Storie del territorio | 14 febbraio 2014, 10:43

Il coworking si fa spazio

Il coworking si fa spazio

La condivisione di uno spazio di lavoro è diventata oggi un'opportunità senza precedenti: non significa solo abbattere i costi d'affitto ma anche mettere a disposizione di tutti gli “inquilini” le competenze e le relazioni di ognuno, in uno scambio reciproco e virtuoso. È questo valore aggiunto che sta alla base del coworking, esperienza ormai largamente diffusa anche a in città.

Divide et impera si diceva nell'antica Roma, e 18 secoli sono trascorsi senza evidenti apporti innovativi. Poi è arrivata la crisi, e da dividere non è rimasto più niente. Improvvisamente, la pratica individualistica si è rivelata un fallimento il cui risvolto più tragico è il conto, lasciato da pagare alle fasce più giovani della popolazione. In Italia, negli ultimi anni si è verificato un boom di lavoratori autonomi e freelance d'età compresa tra i 25 e i 35 anni.

Accanto a chi riesce a vivere del proprio impiego, però, c'è uno stuolo di professionisti che si ritrova a combattere quotidianamente per restare in piedi, tra imposte e burocrazia. E non è nemmeno detto che, chi commissioni un lavoro ad un freelance, sia poi disposto a pagare per l'effettivo valore del servizio reso, rivendicando ragioni che possono andare dalla giovane età (leggi: poca esperienza) alla natura del cosiddetto “mestiere creativo”.

Nel vortice di questo circolo vizioso, la sopravvivenza del lavoro autonomo può venire facilitata dal coworking. Una soluzione che porta svariati vantaggi, a partire da quelli economici. Si tratta infatti di condividere uno spazio, cioè dividere costo d'affitto e spese fisse di locali adibiti ad uffici o postazioni di lavoro, esattamente come fanno gli studenti fuori sede con abitazioni, stanze e posti letto. Il concetto nasce spinto da questa necessità, ma se finisse qui sarebbe riduttivo parlarne. L'idea di condivisione riporta altri significati, che poco hanno a che fare con il denaro e molto, invece, con l’avere obiettivi comuni. Non necessariamente la professione, ma sicuramente una visione della vita che implichi l'impegno verso l’autorealizzazione, affidandosi alle proprie competenze, ma anche a quell'intelligenza collettiva che scaturisce da esperienze diverse, come quelle di chi occupa la scrivania accanto. E allora la sensazione è che questa crisi qualcosa di buono ce lo stia regalando. Ce lo dimostrano Ginevra, Valentina e le ragazze di Thimonnier, o Alberto e Cristina, con il Cooffice di San Bonifacio.

Artigianalità al femminile da Thimonnier.

In una stretta traversa della trafficata Corso Milano si nasconde questo laboratorio creativo, una ex tipografia che è oggi ufficio, sala conferenze, atelier o location per eventi. Tutto questo è Thimonnier, un luogo polifunzionale pensato per adattarsi alle esigenze professionali di cinque ragazze veronesi. Ginevra Gadioli, fondatrice di Diplomart, cura workshop ed iniziative culturali invitando artisti da tutto il mondo, allo scopo di fare incontrare culture differenti attraverso le arti. Beatrice Olocco e Giovanna Ambroggi fanno invece parte di Up-Plomb, associazione che organizza corsi di sartoria per tutte le età, in uno spazio-atelier che è il fulcro artigianale di Thimonnier. Simona Penna è titolare di Grafiche San Massimo, proprietaria dell’ ex tipografia, da affittuaria è poi diventata una co-worker del gruppo a tutti gli effetti. Ultimo acquisto in ordine temporale è Valentina Da Col, wedding planner ed organizzatrice di eventi. In questo luogo condividono spese, ma soprattutto idee e collaborazioni, e sono aperte a qualsiasi proposta che si leghi all'arte, alla comunicazione e a quel concetto di “fatto a mano” a cui si ispirano tutte le loro professioni. Il prossimo evento in programma sarà un workshop sul food blogging: come aprire un blog a tema food&design, ma in cantiere c’è anche un progetto più ambizioso, che coinvolgerà l'intera comunità femminile di Verona: riproporre gli abiti di diverse culture presenti nella nostra città, in una versione rivista dal lavoro sartoriale. All'occasione, questo luogo diventa anche un locale, per due domeniche di febbraio, per esempio, ospiterà serate di musica elettronica. L’affitto di una postazione va dai 200 Euro (mensile occasionale) ai 15 euro (giornaliero lavorativo) comprensivi di spazio scrivania, spese, wifi, tessera associativa Thimonnier, caffè e scontistica sul servizio di copisteria. Un'ultima curiosità: il nome. Viene da Barthélemy Thimonnier, l’inventore della macchina da cucire, ma la parola richiama alla mente, non a caso, il timone, lo strumento che serve a dare la giusta rotta verso il percorso che si vuole intraprendere.

Cooffice: l'ufficio low cost.

Alberto Ferrarese e Cristina Martini sono le anime del primo coworking di Verona nato dalla loro tenacia ma anche dalla disponibilità del Comune in cui vivono, San Bonifacio. È infatti questo il primo caso in un cui un'amministrazione comunale dimostra di comprendere le esigenze dei giovani freelance che vi risiedono, concedendo i locali in cui, dalla scorsa estate, ha sede Cooffice. Alberto è biotecnologo ad agronomo, socio fondatore di Bio Soil Expert, azienda che si occupa di prevenzione e controllo del dissesto idrogeologico, Cristina è un'esperta di comunicazione, ricercatrice del Centro Studi Interculturali dell'Università di Verona. Per loro non era possibile lavorare da casa, troppe distrazioni e poche possibilità di concentrazione. Ma c’era anche qualcos'altro. Era il fatto di non potersi dire: «Oggi mi alzo e vado in ufficio lavorare». Nella netta distinzione tra “casa” e “ufficio” c’è la legittimazione di un impegno professionale uguale, se non superiore, a quello di un dipendente tradizionale. Anche “Cooffice” è un nome con significati plurimi: vuol dire condivisione, nel senso economico, cooperazione, nell'offrire o richiedere consigli e aiuti professionali laddove si è più o meno esperti, e anche caffè, come pausa, relazione personale, scambio informale. La politica vincente di questo spazio, che oggi conta 13 freelance, è quella di tenere i prezzi bassi. Per entrare a far parte del coworking ci si può iscrivere al costo di 8 Euro, cifra che dà diritto alla tessera annuale, all'assegnazione di una password personale per accedere alla rete wi-fi e ad una chiave per entrare e uscire in autonomia. Il costo di un'abbonamento mensile full-time è di 30 Euro, mensile part-time (o 15 giorni) 20 Euro e giornaliero 2 Euro, ed è comprensivo di postazione di lavoro, proiettore, stampante e fotocopiatrice. A disposizione dei freelance c'è anche una sala riunioni per ricevere clienti, e una saletta conferenze dove già sono stati ospitati eventi e workshop, come quelli organizzati dall’associazione Cape Canaveral.