Storie del territorio | 29 dicembre 2016, 09:26

Ghost Hunters: gli investigatori del paranormale

Ghost Hunters: gli investigatori del paranormale

Verità nascoste, verità soprannaturali. Tutto ciò che non si può intendere, penetrare o spiegare chiaramente è diventato un po' il mestiere di Stefano Facci e Antonella Giselli, tra i fondatori di Ghost hunters Verona, un'associazione che manda avanti indagini sui fenomeni inspiegabili che sembrano avvenire anche sul suolo scaligero.

Cos'è il mistero? Un mondo, forse, irraggiungibile dai nostri schemi mentali e dalle leggi scientifiche. Ma che è parte di un bisogno ancestrale dell’uomo di interrogarsi sul senso della vita. «Un bisogno collegato agli stessi meccanismi di sopravvivenza del nostro sistema nervoso», come lo definisce Piero Angela, insieme ad altri studiosi, fondatore del C.I.C.A.P., Il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze.

Conoscere l'ignoto, dunque. Ricercare il perché di sensazioni inspiegabili, di rumori strani, di eventi misteriosi. Questo è ciò che ha portato Stefano Facci a riunire un gruppo di persone con la volontà di cercare risposte. «Tre anni fa, dopo avere vissuto una certa esperienza, ho deciso di pubblicare un annuncio per trovare persone che mi aiutassero a capire». L’incontro con Antonella Giselli fu senz’altro il tassello indispensabile per portare avanti l’iniziativa. Difficile e tortuosa, se si pensa che quello del mistero, del paranormale, è un mondo dove passa di tutto. «Spesso la mancanza di certezze scientifiche lascia spazi aperti a opinioni di ogni genere, più o meno credibili, basate solo su esperienze». Le teorie su questi argomenti sono innumerevoli. A ciò si aggiunge il venire meno della credenza religiosa, che porta molti a cercare il trascendente ovunque. Oggi improvvisamente tutti hanno avuto esperienze legate al soprannaturale: tutti sono Ghost Hunters. Mode alimentate ancor più dai mass media, che da soli trasformano molti eventi in notizie sensazionalistiche. E il tutto si complica.

Per questo motivo Stefano e Antonella hanno visto passare dal loro team tante persone. Da quello più fanatico, a quello che vuole approfittarne per fare business. Loro invece, fedeli alla loro originale intenzione, sono cresciuti cercando il confronto e dotandosi di strumenti sempre più sofisticati, per puntare alla scientificità. Ad avere prove materiali, visive e uditive di quello che cercano. Registratori, telecamere a infrarosso, macchine fotografiche modificate. E poi le ore di ascolto, per rilevare quanto registrato.

«C’è chi ha un udito più affinato e riesce a captare anche frequenze molto basse», con le quali comunicano le presenze. Chi invece si occupa principalmente della rilevazione sul campo, oppure dell’indagine storica sul luogo investigato. «Più è vecchio e vissuto più è facile trovarvi certe energie», ci spiegano.

Ma di cosa si tratta in fondo? «Ci sono energie che rimangono imprigionate in un luogo», dice Antonella. Possono essere energie residuali, dove si assiste a scene che si ripetono continuamente, come un loop. «È come essere di fronte a un film», puntualizza Stefano. «Oppure energie intelligenti», quelle cioè che rispondono alle domande. Risposte che non svelano però il motivo della presenza di quell’energia in una determinata zona.

Non sono in tanti quelli che si rivolgono ai Ghost Hunters. «In Italia l’argomento è ancora tabù, a differenza di altri paesi». La paura dell’ignoto è la prima causa. Alla quale si aggiunge una tradizione cristiana che limita la conoscenza in questo settore.

Spesso quindi sono loro stessi che, venendo a conoscenza di alcune leggende, si propongono per svolgere l’indagine, per esempio in un castello. Una volta contattati prima si accertano, con un sopralluogo, che non ci siano interferenze reali, come la presenza di un elettromagnetismo, e che l’eventuale rumore non sia provocato da “motivi razionali”. Una volta esclusi, si passa all’indagine vera e propria, che è svolta di notte, quando i disturbi esterni diminuiscono e la registrazione audio, così come la fotografia al buio, risultano più efficienti.

«La nostra è prima di tutto passione», conclude Antonella. «Non c’è alcuna intenzione di fantasticare o inventare qualcosa che possa fare notizia». Quella dei Ghost hunters Verona è dunque una ricerca mossa dalla curiosità, con la consapevolezza che «non si finirà mai di comprendere».