la carriera agonistica.

A spalancarsi, invece, sono le porte della Nazionale Paralimpica Italiana e i risultati non si fanno attendere: è oro agli Europei di Dublino del ‘18, poi ai Mondiali di Londra, agli Europei di Funchal e alle Paralimpiadi di Tokyo, dove Raimondi conquista 7 medaglie. Una storia intensa di rinascita ma anche una bellissima storia di sport, che si conferma la miglior medicina per il corpo e per l’anima. 

Stefano, perché il nuoto?

Da quando l’ho provato la prima volta, alle elementari, non mi sono mai stancato di nuotare. Il nuoto è principalmente uno sport di singolo e in generale, fatta eccezione per la staffetta, quando disputi una gara tutto dipende da te. Certo, si è affiancati da un allenatore, ma il risultato viene dalla tua voglia di vincere. È una sfida costante con se stessi, che l’acqua permette di affrontare.  

È cambiato il suo rapporto con l’acqua dopo l’incidente?

A dire il vero dopo l’incidente non volevo tornare in acqua, sono stato spinto dai miei genitori. Mia mamma mi disse che avrei potuto smettere con il nuoto solo quando avessi raggiunto nuovamente il livello pre-incidente. Un anno dopo, nel 2014, ero sul terzo gradino del podio ai Campionati giovanili e da lì non mi sono mai fermato. All’acqua devo il mio recupero: lo sport è stato la miglior cura riabilitativa e mi ha permesso di tornare a camminare. 

In termini di risultati, invece, è cambiato qualcosa? 

Da quando ho iniziato a nuotare sono sempre riuscito a qualificarmi e ad andare a medaglia nelle competizioni giovanili. Un anno dopo l’incidente sono riuscito a salire sul podio e da lì ho mantenuto un piazzamento tra i primi cinque in Italia, in ambito giovanile, nonostante il deficit alla gamba. La Nazionale assoluta però era difficile da raggiungere: gli altri atleti erano più veloci di me di almeno 2 secondi. 

Quando arriva la possibilità di entrare nella Nazionale Paralimpica? 

Nel 2017, quando Marcello Rigamonti (attuale allenatore di Raimondi nella Verona Swimming Team, ndr) mi vide a Verona durante un collegiale regionale della FIN Veneto. Passate le visite necessarie, sono partito subito con loro per i Giochi del Mediterraneo, nel luglio 2018 a Tarragona, dove ho conquistato l’oro nei 100 stile libero, primo italiano a riuscire nell’impresa. 

Sempre nel 2018 arriva la grande prestazione agli Europei di Dublino. 

Sì, ad agosto dello stesso anno. Ho vinto tre medaglie d’oro: nei 100 rana e nelle staffette 4x100 stile libero e 4x100 mista; ho guadagnato il secondo posto nei 100 dorso e 100 stile, bronzo nei 100 farfalla, 400 stile e 50 stile. 

Il successo arriva anche ai Mondiali di Londra nel 2019 e agli Europei di Funchal nel maggio 2021, con medaglie d’oro nella rana e nello stile libero. C’è uno stile che preferisce?

Direi i 100 rana, con i quali ho sempre vinto l’oro, l’ultimo alle Paralimpiadi di Tokyo di quest’anno. Uno stile, però, che non nuoto molto durante l’anno, ma in cui vado forte solamente nelle fasi di scarico. A rana farò una gara all’anno, forse due. È lo stile delle grandi occasioni, per il resto del tempo mi concentro sugli altri stili. 

Cos’è stato Tokyo?

Senza dubbio l’esperienza più bella che abbia mai vissuto. Tralasciando per un attimo la gioia immensa data dalle medaglie e tutti i disagi legati alla pandemia, ho avuto la possibilità di vivere nella dimensione ideale per qualsiasi atleta, fatta solo di sport. Mi è sembrato quasi un altro mondo. 

Alle Paralimpiadi ha conquistato l’oro nei 100 rana, l’argento nei 100 delfino, 100 dorso, 200 misti e nella 4x100 stile, il bronzo nella 4x100 mista e nei 100 stile. Si aspettava questi risultati?

Sono andato a Tokyo per confermare il mio livello, il colore delle medaglie dei Mondiali e per cercare di vincere il più possibile. Le olimpiadi sono la massima manifestazione sportiva e il mio sogno era vincere un oro. Fino a quando non è arrivato ero teso, lo cercavo. Dopo averlo vinto mi sono liberato: da lì in avanti è stato divertimento puro ad ogni gara. 

Chi sono state le persone di riferimento in questi anni così intensi?

In primis i miei genitori, il mio vecchio allenatore con cui sono ancora in contatto, Giancarlo Scarmagnani, e Marcello Rigamonti, perché mi ha permesso di entrare nel mondo paralimpico. 

Quali sono i prossimi appuntamenti in calendario?

A dicembre disputerò i Campionati Italiani mentre il prossimo anno, nel giugno 2022, mi aspettano i Mondiali di Funchal. Al momento, però, mi godo le vacanze. 

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