Storie del territorio | 17 novembre 2013, 12:44

Ho visto un altro mondo!

Ho visto un altro mondo!

Alessandro Bordini, giovane ragazzo non vedente

originario di Verona, ci racconta com’è vedere il mondo non con gli occhi ma

con il cuore, in un viaggio guidato dall’altruismo, dalla solidarietà e dalla

fiducia verso l’altro.

Quando vieni

a sapere che il prossimo intervistato è un ragazzo attualmente impegnato nel

giro del mondo la curiosità sorge spontanea. Quando ti dicono che Alessandro,

il ragazzo in questione, sta viaggiando da solo e per di più è non vedente, hai

la certezza che quella che stai per sentire non sarà una storia ordinaria.

Alessandro

Bordini, originario di Nogara, ma attualmente cittadino del mondo, è

straripante di vitalità, ironia ed entusiasmo. In seguito ad un grave incidente

in paracadute ha perso la vista, ma ha acquistato molte altre cose. Il 2 aprile

scorso è partito per intraprendere un viaggio che toccasse i cinque continenti

e li unisse attraverso un sentiero di luce, come lo definisce lui. È così che

ha avuto inizio il progetto di Light the Planet (letteralmente “illumina il

pianeta”, ndr), un viaggio guidato dalla fiducia verso il prossimo, dalla

volontà e dalla certezza che fidarsi e affidarsi all’altro è possibile, anche

oggi.

Abbiamo

intercettato Alessandro mentre si trovava in Iran, tramite cellulare e non

Facebook perché questo ed altri social network sono sotto censura in quelle

zone. «In questo momento mi trovo nella parte sud di Teheran» spiega

Alessandro, «ma ho appena acquistato un biglietto per Istambul dove ho

intenzione di ritornare per qualche giorno, prima di proseguire, si spera,

verso Bombay, e poi da lì viaggiare alla scoperta degli altri tre continenti

che mancano all’appello. Per ora, comunque, preferisco andarmene da Teheran e

passare qualche giorno in un posto meno imbavagliato». Come sottolinea

Alessandro, infatti, in Iran è illegale accedere ai più comuni social network,

fare uso di alcolici o frequentare donne.

«La cosa che

mi ha colpito di più è che molta gente con cui sono riuscito a dialogare qui è

contraria a tutto ciò, detesta gli estremismi. Gli iraniani sono persone

estremamente cordiali e disponibili». E proprio cordialità e disponibilità

sembrano essere le costanti dei tanti incontri fatti durante questo viaggio: da

Mohammed, la prima mano tesa ad aiutare Alessandro, quando partì dalla vicina

Bergamo ormai sette mesi fa, a Belen, allegra signora incontrata a Madrid, fino

ad Ayub, giovane sudanese incontrato a Khartoum.

«Nelle prime

tappe del mio viaggio ho sempre cercato i miei contatti prima dell’arrivo in

una determinata città, pur spostandomi sempre da solo. Ora invece mi affido

completamente al caso e alla gente che incontro e proprio per questo sono

doppiamente soddisfatto, perché sto seguendo in tutto e per tutto lo spirito

del progetto».

In un’epoca

che sembra governata dalla diffidenza verso gli altri, anche tra vicini di

casa, fidarsi e affidarsi totalmente agli altri, per di più in Paesi stranieri,

ha davvero qualcosa di rivoluzionario.

«Certo,

piccoli episodi poco felici sono capitati, ma il bilancio è ampiamente

positivo. Mi sono fatto questa idea: credo che la gente verso il nuovo, lo

straniero, si lasci andare, specialmente se probabilmente innocuo come nel mio

caso. Chi mai potrebbe temere una qualche forma di aggressione da parte di un

ragazzo cieco, sperduto e sorridente? Nel mio caso, si sta rivelando davvero

una formula vincente!».

Ma se questi

sono i vantaggi dell’essere cieco, che Alessandro svela con la sua consueta e

contagiosa ironia, quello che viene da chiedersi è: quali sono le difficoltà e

gli inconvenienti che sicuramente si nascondono in un progetto così coraggioso?

«Sono

convinto che molte cose affascinanti mi sfuggano» conclude, «ma sono anche

convinto che in natura esista una sorta di equilibrio e che tutta la bellezza

che non posso carpire con lo sguardo mi arrivi sotto altra forma. Quello che mi

sta succedendo ne è la prova. È tempo di smettere di piangere per ciò che

pensiamo di non avere, pensando solo alle nostre mancanze: in questo modo non

saremo mai felici. Cambiando prospettiva da cui osservare noi stessi e la

nostra vita essere felici può risultare semplicissimo!».