Storie del territorio | 15 febbraio 2014, 09:59

Bitcoin, la moneta del futuro

Bitcoin, la moneta del futuro

È un'idea figlia della crisi iniziata nel 2008, forse una delle idee vincenti di questo periodo storico. Per molti troppo complessa, per altri innegabile futuro dell'economia. Si chiama Bitcoin, ma potete chiamarla anche moneta digitale.

Per capire la portata di ciò di cui stiamo parlando è meglio partire dal valore attuale del Bitcoin: 882,00$ al momento della stesura di questo articolo, dopo un massimo raggiunto a novembre 2013 di 1207,00$. Ovviamente stiamo parlando di un tipo di moneta altamente volatile che molti già additano come fonte di guadagno illegale o bolla speculativa destinata ad esplodere. L’intento con cui questa moneta è stata creata è però tutt’altro che truffaldino: donare al mondo una moneta de-regolamentata e de-centralizzata (nello stesso modo in cui i file vengono condivisi in rete in modalità peer-to-peer, ovvero liberamente visualizzabili da tutti, come per Youtube, ndr), lontana da meccanismi di controllo e fabbricazione come quelli attuati dalla Federal Reserve (FED) o dalla Banca Centrale Europea (BCE). Una moneta sicura e alla portata di tutti.

Prima del 2008 il limite era rappresentato dal problema della spesa doppia (double spending), ovvero dal fatto che, se qualcuno possiede della moneta digitale, esiste la possibilità che la replichi per possederne altra. La moneta reale funziona proprio grazie alla presenza di istituti di credito che confermano la veridicità ed unicità di una banconota rispetto ad un’altra. Senza questa fiducia, nessuno avrebbe mai pensato di usare moneta digitale.

Le cose cambiarono quando Satoshi Nakamoto inventò Bitcoin nell’agosto del 2008, insieme al concetto di Block Chain, letteralmente una catena di blocchi di transazioni pubbliche, dove ognuna di queste transazioni viene confermata da una rete decentralizata di computer.

Ma chi è Satoshi Nakamoto?

Si sa per certo che si tratta di uno pseudonimo, molto probabilmente una persona o un gruppo di persone di origini giapponesi. Alcuni pensano si tratti di un matematico brillante e recluso, molto versato in materia di crittografia, mentre altri sostengono che l’ultimo suo contributo in fatto di programmazione risalga alla metà del 2010, quando le redini come sviluppatore capo passarono a Gavin Andresen. L’unico fatto certo è che non sappiamo chi sia realmente l’inventore dei Bitcoin.

Come funziona questa moneta?

Figurativamente i Bitcoin sono dislocati in una catena di blocchi che hanno un inizio e una fine (il numero massimo di Bitcoin realizzabili si attesta sui 21milioni). Questa catena è pubblica, ma bisogna effettuarne il download (scaricarla sul proprio pc) per gestirla e disporre delle chiavi crittografiche per effettuare transazioni. Ogni blocco di questa catena è costituito da operazioni matematiche da risolvere per poi essere redistribuite tra le macchine di calcolo che hanno partecipato al processo. L’intero meccanismo è pensato in modo tale che sia sempre più difficile liberare i blocchi man mano che ci si avvicina alla fine. Inizialmente i bitcoin liberati dalla risoluzione di un blocco erano 50, oggi sono la metà.

Per ottenere Bitcoin bisogna innanzitutto aprire un portafoglio virtuale (wallet) in cui depositare la moneta virtuale (il più famoso è MtGox).

I Bitcoin possono essere poi acquistati o “minati” (dall’infinito inglese to mine, proprio come nel gergo dei primi pionieri dell’oro). Si può decidere di utilizzare una macchina dedicata oppure ci si può inserire all’interno di un gruppo (pool) di altri minatori per risolvere insieme un nuovo blocco.

Nonostante qualche problema di sicurezza iniziale, il Bitcoin riesce ad affermarsi come moneta digitale sicura e credibile, escluso il fatto che, grazie all’anonimato delle transazioni, i suoi inizi sono legati a traffici illegali di armi e droga leggera, attraverso siti come Silk Road (chiuso a ottobre 2013) e similari raggiungibili tramite Tor (sistema di comunicazione anonima).

Per quanto non vi sia ancora una vera e propria regolamentazione, la sicurezza nelle transazioni, l’attuale valore e il crescente interesse da parte di players importanti sta rendendo questo sistema di pagamento sempre più utilizzato e ha aperto la strada a nuovi imitatori.

Qualunque sia il giudizio degli istituti di credito è quindi innegabile che una nuova moneta sia nata e che questa magia, come molte altre innovazioni contemporanee, sia nata dalla rete.