Storie del territorio | 29 dicembre 2016, 15:01

Alla scoperta del sito Neolitico della Valpantena

Alla scoperta del sito Neolitico della Valpantena

Sul sito Neolitico di Campagne di Lugo, è ritornata l’Università di Trento per un progetto di sperimentazione del Laboratorio "B. Bagolini". Lo scopo: verificare l’uso di antiche strutture di combustione per la cottura delle ceramiche antiche rinvenute sul sito stesso.

LE RICERCHE. Gli interventi di scavo, a Campagne di Lugo (Grezzana-VR), sono iniziati da Luciano Salzani della Soprintendenza ai Beni Archeologici del Veneto (1991) e continuati, dal 1996, in collaborazione con la prof.ssa Annaluisa Pedrotti, docente di Preistoria del Dipartimento di Scienze Filologiche e Storiche dell'Università di Trento, fino al 2006. Quest’anno la dottoranda in Beni Culturali, Annalisa Costa,  sempre dell’Università di Trento, collaboratrice della prof.ssa Annaluisa Pedrotti, con il dott. Fabio Cavulli (Laboratorio “B. Bagolini”) e alcuni studenti di Ferrara è tornata sul sito per una serie sperimentazioni, rese possibili grazie alla disponibilità del proprietario del terreno, Giandomenico Scala e alla collaborazione di Franco Bertoldi.

LE ATTIVITÁ SPERIMENTALI. Durante gli scavi del 2003/2004, vennero alla luce strutture di combustione in fossa, quasi tutte circolari (o leggermente ellissoidali), profonde circa 50 cm,  con evidenti tracce dell’uso del fuoco: probabilmente usate per la cottura della ceramica. Quindi il gruppo di lavoro del Laboratorio “B. Bagolini”, le scorse settimane, sul sito di Campagne di Lugo, ha scavato tre buche circolari ed effettuato la cottura di ceramiche, monitorando le temperature,  osservando le tracce formatesi sul terreno, per confrontarle con quelle trovate durante gli scavi precedenti. Ciò per capire come sono state usate e che funzione avevano: cuocere ceramica - che è un'ipotesi - o altro? Ovviamente, serviranno altri approfondimenti.

GLI INSEDIAMENTI. La più antica frequentazione, in località Campagne, è attribuita alla cultura di Fiorano (dal sito Fiorano Modenese) che si sviluppa tra il 5300 e il 4900 a. C.. Tuttavia, tra il 4900-4700 a. C., sono attestati contatti con i gruppi della «cultura dei vasi a bocca quadrata», molto diffusa in Veneto. La presenza dei resti attribuiti ad una palizzata lignea a difesa dell’abitato, fa pensare ad un’occupazione del villaggio permanente di gruppi che lavoravano la selce, vicino alle aree di affioramento e la ceramica. La seconda fase di frequentazione sembrerebbe sporadica. Nel Neolitico, con il passaggio a modi di vita stanziali, il sistema produttivo è cambiato. A Lugo i dati archeobotanici indicano un’agricoltura basata sulla coltivazione di orzo, farro, frumenti nudi, quelli archeozoologici riflettono un’economia basata sull’allevamento di bovini, capre, pecore e suini (Pedrotti et al 2015).

I REPERTI. Importanti le strutture rinvenute su questo sito: concentrazioni di buche di palo (forse una palizzata lignea), un complesso di focolari, un fossato e aree dove si lavorava selce e  ceramica.  L'industria litica è costituita soprattutto da selce “sudalpina” affiorante sui Monti Lessini (Bagolini &  Pedrotti, 1998). Si tratta di selce di ottima qualità, pregiata e oggetto di scambio tra le popolazioni del Neolitico antico dell’Italia settentrionale. Gli strumenti usati per la lavorazione erano i bulini ad incavi e stacco laterale (Bulini di Ripabianca), grattatoi frontali a muso, romboidi, troncature, perforatori e denticolati. La maggior parte dei prodotti di scheggiatura erano ottenuti con la tecnica a pressione (Battisti, 2000). La pietra levigata era di piccole e medie dimensioni. Nel Neolitico si diffuse anche la ceramica. Così, anche a Campagne di Lugo, furono rinvenuti boccali carenati, decorati con motivi ottenuti ad incisione ed impressione, scodelle troncoconiche aperte (con piccola ansa sopraelevata all'orlo), con decorazioni interne e orci ornati con cordoni plastici. Una classe di ceramica, definita figulina che, sulla base di recenti analisi, è stata considerata di produzione locale (Fermo et al 2013).