Storie del territorio | 23 ottobre 2013, 17:00

Alcenago, non si ferma la franaaperte altre voragini

ALCENAGO - Non si ferma la frana di Alcenago. Dopo il continuo slittamento della SP12A che nell'aprile 2011 si ruppe per la prima volta, la scorsa notte gli abitanti di Sengie si sono svegliati senza corrente elettrica. Le cave sottostanti continuano a cedere, e di conseguenza il terreno della montagna collassa creando delle scene impressionanti.

Come risultato di questo continuo crollare, un'altra buona parte del monte è collassata aprendo dei nuovi crateri. «Abbiamo ipotizzato che questi nuovi tre crateri siano profondi circa 30 metri» ha spiegato il consigliere provinciale Adelino Brunelli, portavoce in prima linea della situazione di Alcenago, «ma non possiamo dirlo con esattezza, perché è pericoloso arrivare nei pressi delle voragini».

Ci si rende presto conto della gravità della situazione confrontando le immagini dei vari step di questo disastro. Le prime fotografie sono quelle scattate nell'immediatezza del primo evento franoso, nella primavera del 2011. Ecco uno di quegli scatti:

<center><img src="http://www.giornalepantheon.it/download/FranaAlcenago2011.JPG"></center>

Si vede chiaramente, qui, il punto dove crollò il primo pezzo di monte. La strada, pur con le prime spaccature, era completamente integra, niente se non una piccola porzione era precipitato a valle.

Molto diversa la situazione che le nostre telecamere ripresero invece nel maggio 2012. In quel caso, il consigliere provinciale Brunelli, residente proprio alle Sengie, aveva guidato una piccola commissione provinciale in sopralluogo al sito, per lanciare l'allarme e tornare a ricordare l'urgenza di prendere delle decisioni. In quel caso (come mostra il video qui sotto) la situazione era peggiorata rispetto a 12 mesi prima.

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Grazie ad una piccola inchiesta video, riuscimmo a riprendere l'enorme voragine venutasi a creare poco sotto la SP12A, di oltre 30 metri, dove era completamente collassata la volta della cava. Una scena davvero impressionante. In quell'occasione si prospettarono dei possibili interventi di messa in sicurezza, ma erano tutte operazioni costose per cui non erano disponibili i fondi necessari.

Oggi, 24 ottobre 2013, la situazione è ancora più drammatica. Si sono aperte altre voragini che precipitano per molte decine di metri fino nel cuore della montagna, dentro alle cave. Nel frattempo, anche la strada che da Coda accede in cava, poco sotto la SP12A, si è sfaldata, completamente divelta dalla mancanza di appoggio sottostante. La stessa SP12A, nel punto in cui vennero ravvisati i primi scivolamenti, è quasi scomparsa, completamente portata a valle dalla forza della montagna.

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«Siamo rimasti senza luce per molte ore, dalle quattro del mattino fino alla sera successiva (23 ottobre, ndr)» ha sottolineato Brunelli. «La situazione è grave, la frazione di Sengie rischia di restare isolata completamente se dovesse collassare anche la strada di emergenza che al momento ci collega con il fondovalle. È difficile intuire una fine di questo disagio. I fenomeni franosi continueranno, questo è certo, perché la cava sottostante è sempre più instabile e i pilastri di sostegno stanno cedendo uno dopo l'altro. Potrebbero volerci decenni. Noi siamo dei profani, non abbiamo conoscenze tecniche, ma le tante persone che abitano queste zone hanno lavorato per anni nelle cave, e hanno avanzato delle ipotesi: riempire le cave o farle saltare completamente permetterebbe di velocizzare il processo di collasso e rendersi conto quindi delle possibilità di intervento per ripristinare questa zona».

Matteo Bellamoli