Storie del territorio | 31 agosto 2017, 15:39

Confartigianato dice no all'obbligo dei POS: "Troppi costi"

Confartigianato dice no all'obbligo dei POS: "Troppi costi"

I presidenti di Confartigianato Verona e Veneto, contrari all'obbligatorietà del POS per artigiani, commercianti e liberi professionisti

“Non è ammissibile obbligare per legge artigiani, commercianti e liberi professionisti a ‘regalare’ milioni di euro alle banche!”. Andrea Bissoli, Presidente di Confartigianato Verona, alza la voce a nome delle migliaia di artigiani che rappresenta, alla notizia apparsa sui quotidiani che sarebbe in dirittura di arrivo il decreto che "punirà" chi non si è adeguato all'obbligo di avere il Pos disponibile per i pagamenti elettronici da parte della clientela.

“Il problema – chiarisce Bissoli – non lo identifichiamo nel fatto in sé, ma nelle conseguenze che esso avrà: non siamo contrari ad offrire i pagamenti elettronici, ma il problema restano le commissioni bancarie. Per alcuni settori merceologici i ricarichi sono talmente bassi che l'incidenza di uno o due punti percentuali sul transato significa rinunciare al profitto. Ed è per questo che la nostra maggiore perplessità non è tanto il necessario adeguamento tecnologico che un simile provvedimento richiede, quanto piuttosto i costi bancari legati al mantenimento e all’utilizzo, o inutilizzo, dello strumento”.

bissolia

Confartigianato, da anni, solleva obiezioni fondate, ripetutamente espresse sulle modalità di applicazione del provvedimento, sia intervenendo sui Ministeri dello Sviluppo Economico e dell'Economia e delle Finanze, sia in sede di audizione parlamentare, anche nell’ambito di RETE Imprese Italia. Così com’è regolamentato, infatti, l’obbligo di accettare pagamenti elettronici comporta, per le imprese ma anche per i cittadini, un considerevole aggravio di costi, soprattutto per quei soggetti economici dal volume di fatturato molto basso o la cui attività prevede margini di redditività molto ridotti.

Ci sono alcune categorie di imprese – continua il Presidente di Confartigianato Verona - per le quali il costo aggiuntivo delle transazioni elettroniche annulla, di fatto, il guadagno dell’operatore, fino ad arrivare addirittura, in alcuni casi, a causare una perdita economica”.

La Legge di Stabilità 2016 aveva stabilito che, a mezzo decreto, sarebbero stati fissati i tetti delle commissioni da applicare ai pagamenti elettronici, commisurandoli ai servizi effettivamente erogati. Sempre con tali decreti poi, sarebbe anche stata fatta chiarezza sulle sanzioni applicabili in caso di mancato rispetto della regola.

Invece nulla di tutto ciò è accaduto. Il fatto che il Governo torni a parlare, dettando termini e cifre, solo delle sanzioni da comminare – aggiunge Agostino Bonomo, Presidente di Confartigianato Veneto -, e non faccia altrettanto sui costi dei servizi bancari, non può essere derubricato come una mera svista. Soprattutto se la mettiamo in correlazione con una seconda circostanza anomala: e precisamente in fatto che la recente entrata in vigore del Ddl Concorrenza ha fatto slittare la possibilità di comparare gli indicatori di costo annuo dei servizi bancari al 2018. Infatti, la Legge annuale sulla concorrenza, all’articolo 39, rimanda a febbraio il nodo sulla confrontabilità delle condizioni di c/c attraverso un motore di ricerca ufficiale online. Vogliamo aggiungere che, a partire dai mesi estivi del 2017, i costi dei conti correnti per le famiglie sono aumentati di circa il 4% in media e del 23% negli ultimi 4 anni? Insomma, il rischio che anche per gli stessi consumatori questo provvedimento si trasformi in un ulteriore aggravio di spesa è dietro l’angolo. Pertanto, ben venga la lotta all’evasione, ma se lo strumento con cui realizzarla deve essere quello dell’obbligo di POS e carte di credito, allora è doveroso ottenere subito chiarezza anche sulle tariffe applicate dagli istituti di credito per l’offerta del servizio. Servizio il cui prezzo non potrà ricadere esclusivamente sulle spalle delle partite IVA e per il quale il Governo è giusto che preveda la gratuità o, quantomeno, un rimborso sotto forma di credito d’imposta”.