Storie del territorio | 09 dicembre 2019, 16:38

Clìnto, il vino vietato

Clìnto, il vino vietato

Ci sono diverse leggende che ammantano di mistero il Clìnto. La più conosciuta riguarda la sua pericolosità nella consumazione tanto è vero che già negli anni Trenta ne era stata vietata la produzione in Italia. Pericolosità da imputare alle dosi eccessive di metanolo sprigionato e che poteva portare prima alla cecità e poi alla morte tra atroci dolori. Fu per questo che lo Stato fascista lo vietò: essendo il Clìnto considerato il “vino del contadino”, il suo consumo consistente nelle pianure (e non solo) italiche era diventato motivo di preoccupazione.

Anche l’Unione Europea ha vietato la produzione (se non per consumo personale) di questo vino che in Veneto viene chiamato anche “Grìnton”. In provincia di Verona questo ostacolo è stato aggirato. A Miega infatti, frazione di Veronella, al Clìnto hanno cambiato nome e al Crinto, ogni anno e in concomitanza con la festa della Madonna del Rosario, hanno dedicato una festa. Con semplicità hanno cambiato una lettera al nome del vino e gli hanno accostato il salado. La festa infatti è del “Crinto e del salado casalin”. In ottobre, l’anno prossimo, a Miega, vi aspettano. Cin, Cin.